Quando vai in un negozio a comprarti un vestito nuovo, invece di scegliere il migliore, prendine uno che costa meno e dona ciò che hai risparmiato: questo è il consiglio che diede Madre Teresa a un uomo pronto a rinunciare a tutto pur di aiutare gli altri. La santa di Calcutta è colei che più di ogni altro ha ridefinito il concetto di amore per il prossimo come un impegno quotidiano, declinato nelle forme semplici di una dedizione costante e tenace, lontana dall'ostentazione e dall'urgenza dell'impulso. Questo intendeva dicendo che il Vangelo sono le nostre cinque dita: mani attive che si adoperano in soccorso di chi ha bisogno perché riconoscono in lui l'immagine di Cristo in Terra. Ma anche mani giunte in preghiera che trovano nel fervore della meditazione la strada per avvicinarsi a Dio e reclamare con umiltà la Sua presenza al nostro fianco. Oltre alla testimonianza concreta dell'opera missionaria, Madre Teresa ha lasciato un ricco patrimonio di testi, illuminati dalla grazia della semplicità. Padre Brian Kolodiejchuk. postillatore della causa di canonizzazione, ha raccolto e riordinato quelli sul tema dell'amore, arricchendoli con episodi e aneddoti che tratteggiano una vita consumata nella pienezza della fede. Emerge l'autenticità di una vocazione non descritta in senso teorico, ma messa ogni giorno alla prova a contatto con i poveri, i moribondi, gli ammalati e i tanti - credenti di ogni religione o atei - che in lei hanno riconosciuto un faro di umanità.
Il peccato è non sapere amare.
Nelle parole di una santa che ha provato a essere anzitutto madre per chiunque le abbia chiesto aiuto, una via per riscoprire l’amore per noi stessi e per il prossimo.
La prima raccolta di meditazioni e scritti inediti di Madre Teresa dopo il bestseller internazionale Sii la Mia luce.
Quando vai in un negozio a comprarti un vestito nuovo, invece di scegliere il migliore, prendine uno che costa meno e dona ciò che hai risparmiato: questo è il consiglio che diede Madre Teresa a un uomo pronto a rinunciare a tutto pur di aiutare gli altri. La santa di Calcutta è colei che più di ogni altro ha ridefinito il concetto di amore per il prossimo come un impegno quotidiano, declinato nelle forme semplici di una dedizione costante e tenace, lontana dall’ostentazione e dall’urgenza dell’impulso. Questo intendeva dicendo che il Vangelo sono le nostre cinque dita: mani attive che si adoperano in soccorso di chi ha bisogno perché riconoscono in lui l’immagine di Cristo in Terra. Ma anche mani giunte in preghiera che trovano nel fervore della meditazione la strada per avvicinarsi a Dio e reclamare con umiltà la Sua presenza al nostro fianco.
Oltre alla testimonianza concreta dell’opera missionaria, Madre Teresa ha lasciato un ricco patrimonio di testi, illuminati dalla grazia della semplicità. Padre Brian Kolodiejchuk, postulatore della causa di canonizzazione, ha raccolto e riordinato quelli sul tema dell’amore, arricchendoli con episodi e aneddoti che tratteggiano una vita consumata nella pienezza della fede. Emerge l’autenticità di una vocazione non descritta in senso teorico, ma messa ogni giorno alla prova a contatto con i poveri, i moribondi, gli ammalati e i tanti — credenti di ogni religione o atei — che in lei hanno riconosciuto un faro di umanità. In questo diario dell’anima, la riflessione maturata nel mondo si apre a tutte le facce dell’amore — dalla famiglia alla maternità, dal lavoro alla solitudine, dal peccato alla redenzione — seguendo un intenso percorso spirituale che ha eletto come propria missione “dare, dare sino a soffrire”.
Madre Teresa di Calcutta (nome di battesimo Agnese Gonxha), figlia di un droghiere albanese, è nata nel 1910 nella cittadina macedone di Skopje, tuttavia - ella scrive - «mi sento indiana fin nel più profondo dell’anima». Ha fondato le Missionarie della Carità, le quali dall’India si sono ormai diffuse in tutto il mondo. Come Madre Teresa, vestono un sari bordato d’azzurro e calzano sandali. Vivono povere tra i poveri, tra i malati, tra i moribondi. Nel 1979 ha ricevuto il Premio Nobel per la pace, per la sua dedizione ai poveri. È morta a Calcutta nel 1997.
Nel suo libro scrive: «Alcune persone vennero a trovarmi a Calcutta e, prima di partire, mi pregarono:
- Ci dica qualcosa che ci aiuti a vivere meglio.
E io dissi loro:
- Sorridete gli uni agli altri: sorridete a vostra moglie, a vostro marito, ai vostri figli, sorridetevi a vicenda; poco importa chi sia quello a cui sorridete; e questo vi aiuterà a crescere nell’amore reciproco.
Allora uno di quelli mi domandò:
- Lei è sposata?
- Sì - risposi - e qualche volta trovo difficile sorridere a Lui!
Ed è vero. Anche Gesù può essere molto esigente, ed è proprio quando egli è così esigente che è molto bello rispondergli con un gran sorriso».