Il volume affronta il tema della povertà da un punto di vista antropologico e pedagogico. In altre parole, non si limita a rilevare la crescita del fenomeno (denunciata da più parti sul piano sociologico), ma assume la povertà come cifra dell'umano. In effetti, la condizione umana è strutturalmente deficitaria e questo spiega - tra l'altro - la pratica dell'educazione come intervento volto a favorire il miglioramento. Va però sempre ricordato che la vita umana vale di per sé in quanto portatrice di una dignità inalienabile. Per questa ragione la povertà antropologica costituisce una sfida permanente a fare in modo che l'essere umano operi in vista della sua e altrui promozione. Non si tratta quindi di limitarsi a soddisfare i bisogni connessi alla povertà, occorre agire perché ciascuno se ne faccia carico in chiave sussidiaria e solidale: a questo devono puntare i servizi.
Nel dibattito pedagogico attuale si presta una crescente attenzione ai profili maschile e femminile in quanto tratto caratteristico e distintivo dell'essere umano. Questo libro, grazie ai risultati di una sperimentazione didattica e attraverso approfondimenti multidisciplinari (di carattere didattico, medico e pedagogico), affronta il tema del nesso esistente tra dimorfismo sessuale e pratica scolastica, incoraggiando la valorizzazione delle originalità di genere allo scopo di rendere più efficace l'insegnamento. Per questa ragione affronta criticamente la 'Gender Theory' che riduce l'identità sessuale alla pura e semplice convenzione socio-culturale. Ne discende un grave impoverimento del significato antropologico e simbolico della sessualità, le cui conseguenze sono particolarmente nocive per quanto riguarda l'educazione e l'etica. Al contrario, il volume intende sottolineare la ricchezza di significato racchiusa all'interno del dimorfismo sessuale che, a partire dal riconoscimento della identica dignità, trasmette il senso di una differenza fatta per la comunione e l'integrazione. È dunque auspicabile che la coeducazione faccia spazio a momenti nei quali, dividendo maschi e femmine, si favorisce il radicamento di genere accanto alla condivisione tra i generi.