Il governo è il vertice dell'esecutivo e il presidente del Consiglio dei ministri è il centro del governo, un centro in cui confluiscono tutti i poteri. Questo non ci mette al riparo dalla loro caducità - nell'ultimo cinquantennio i governi italiani sono mutati quasi ogni anno -, ma non significa che evapori il potere o che non esista un governo in Italia. Quest'opera ricostruisce la biografia politica dei trenta presidenti del Consiglio dei sessantasette governi dell'Italia repubblicana e dei tre governi della transizione. Storici e giuristi intrecciano alle biografie le dimensioni trasversali di tale funzione nevralgica del paese e della macchina sempre più ampia che ha accompagnato il presidente e la presidenza del Consiglio dei ministri, tanto nella sua permanenza nel Palazzo del Viminale, quanto nella nuova residenza di Palazzo Chigi, ed estesasi nei decenni ai palazzi vicini ove sono stati installati dipartimenti, strutture e uffici. Da questo scavo emergono dati nuovi derivati da fonti edite o inedite. Una riflessione che ricostruisce la storia democratica del paese.
Il giubileo, o Anno Santo, è apparso sulla scena della storia nel Trecento come uno strumento economico e politico di prima grandezza della monarchia pontificia. La ricerca di risorse e fama per caratterizzare il proprio pontificato costrinse, dopo poco tempo, a prevedere anche un giubileo straordinario. Quella dell'Anno Santo è, dunque, una tradizione ambigua fatta di trionfalismi, lacerazioni e religiosità popolare. Alberto Melloni ricostruisce questa storia e analizza le ragioni che hanno spinto papa Francesco ad indirne uno proprio in occasione del cinquantesimo anniversario del concilio Vaticano II. Bergoglio lo ha promosso con parole inedite e con la volontà esplicita di "mobilitare" il popolo di Dio, per chiedere ai fedeli di indicare la direzione da prendere, soprattutto dopo un sinodo nel quale la Chiesa si è misurata non con morali vecchie o nuove, ma col Vangelo.
Il giubileo, o Anno Santo, è apparso sulla scena della storia nel Trecento come uno strumento economico e politico di prima grandezza della monarchia pontificia. La ricerca di risorse e fama per caratterizzare il proprio pontificato costrinse, dopo poco tempo, a prevedere anche un giubileo straordinario. Quella dell'Anno Santo è, dunque, una tradizione ambigua fatta di trionfalismi, lacerazioni e religiosità popolare. Alberto Melloni ricostruisce questa storia e analizza le ragioni che hanno spinto papa Francesco ad indirne uno proprio in occasione del cinquantesimo anniversario del concilio Vaticano II. Bergoglio lo ha promosso con parole inedite e con la volontà esplicita di "mobilitare" il popolo di Dio, per chiedere ai fedeli di indicare la direzione da prendere, soprattutto dopo un sinodo nel quale la Chiesa si è misurata non con morali vecchie o nuove, ma col Vangelo.
Troppo a lungo si è pensato che per capire il peso del cristianesimo nella storia italiana bastasse parlare dei rapporti Chiesa-Stato o rintracciare le radici del cattolicesimo politico. Anche se è proprio su questo che è cresciuta tutta una storiografia di grande valore, chi oggi si proponga di comprendere il peso dei cristiani come tali nella storia d'Italia non si trova davanti identità astratte, ma una fede concreta che appartiene a luoghi, culture, letture, mode, ideologie diverse e le percorre tutte. Questo saggio si propone di sondare lo spessore storico di questa realtà e mostra come dimensioni trascurate - le forme della devozione o le estetiche del religioso, le culture del nemico e le concezioni del potere - siano decisive per capire gli snodi storici, ecclesiologici e politici dell'Italia, dalla sua unità fino alle cesure che segnano il nostro presente.
Nell'aprile del 1963 ai paesi e alle terre che erano stati a un passo dalla guerra atomica nella crisi di Cuba, un papa anziano e malato, Giovanni XXIII, indirizza la sua ultima enciclica, la Pacem in terris: la prima che si sia rivolta non solo ai cattolici, ma a tutti gli uomini di buona volontà. Di questa enciclica, che fu uno dei principali contributi di papa Roncalli al suo concilio, conoscevamo il testo e la portata. In questo volume Alberto Melloni porta alla luce per la prima volta le discussioni che ne hanno accompagnato la redazione, le varianti proposte da coloro con cui il papa lavora a questo documento che prende posizione come mai era accaduto prima sulla dignità della coscienza, sulla distinzione fra movimenti e ideologie, sulla mentalità della ‘guerra giusta’. In una politica che ha alle spalle il muro di Berlino e davanti le tensioni che uccideranno Kennedy e destituiranno Chruščёv, la Pacem in terris interpreta il futuro senza moralismi e cambia il modo di sentire della chiesa e del mondo.
Indice
1. L’11 aprile 1963... – 2. Sfondi – 3. Antefatti – 4. Proposte – 5. Pareri – 6. Explicit - Appendice: I. I documenti di lavoro - II. Sinossi delle redazioni a stampa - Indice dei nomi
Odo Marquard è tra gli studiosi del Novecento che hanno riflettuto sulla tribunalizzazione della storia, svelandone i meccanismi. Le sentenze del "tribunale della storia" non possono che essere assolutorie per l'umanità nel suo insieme e in realtà svolgono la funzione di liberare gli uomini dal fardello della colpa, esonerandoli da ogni altra riflessione. Con l'Illuminismo l'uomo ha preso il posto di Dio: questo comporta che anziché accusare Dio del male del mondo e mostrarne le compensazioni, l'uomo si accusa e si assolve di un male ormai suo, trovando le vie di fuga. L'estetica, l'antropologia filosofica e la filosofia della storia diventano cosi strumenti per questo irrinunciabile esonero dell'uomo dal ruolo di accusato per definizione. Il secondo Novecento vede le ricadute e le ombre di questo processo nel concreto lavoro storico, all'ombra del grande spartiacque della Shoah e a valle dei processi di Norimberga. Nell'altro saggio che compone il volume, Alberto Melloni racconta come questa dimensione del tribunale della storia sia entrata sempre più profondamente nella pratica storico-critica della seconda metà del secolo scorso. Insidiata dalla memoria e in lotta con essa, la storia è diventata oggetto di leggi non sue: le leggi penali che sono intervenute laddove la fragilità dell'operazione conoscitiva sembrava debole rispetto al male compiuto. Ma anche le leggi della comunicazione mediatica, che hanno reso l'opinione pubblica presenza ingombrante e ineludibile.