Intorno alla metà degli anni Sessanta si verifica nel percorso riflessivo di Karl Rahner (1904-1984) una svolta nell'interpretazione del pluralismo dei saperi, fenomeno del tutto caratteristico del nostro tempo e nuovo per dimensioni quantitative e qualitative. Il teologo riprende la categoria di concupiscenza, tipica della tradizione ascetico-morale, e la dilata in direzione epistemologica. Essa può così esprimere l'insidiosa condizione storica della conoscenza, ricordare «l'innocenza perduta del sapere» che si sarebbe resa più evidente dalla modernità in poi. La «concupiscenza gnoseologica» diviene chiave ermeneutica decisiva nel pensiero dell'ultimo Rahner. Egli intende in tal modo prospettare la fisionomia della fede e della teologia nel mezzo della moltiplicazione inarrestabile, avvincente e talora conflittuale, delle visioni del mondo e delle specializzazioni scientifiche.
A 100 anni dalla nascita e a 20 dalla morte, questo saggio analizza la figura di Karl Rahner, pensatore e teologo tedesco di fama mondiale, con una precisa chiave di lettura, rintracciata nell’attenta analisi del pensiero e delle opere di Rahner e in grado di rappresentare il più possibile a tutto tondo il pensatore e il credente: quella della preghiera. “Il segreto dell’audacia speculativa del teologo Rahner – afferma Milena Mariani – va con tutta probabilità riconosciuto nella profondità della sua esperienza di preghiera”.