Perché un piccolo Paese assediato nelle sedi internazionali e sui campi di battaglia è tra i più felici del mondo? Il segreto di Israele risiede in un modello culturale opposto a quello oggi in voga in un Occidente dominato dal relativismo, dal pacifismo e dal politicamente corretto. A 70 anni dalla nascita, Israele è una delle più antiche democrazie al mondo che ha eccelso in tutti i campi dello scibile umano e uno dei più straordinari successi della società aperta. Mentre raccoglieva i Premi Nobel, compiva scoperte scientifiche, riempiva le sale da concerto e stampava il più alto numero di libri pro capite, Israele si difendeva con le unghie e con i denti. È la grande storia della "villa nella giungla". L'Occidente è quello che è grazie alle sue radici bibliche e illuministiche. Se l'elemento ebraico di quelle radici è rovesciato e Israele è perso, allora anche l'Occidente è perso. Per questo come va per lo Stato ebraico, andrà per tutti noi. Israele è la frontiera felice della civiltà occidentale.
C'era un tempo in cui in difesa dello Stato di Israele e degli ebrei si schieravano i migliori intellettuali europei come Pablo Picasso e Eugene lonesco, e in Italia personaggi come Norberto Bobbio ed Eugenio Montale. La piccola repubblica israeliana era considerata un pegno della nostra libertà, che il mondo arabo-islamico voleva ghermire per la gola e annegare nel Mediterraneo. Oggi Israele è ancora sotto assedio ma è rimasto solo, delegittimato e condannato a morte dalle classi dirigenti intellettuali, dai giornalisti, dagli scrittori, dai registi, dai Premi Nobel, dai musicisti, elevato a sentina del male. Contro il popolo di Israele riecheggiano oggi, sinistre, le frasi della propaganda nazista di settant'anni fa. Il libro di Giulio Meotti ripercorre l'odio per Israele degli ultimi trent'anni. È il racconto di una grande abiura, un nuovo caso Dreyfus con il tradimento dei chierici e l'abbandono degli ebrei da parte dell'opinione pubblica europea. Uno scandalo che le falangi dei "progressisti" accolgono in silenzio. I peggiori antisemiti oggi li trovi fra la brava gente. I buoni. I rispettabili. I vanitosi dello star system. Le firme dei giornali. Gli intellettuali. Gli artisti. I filantropi. Il loro annullamento spirituale e culturale di Israele giustifica in anticipo la sua soppressione fisica. E se Israele scomparisse oggi, il popolo ebraico non potrebbe sopravvivere. Che fare allora? Solidarietà. È l'unica arma che abbiamo.