Al culmine di una carriera professionale coronata di successo e ricchezza, la ricerca di nuove esperienze porta Michela a incontrare un gruppo esoterico, che le promette emozioni e felicità.
Dall’esoterismo all’ingresso in una setta satanica il passo è breve.
È l’inizio di un’esperienza sconvolgente, che la porta – ammette lei – a fare di tutto, tranne l’omicidio: messe nere, riti di iniziazione, sacrifici a Satana si susseguono in un vortice di pratiche diaboliche in cui, costantemente sotto l’effetto di stupefacenti, il contatto con la realtà si perde a poco a poco. Saliti a uno a uno i gradini della gerarchia interna alla setta, si trova infine incaricata di eliminare la fondatrice dell’Associazione “Nuovi Orizzonti”. È a quel punto che capisce che non può andare oltre e, aggrappandosi alle ultime forze della volontà, decide di fuggire, trovando riparo proprio in una comunità di accoglienza di “Nuovi Orizzonti”. Sconvolgenti sono le testimonianze di questo periodo: dal parlare lingue sconosciute al trovarsi in possesso di una forza sovrumana, dal non sentire alcun dolore fisico fino al camminare su pareti e soffitti. Tutti segni della presenza diabolica che la possiede. Fino a quando, dopo un intenso periodo di accompagnamento psicologico-spirituale e di esorcismi viene finalmente liberata dal maligno.
A condizione di mantenere l’anonimato per non essere identificata – il nome fittizio di Michela è un omaggio a San Michele Arcangelo – ha accettato di raccontare tutta la sua storia. Affinché nessuno possa rivivere la sua terribile esperienza.
Perché Satana esiste e lei lo ha incontrato.
Il libro che avete in mano parla di un nemico, di un'arma segreta e di una speranza. Il nemico è il cancro: il male che colpisce mille persone al giorno nel nostro Paese, la parola che alcuni faticano persino a pronunciare, la malattia contro cui si combatte da lungo tempo una guerra costellata di cocenti sconfitte e vittorie importantissime ma non risolutive. Le armi della scienza medica sono sempre più efficaci, eppure il nemico non è ancora stato sconfitto. Poi qualcuno ha cominciato a interrogarsi sulle armi, anziché sul nemico. Ha notato che si era sempre combattuto assalendo il cancro dall'esterno. E ha avuto due intuizioni: forse l'arma segreta, la più potente e definitiva, si cela al nostro interno; e forse, per vincere la guerra, bisogna smettere di farla. Questa arma segreta è già in noi. Si chiama sistema immunitario: è il Superorganismo, il più complesso ed efficiente apparato di difesa che la natura abbia creato. Bisogna quindi scoprirne tutte le potenzialità, capire come attivarle e imparare a usarle. Questa è la missione di chi oggi lavora a perfezionare quella che è stata definita la «quarta strategia» nella lotta contro i tumori, quella che, in combinazione con le altre, potrebbe sconfiggere il cancro senza bisogno di combatterlo in campo aperto, semplicemente imbrigliandolo o disinnescandolo da dentro. È l'approccio dell'immunoterapia oncologica. Oggi la vittoria non è più un miraggio. L'immunoterapia funziona, sempre di più. Michele Maio, uno dei maggiori oncologi mondiali, che di questo nuovo approccio è pioniere e capofila, ai trionfalismi preferisce i fatti concreti. Come i numeri, i progressi e le storie di guarigione che ci racconta in queste pagine dense ed entusiasmanti. Il futuro è qui. La porta della speranza è già stata aperta.
Luigi è figlio d'arte. Suo padre è un boss della camorra, un pezzo grosso, uno di quelli che contano nell'aversano. Dalle sue parti, con quelle credenziali, potrebbe essere padrone incontrastato. Ma lui non ne vuole sapere. Troppo vivo e amaro il ricordo degli anni di infanzia, con il padre sempre in galera e la geografia imparata andando in visita nelle carceri di massima sicurezza in tutta Italia, con i Natali a toni smorzati, solo con donne e cugini, perché tutti gli uomini della famiglia o erano latitanti o in prigione. Quando le irruzioni all'alba della polizia o i parenti morti in agguati non li vedi sullo schermo ma li hai in casa, puoi crescere senza poterne fare a meno, o cercare di starne lontano il più possibile. Luigi ha scelto la seconda strada, dicendo tanti no, poi qualche sì, poi ancora no no no, fino a costruirsi una vita pulita e dignitosa. Questo vuole dire ai figli di Scampia e a tutti gli altri, una vita diversa è possibile, ed è molto più bella.
Il confine tra la vita e la morte si è fatto più incerto. Fino a metà del secolo scorso l’arresto cardiaco e la cessazione della respirazione autonoma erano criteri sufficienti per stabilire la morte di una persona. Con l’avvento della medicina di rianimazione questi criteri sono divenuti labili. Da un lato, infatti, questa branca della medicina compie ogni giorno i suoi miracoli, dall’altro lato produce situazioni in cui i danni subiti dal soggetto non ne consentono il pieno recupero e, in altri casi ancora, impedisce la morte, ma non consente la ripresa delle capacità relazionali. Ci si pone di frequente la domanda se ci si trovi ancora di fronte a persone umane vive o a corpi umani tenuti in vita artificialmente. Il caso recente di Eluana Englaro ha riportato alla ribalta il dibattito sui confini della vita, ma anche su temi strettamente connessi: morte cerebrale, prelievo degli organi, testamento biologico.
L’indagine di questo libro prende le mosse dalla questione centrale affrontando dal punto di vista antropologico, filosofico ed etico la spinosa questione del “quando” si muore.