Il confronto che si dipana in queste pagine tra Franco Mosconi, monaco camaldolese, e Salvatore Natoli, filosofo laico, ripensa la speranza dentro «l’oggi» come forza che rigenera e come lievito che feconda la realtà. Il primo autore fa riecheggiare la potente tradizione dei profeti biblici, il secondo la grande tradizione filosofica che convoca Baruch Spinoza, ma anche Ernst Bloch con il suo Il principio speranza. Ne nascono due percorsi d’invitante e non ovvia profondità, lontani ma non opposti, graffianti proprio per una fedeltà al presente che non si identifica con la cronaca e non indulge alla lamentela.
Sommario
Prefazione (M. Mariani). Una speranza radicata nella fede (F. Mosconi). Speranza e cura del presente (S. Natoli). Dibattito.
Franco Mosconi, monaco camaldolese, collabora con varie riviste e si dedica alla predicazione e animazione di esercizi spirituali. Tra le sue pubblicazioni: Non sia turbato il vostro cuore. Meditazioni sul Vangelo di Giovanni (Il Margine 2008), Ruminare la Scrittura. Introduzione alla Lectio divina (Il Margine 2010) e Senza di te non ho alcun bene (Ancora 2018).
Salvatore Natoli è stato a lungo professore di Filosofia teoretica all’Università Milano Bicocca. Tra i suoi libri recenti: Scene della verità (Morcelliana 2018), L’animo degli offesi e il contagio del male (Il Saggiatore 2018) e Il fine della politica (Bollati Boringhieri 2019). Con EDB ha pubblicato L’uomo dei dolori (2020).
"Nei secoli cristiani la figura della 'Madre di Dio' ha occupato - e non poteva essere altrimenti - una posizione centrale sia nella liturgia sia nella devozione popolare. E soprattutto in quest'ultima. La Versione Maria viene, infatti, venerata sotto innumerevoli titoli e nei più disparati luoghi e contrade.
Ciò detto e indipendentemente dal credere, cosa si può dire innanzi a un fenomeno collettivo così vasto? E' superstizione? O altro? E che significato ha - o può rivestire - la figura della Vergine Maria per chi non crede o, comunque, non aderisce ad alcuna religione positiva? E, infine, senza alcun riferimento alla trascendenza, v'è nella figura della Vergine qualcosa che può parlare a tutti gli uomini? Ritengo di sì, perché Maria risveglia nell'anima l'archetipo - se così lo si vuol chiamare - della maternità".
Il dolore che viene rappresentato nella Via Crucis è fortemente implicato con l’iniquità poiché è il giusto che muore a causa del male inflittogli da altri uomini. La Via dolorosa è dunque un’allegoria della nostra condizione e la potenza del messaggio cristiano non si limita a premiare il giusto, ma a perdonare e trasformare il cattivo. Gesù non ha tolto il dolore dal mondo uccidendo il colpevole, ma ha mostrato agli uomini l’iniquità mostrandosi come vittima innocente. Così Gesù manifesta il divino che c’è nell’uomo. In questo senso, anche senza risurrezione, il cristianesimo resta paradossale e anche un non credente si può sentire cristiano.
Se la costellazione Occidente nasce dal contaminarsi, scontrarsi e comporsi di varie culture, hanno un particolare rilievo in questo processo le civiltà greca e quella giudaica. La visione che i Greci ebbero del mondo - di cui è emblema la vicenda di Edipo - viene qui designata "metafisica del tragico": di fronte a una natura violenta e crudele, l'uomo è posto nel gioco spietato della vita e della morte e non può che far fronte al suo destino. Cifra del pensiero giudaico - esemplificato nelle figure di Giobbe e Qoèlet - è invece la "teologia del patto", la cui specificità è l'unico Dio, con il quale Israele ha stipulato un'alleanza per sempre che richiede l'osservanza della Legge. Natoli confronta l'uomo tragico e l'uomo biblico facendone emergere il tratto comune: la consapevolezza della finitudine umana a fronte dell'indomabile.