Manifesto che ha reso celebre in tutto il mondo don Milani e la scuola di Barbiana, "Lettera a una professoressa" ha lasciato segni profondi nella cultura e nella società, nonostante travisamenti e strumentalizzazioni. Frutto di una scrittura collettiva sostenuta da un imponente lavoro preparatorio e di cesello linguistico, questo libro-icona rivendica il diritto allo studio di fronte a una realtà scolastica che riproduceva ferocemente le diseguaglianze sociali. E ancora oggi rivolge alla classe docente il suo appassionato appello morale e civile, il rivoluzionario messaggio di un sacerdote convinto che un maestro amante del vero e del giusto può cambiare il mondo.
A cento anni dalla nascita (1923), don Lorenzo Milani è ancora un interlocutore attuale, lodato, amato, ma anche criticato e semplificato in slogan che ne impoveriscono il portato. L'idea nata da Adele Corradi è stata di riaccostarsi a lui attraverso le pagine dell'epistolario privato, selezionando 200 lettere tra le oltre mille conosciute, ritenute più incisive, per stile e tematiche.
Don Lorenzo Milani combatté l'analfabetismo dei ceti sociali più poveri, l'esercizio prepotente dell'autorità all'interno della Chiesa e nella società, la fisionomia classista della scuola pubblica. Rispetto alle sue battaglie ideali, le lettere inviate alla madre Alice Weiss tra il 1943 e il 1967 - qui proposte in una nuova edizione - sono più luoghi di rifugio che di ispirazione diretta. E, come sottolineò Pasolini all'apparire della prima edizione del carteggio, i due interlocutori sono un prete cattolico e una madre ebrea che appartengono a un mondo culturalmente e ideologicamente laico.