Dopo i fatti di Charlie Hebdo, una nuova e più sanguinosa strage jihadista fa vacillare i valori fondamentali della Repubblica francese rischiando di innescare una deriva autoritaria in tutta l'Europa; questo mentre la coalizione contro l'ISIS si allarga pericolosamente facendo emergere complicità per troppo tempo ignorate e acuendo le tensioni tra gli Stati coinvolti nella crisi siriana. Nel Corano si predica la pace o al contrario si inneggia alla guerra? Ha senso ritenere che l'Islam, in quanto tale, sia incompatibile con la cosiddetta civiltà occidentale? Ciò a cui stiamo assistendo non è forse il prodotto di un conflitto planetario scatenato più di un decennio fa in nome del profitto, un conflitto che ha armato la mano di coloro che oggi minacciano la nostra incolumità e che quasi ogni giorno seminano terrore e morte in tutto il mondo arabo? Michel Onfray, partigiano del libero pensiero che non ammette compromessi, cerca di rispondere a queste domande cruciali affidandosi alle armi della critica e all'analisi delle fonti, in un libro "vietato" in Francia, dove il dibattito pubblico si sta progressivamente omologando alla narrazione imposta dalle autorità e alle semplificazioni dei media.
La vicenda di "Charlie Hebdo", gli attacchi di Copenhagen, gli sbarchi di migliaia di musulmani sulle coste siciliane, le vicende di uno Stato islamico di cui fino a ieri sapevamo poco o nulla e che oggi, attraverso macabri videoclip, sta colonizzando una parte importante del nostro immaginario. Le ragioni che ci impongono di fare i conti con la presenza musulmana sono molte, ma l'Occidente fatica a comprendere un mondo che gli sfugge. E l'Islam fatica a comprendere l'Occidente. Questo libro, grazie agli interventi di musulmani e cristiani, sciiti e sunniti, arabi ed europei, vuole dare un contributo alla mutua conoscenza, vuole tentare di dipingere un affresco plausibile dell'Islam, delle sue aspirazioni, delle sue conquiste e delle sconfitte, e, soprattutto, delle tre sfide aperte con l'Occidente: la dimensione comunitaria della vita, i legami globali, la presenza di Dio nella società.
I casi di Asia Bibi (da cinque anni in prigione per delitto di blasfemia) e di Malala (la più giovane candidata al Premio Nobel per la pace) hanno colpito profondamente l'attenzione dell'Italia e dell'Europa; ma si tratta solo della punta di un iceberg che vede svolgersi nella "Terra dei Puri" (questo il significato di Pakistan) un dramma quotidiano e continuo: migliaia di donne (soprattutto cristiane) per il fatto stesso di essere donne (e per il loro credo). Michela Coricelli, profonda conoscitrice del mondo islamico, già giornalista di "Avvenire", e oggi della RAI, conduce il lettore alla scoperta di un mondo drammatico, dove l'appartenenza religiosa e il genere sessuale possono ancora fare la differenza tra la vita e la morte. Un libro che parla di religione, sì, ma soprattutto di storie di donne in un mondo che non ha ancora compreso il valore personale e che non ha il coraggio di uscire da un oscurantismo che continua a produrre vittime. Malala, Asia Bibi, la lotta delle donne per la parola e la libertà.
I lavori di Asin Palacios, di Corbin, di Izutsu hanno fatto conoscere al pubblico occidentale la singolare figura d’Ibn ‘Arabî. Nato in Andalusia nel 1165, morto a Damasco nel 1240, colui che è stato soprannominato Al-Shayk al-Akbar – il Maestro spirituale per eccellenza – esercita da otto secoli una grande influenza sulla mistica islamica, suscitando al contempo presso gli avversari del sufismo, ancora oggi, attacchi di una violenza estrema.
Se i tratti principali della metafisica d’Ibn ‘Arabî cominciano a essere conosciuti, la sua «agiologia» non è stata fino ad oggi che solo parzialmente esplorata e costituisce la prima formulazione globale e coerente, nel pensiero islamico, di una dottrina della santità che ne definisce nell’insieme la natura e la funzione e precisa i criteri di una tipologia dei santi fondata sulla nozione di eredità profetica. Essa inoltre chiarisce il problema controverso dell’origine del «culto dei santi».
L’opera di Michel Chodkiewicz, basata su un’analisi minuziosa dei testi, presenta i dati essenziali di quest’aspetto dell’insegnamento di Ibn ‘Arabî, un insegnamento in cui l’esposizione teorica non è mai separabile dall’esperienza visionaria che la ispira. Esso si conclude con una descrizione dettagliata in due fasi – ascesa verso Dio, discesa verso le creature – del viaggio iniziatico il cui compimento fa del santo il necessario mediatore tra il Cielo e la Terra: così la fine dei santi non è che un altro nome della fine del mondo.
Maria, la madre di Gesù, occupa un posto unico nel Corano: è l'unica donna che viene chiamata per nome ed è detta: "eletta e purificata, eletta tra tutte le donne dell'universo". È citata più che nel Vangelo e, inoltre, Gesù viene sempre chiamato "'Isa, figlio di Maryam". Il Corano fonde in una sola persona il personaggio di Maria e quello di Miryam, la sorella di Mosè e di Aronne. Dousse rifiuta l'opinione cristiana che vede in questa confusione la prova della debolezza storica del testo coranico. Si dedica invece a una lettura strutturale del libro di riferimento dell'Islam per dimostrare come la sovrapposizione di Miryam e di Maria nell'unica figura di Maryam permetta al Corano di ripensare al rapporto tra Bibbia e Vangelo, non dal punto di vista storico, ma sub specie aeternitatis.
Un'opera completa che cerca di aprire una breccia nella scarsa conoscenza occidentale dell'Islam e che fornisce un punto di riferimento per orientarsi nella storia politica e istituzionale del Vicino Oriente, che tanto ha contribuito a formare l'identità europea. Oriente islamico e Europa cristiana, infatti, hanno percorso un tragitto storico parallelo, intessuto di scontri, ma anche di lunghi periodi di pacifici scambi, di interazioni e trasferimenti concettuali e tecnologici. L'Oriente di cui tratta ques'opera non ha una dimensione puramente geografica, ma comprende tutti quei territori, asiatici, africani e persino europei, in cui a partire dal VII secolo, la cultura religiosa dell'Islam si è progressivamente impiantata.
essere cristiani a Baghdad
Il Sufismo, corrente della mistica islamica che assunse importanza nelle prime esperienze monastiche del VII secolo, e l'Esicasmo, teoria e pratica meditativa ascetica, propria della teologia bizantina, trovano una seria e completa trattazione in questi saggi e articoli che Michel Valsan pubblicò nella rivista Etudes Traditionelles tra il 1961 e il 1971.