Il dolore che viene rappresentato nella Via Crucis è fortemente implicato con l’iniquità poiché è il giusto che muore a causa del male inflittogli da altri uomini. La Via dolorosa è dunque un’allegoria della nostra condizione e la potenza del messaggio cristiano non si limita a premiare il giusto, ma a perdonare e trasformare il cattivo. Gesù non ha tolto il dolore dal mondo uccidendo il colpevole, ma ha mostrato agli uomini l’iniquità mostrandosi come vittima innocente. Così Gesù manifesta il divino che c’è nell’uomo. In questo senso, anche senza risurrezione, il cristianesimo resta paradossale e anche un non credente si può sentire cristiano.
Tra l’etica del finito e il cristianesimo
non è difficile trovare sintonie.
Ma il cristianesimo è tutto qui
o vi sono cose a cui l’uomo è elevato,
che a lui sono donate,
che non appartengono alle sue possibilità,
ma riguardano gli impossibilia Dei?
Salvatore Natoli è docente di filosofia teoretica all’Università di Milano-Bicocca. Tra le sue pubblicazioni ricordiamo: L’esperienza del dolore (Feltrinelli 1989), La felicità (Feltrinelli 1994), Dizionario dei vizi e delle virtù (Feltrinelli 1996), Dio e il divino (Morcelliana 1999), La felicità di questa vita (Mondadori 2000), Libertà e destino nella tragedia greca (Morcelliana 2002).