L'analisi fenomenologica della complessità e della specificità del mondo affettivo umano e del suo influsso sull'agire della persona guida l'autore di questo saggio ad una conclusione ponderata: il rapporto fra sentimento e razionalità non solo possiede una necessità ontica, ma è necessario anche a livello esistenziale, in cui la persona raggiunge un maggior o minor grado di unità attraverso le sue scelte e le sue azioni.
Se analizziamo la posizione dell'uomo nel Cosmo osserviamo che il modo di abitare la Terra e di essere in relazione con le altre realtà manifesta una trascendenza non solo nei confronti del proprio pianeta, ma anche dell'intero Universo. C'è bisogno, di un'analisi dell'uomo sia nella sua struttura materiale, organica e vivente, sia nelle sue relazioni con le altre realtà. Attraverso l'analisi dell'uomo, questo saggio tenta dunque non soltanto di confrontare le proprietà dei diversi esseri nel mondo, in modo particolare i viventi, ma soprattutto di stabilire qual è l'essenza dell'esistenza umana.
Il saggio è una riflessione sul pensiero di Cartesio che cerca di mostrare l'attualità della filosofia cartesiana mediante il confronto con il pensiero contemporaneo, abbinando Cartesio ad una serie di pensatori postmoderni, come Lyotard, Foucault, Derrida, Rorty, Vattimo. Il post con cui vengono denominati tali autori non va inteso in senso puramente cronologico, quanto piuttosto in un senso dialettico-hegeliano, poiché la postmoderni nega la modernità senza però abbandonare l'atteggiamento iniziale, che in questo saggio è denominato d'insicurezza esistenziale. L'individuazione di questo nucleo comune della modernità e della postmoderni permette all'Autore un'analisi delle principali idee filosofiche cartesiane che ruotano attorno al concetto di certezza. Al loro posto, emerge il soggetto postmoderno scevro di certezze del quale si può scrivere, cancellare e riscrivere tutto, perfino la sua identità, secondo la sollecitazione di reti di relazioni sempre mutevoli. Ciò nonostante, l'impostazione moderna di fronte alla realtà si mantiene inalterata: l'uomo continua a sentirsi insicuro. Di fronte a questa insicurezza l'Autore propone la riscoperta del senso della vita personale come punto di partenza per affrontare il nichilismo attuale nella sua versione tragica ed estetica.
Partendo dall'analisi storica dei due paradigmi dell'azione, aristotelico e cartesiano, e del loro influsso su alcuni filosofi della modernità e postmodernità, l'autore di questo saggio scopre il ruolo che alcune tesi del paradigma moderno dell'azione, come la riduzione dell'agire a pura produzione, hanno assunto sull'attuale modo di concepire la persona e i rapporti interpersonali. Nel proporre un terzo paradigma dell'azione, quello cioè della comunicazione di perfezione, l'autore cerca delle soluzioni ai paradossi e alle contraddizioni della nostra civiltà tecnologica.