Sotto il nome “questione della lingua” si raccolgono tutte le discussioni e le polemiche relative alla norma linguistica svoltesi da Dante ai nostri tempi. A volte la questione della lingua è stata considerata con fastidio, un peso inutile, ozio di letterati: ma gran parte della tradizione culturale italiana risulta incomprensibile se si ignora il ruolo centrale di questi dibattiti. Quindi è bene conoscerli e tenerne conto. Anche oggi la questione è ben viva, ad esempio quando si polemizza sulla penetrazione dell’inglese, sul linguaggio di genere o sul modo di esprimersi dei giovani, che qualcuno giudica scorretto o troppo intriso di “parlato”. Il libro guida il lettore fino ai più recenti problemi che si proiettano sui destini dell’italiano, e ancora una volta la questione della lingua rivela la sua centralità.
Tra tutti i paesi d'Europa, l'Italia non è stata l'unica nazione in cui si è svolto un dibattito sulla lingua, ma quella in cui tali discussioni sono state più durature e interessanti. La trattatistica relativa alla grammatica e alla norma si sviluppò a partire dal Medioevo e fu la condizione preliminare per l'esistenza e la legittimità di una letteratura di livello "alto", per reggere il paragone con la tradizione latina. Il primato fiorentino tentò persino di farsi dittatura e molti intellettuali si batterono per scrollarsi di dosso quella tirannia linguistica, trasformatasi in un cappio al collo della cultura italiana. Con l'approssimarsi dell'Unità, infine, il dibattito sulla "questione della lingua" assunse un carattere più politico e sociale. Ancora oggi i temi dei diritti dei dialetti e del corretto uso dell'italiano suscitano interesse e si legano alle spinte autonomistiche. Il libro attraversa tutti questi eventi, li ricostruisce in un quadro complessivo che si collega con la storia, la società, l'attualità culturale delle varie epoche. Un'attenzione particolare è dedicata alle vicende linguistiche della seconda metà del Novecento, fino alla "crisi dell'italiano" che potrebbe sfociare nella sua definitiva obsolescenza come grande lingua di cultura.
Il testo illustra i rapporti tra fiaba, narrativa e mito. Presenta le grandi raccolte delle varie nazioni e le raccolte 'd'autore', affronta i problemi legati al reperimento del materiale, alla registrazione, alla trascrizione, alla 'purezza' e autenticità del repertorio, alle innovazioni 'moderne', alle contaminazioni, allo stile del narrare popolare. Il soggetto è la fiaba orale considerata nella sua superficialità, ma il riferimento va anche agli studi teorici generali dei Grimm, alla mitologia comparata, a Propp, alla scuola finnica, fino al saggio di Bogatyrëve Jakobson che ha equiparato la trasmissione dei testi folclorici al meccanismo dell'innovazione linguistica.