Non esiste nel linguaggio del nostro tempo un termine così solidale o, meglio, così compenetrato con l'essere umano come quello di «persona». Esso rappresenta una parola-chiave non solo in teologia o in filosofia, ma anche nel linguaggio della giurisprudenza, della sociologia, dell'antropologia e della psicologia. Ma come e perché nella cultura occidentale si è giunti a investire questo termine di tanto incomparabile prestigio? Questo libro si propone di rispondere alla domanda compiendo un'indagine che affonda le radici negli intensi dibattiti che hanno coinvolto il cristianesimo antico e riflettendo sulla rilevanza antropologica del termine «persona» a partire dalla provenienza teologica del concetto.«Sarà per lungo tempo un'opera di riferimento in materia»Bernard Sesboüé«Questo libro è soprattutto una provocazione per l'oggi post-cristiano» (Piersandro Vanzan)
Nel corso dei secoli, la Bibbia è stata spesso citata per desumere argomentazioni finalizzate a giustificare la condizione di inferiorità e di assoggettamento delle donne nella vita familiare e sociale. Su questo tema il volume sonda il testo sacro con l'intento di cogliere i tratti negativi da cui, a prima vista, non appare del tutto immune, di mettere in risalto il personalismo che attraversa l'intera Scrittura e di cogliere, attraverso i temi dell'eros dell'agàpe, le istanze del femminismo contemporaneo e dell'esegesi femminista.