Una raccolta di testi - in gran parte inediti - che disegna una parabola intensa e profetica circa il significato della vita cristiana e della testimonianza nel mondo. Riflessioni "illuminate" dal magistero di papa Francesco a proposito della presenza e del compito dei laici nella Chiesa. «Il valore della laicità chiede di essere continuamente attuato ed esplicitato in figure concrete di cristiani che prendono sul serio l'amore di Gesù per il mondo e inventano modi geniali e attuali per servire i fratelli. La società attuale ha bisogno di uomini di pace e di dialogo; occorre che i valori vengano vissuti, difesi, coltivati attraverso un serio impegno morale, una ricerca del vero bene dell'uomo, una rinuncia a ogni forma di egoismo e di strumentalizzazione degli altri. E occorre che questi valori, nati nella coscienza e nella vita etica personale, diventino mentalità comune, costume sociale, legge civile.» (Carlo Maria Martini)
Una silloge di invocazioni proposte dall'autore nei momenti di "lectio divina". I 9 capitoli approfondiscono i temi dell'ascolto della Parola di Dio, della sequela, della croce, della Chiesa degli Apostoli.
Un'intervista è come un ritratto. Riesce bene quando è aderente al personaggio e ne interpreta al meglio i punti di forza. Rileggere tre conversazioni del cardinale Carlo Maria Martini con la rivista "Il Regno", avvenute fra il 1990 e il 2001, è quindi un modo per cogliere aspetti rilevanti del suo magistero e della sua pastorale: l'Europa, la 'cattedra dei non credenti', la Parola. La prima intervista prende spunto dall'assemblea ecumenica di Basilea del 1989, anno cruciale per il continente dopo il crollo del muro di Berlino, quando l'autore presiede il Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee. "Se in Europa si sono consumate le divisioni tra cristiani - affermava - spetta proprio in particolare all'Europa, anche se non esclusivamente ad essa, il compito di cercare le vie più adatte per giungere quanto prima a superare tali divisioni". La seconda intervista ripercorre l'esperienza della 'cattedra dei non credenti', che prese avvio nella diocesi di Milano la sera del 17 novembre 1987. "Punto di partenza - ricordava Martini - era la constatazione che esistono in me, e in ogni altra persona pensante, un 'credente' e un 'non credente' che si interpellano a vicenda". Nella terza conversazione, realizzata al termine del VI Concistoro straordinario del 2001, il cardinale avanzava la proposta di un sinodo universale sulla Parola di Dio nella vita della Chiesa, perché "è dalla Parola ascoltata e contemplata che si rende più facile quello sguardo di sintesi tra antropologia, teologia, Vangeli...".
Chi è e come vive un giovane che vuole dirsi «cristiano», oggi, in un mondo che cambia e che sembra travolgere nella sua frenesia tante facili certezze? E ancora: dov’è la differenza che mostriamo in quanto cristiani rispetto alla vita del mondo? Perché una «differenza cristiana» deve pur esserci e deve essere qualcosa di visibile, deve avere a che fare con il nostro comportamento, deve essere un comportamento «altro», non «mondano». Ci guidano in questa riflessione due maestri della fede: il cardinale Carlo Maria Martini, per tanti anni alla guida della Chiesa di Milano, fine biblista e conoscitore dell’animo umano, e padre Enzo Bianchi, monaco, priore del Monastero di Bose, uno dei «profeti» più ascoltati nel nostro tempo. Alle loro parole lasciamo il compito di indicare ai giovani del Terzo millennio una via sicura per camminare verso la felicità vera, quella costruita su cose che durano e che non si lasciano ammaccare dai guai della vita e dallo scorrere inesorabile del tempo.