La tensione a vivere e a testimoniare la carità. È il tratto distintivo della vita e dell'opera di Vincenzo de' Paoli (Pouy, 1581 - Parigi, 1660), fondatore e ispiratore di numerose congregazioni religiose (i Lazzaristi, le Figlie della Carità, la Società San Vincenzo de' Paoli), animate dalla vocazione a servire gli "ultimi": i poveri, gli ammalati, i carcerati, gli orfani, gli anziani, i feriti sui campi di battaglia. Con particolare attenzione al contesto storico e sociale, la biografia presenta la vita del santo, che dopo un periodo di ricerca, ha ricevuto la missione di fondare e irradiare il suo carisma di carità.
Papa Francesco, ha detto che Maria Maddalena «prima di incontrare Gesù era in bali?a del maligno (cfr Lc 8,2), e ora è diventata apostola della nuova e più grande speranza». Molto oggi viene affidato alle donne. Esse nel tempo sono state come le polene che sulla prua delle navi hanno aperto all'umanità nuovi orizzonti, terre inesplorate e permesso di conoscere culture ricche e diverse. Il libro è diviso in sette capitoli, come la settimana biblica. Sono capitoli agili, veloci, in presa diretta.
Molti immaginavano un concilio di dogmi e di condanne. Ma papa S. Giovanni XVIII volle un concilio "pastorale". Lo volle insieme agli oltre duemila vescovi per presentare al mondo una Chiesa capace di Capire "le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d'oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono" (GS 1). Questo fu possibile perché i padri conciliari agirono come Servi della Parola e Padri nella Fede. In queste pagine si è tentato di descrivere persone e dinamiche, pur sapendo che il vero motore di un concilio ecumenico è lo Spirito Santo (At 15,28).
Il Concilio Vaticano II fu opera corale. Molti furono i protagonisti. Fra essi un posto di rilievo lo ebbero i "periti", esperti nelle varie discipline, che con la loro competenza prepararono il materiale da sottoporre ai padri, perché lo esaminassero. Alla fine il voto (placet o non placet) fu solo dei Padri conciliari. Il volume ci fa conoscere questi esperti, che, provenendo da diverse latitudini, portarono in Concilio i problemi, i sogni e le speranze del Popolo di Dio. A distanza di mezzo secolo possiamo partecipare ai loro dibattiti e capire perché il Concilio fa ancora parte del futuro della Chiesa di Papa Francesco.
Il poeta Eugenio Montale ha un bel paragone sulla vita. Scrive che essa è come chi esce durante l'estate nel sole abbagliante e costeggia un muro "che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia". Il muro lo deve e lo vuole superare. Teme di ferirsi. Ma nel suo cuore nutre una speranza: di trovare una porta. Perché la vita cristiana è così. Lo ha detto Gesù: Io sono la porta (Gv 10, 7). E se lui è la porta, essa si aprirà perché lui è misericordia.
Tutta la vita fu per Angelo Giuseppe Roncalli un viaggio in un labirinto. A guidarlo fu la fede e la sottomissione alla volontà di Dio, bene espressi dal suo motto: Oboedientia et Pax che lo portarono al Sommo Pontificato e alla convocazione del concilio più grande della storia, convinto di aver ricevuto un preciso mandato dallo Spirito perché iniziasse per la Chiesa una nuova Pentecoste. In queste pagine ci accompagna di un viaggio all'interno di un evento che ha riempito la nostra storia e la nostra vita.
Un testo sulla gratuità, attraverso il volontariato e la preghiera.
Essere cristiani vuol dire "incontrare" una persona: Gesù. Se il papa Benedetto XVI ha voluto l'Anno della Fede, non lo ha fatto perché in quest'anno si parli di Cristo, ma perché i cristiani lo incontrino. Non basta dire che Gesù è esistito. Non basta aver letto i Vangeli. Occorre incontrarlo, stare con lui e parlargli. La fede non ci toglie le durezze della vita, ma rafforza la voglia di vivere e la decisione d'amare. Avere fede in Gesù vuol dire accogliere questa storia. Essa è dono, ma è anche conquista.
Il termina parrocchia è una parola carica di nostalgia. Vuol dire un aggregato di case, che sente il richiamo in lontananza della Gerusalemme celeste. Lungo i secoli i fedeli si sono divisi in parrocchie per vivere l'attesa del Signore.
Giovanni Paolo II, a conclusione dell'esortazione apostolica post-sinodale Pastores dabo vobis (25 marzo 1992), ha inserito una bellissima preghiera a Maria. L'invocava perché ottenesse per i presbiteri la pienezza dei doni dello Spirito e concludeva: "Accogli fin dall'inizio i chiamati, proteggi la loro crescita, accompagna nella vita e nel ministero i tuoi figli, Madre dei sacerdoti". Assieme a Maria occorre che preghi la Chiesa e in particolare lo facciano i sacerdoti stessi. Pregare per i sacerdoti è un impegno di tutti, ma è anche una risorsa. I loro nomi infatti sono scritti sulle palme di Dio.
Oggi si prega poco. Un tempo le nostre mamme e le nostre nonne avevano in mano il Rosario. Oggi hanno il telecomando. Nessuno dice che la preghiera sia inutile. Nessuno la chiama una droga, qualcosa di inutile o sorpassato. Semplicemente è stata cancellata. La preghiera è un incontro. Non è un dire parole, o leggere libri, ma parlare con Dio, parlare di Dio e lasciare parlare Dio. Ma parlare vuol dire incontrare. E incontrare vuol dire trovare. E trovare vuol dire cercare.
Una storia a fumetti su Karol Woityla, dalla sua infanzia nella Polonia prima nazista poi comunista, passando per la sua elezione al trono di Pietro, il suo pontificato, fino ad arrivare alla sua morte.