Correva l'anno 2020. L'anno del virus. Viaggiavano in Tv, in Rete, sugli smartphone, le immagini di morte, sofferenze, crisi economica e relazioni sospese. Impotenti apparivano i grandi della Terra di fronte alle incognite di una pandemia che ridisegnava confini, potenze, certezze. Lo spirito laico che aveva investito nella supremazia di finanza, mercato e tecnologia, vacillava rispetto alle domande dello Spirito che, poste nella notte del mondo da un uomo vestito di bianco, interrogava la classe politica, appellandosi a «uomini e donne che hanno la vocazione politica e i partiti politici di diversi Paesi affinché cerchino il bene comune del Paese e non il bene del proprio partito». Ma lo slancio solidale dei cattolici, vissuto nei giorni difficili, potrebbe più che mai "servire" al Paese durante la più grande operazione di ricostruzione morale ed economica dal dopoguerra ad oggi.
Scomparsi o quasi dalle rotte della politica, marginali nell'elaborazione di proposte culturali e nel governo di vecchi e nuovi media, fragili nel sistema economico-finanziario, i cattolici rischiano di vivere, nella società italiana e in particolare in quella meridionale, una stagione priva di visione, prospettive, responsabilità. Eppure non manca la spinta profetica e missionaria, in un contesto di globalizzazione, della Chiesa di Francesco. Eppure non manca la costante attenzione della Chiesa italiana che, proprio a Napoli, ritorna a riflettere su giovani e lavoro guardando alla prossima Settimana Sociale. Eppure non mancano, nel Mezzogiorno, isole di intelligenza, imprenditorialità, progettualità, innovazione, unitamente ad una ragnatela viva di volontariato ed associazionismo, per ritornare nuovamente ad essere "servitori" propositivi per il paese.