In una Bari che profuma di fine estate, Andrea cerca di sopravvivere all'ultimo anno di liceo e ai tira e molla con la fidanzata, progettando la fuga verso un Nord che gli sembra carico di promesse. Finché il nonno, un intellettuale angosciato dal fallimento del Socialismo, gli propone un'insolita visita al museo delle cere. E lo fa con un'insistenza tale che è quasi impossibile contraddirlo. Perciò Andrea lo segue a Villa Carafa, l'antico e polveroso edificio che ospita il museo. Senza sapere che stanno per iniziare un viaggio dantesco destinato a cambiare per sempre le loro vite, e a destare nel giovane la passione politica. Perché all'improvviso la cera delle statue si farà carne e sangue, e i personaggi, bloccati in un eterno presente, prenderanno vita, ansiosi di strappare al corso inesorabile del tempo qualche istante ancora. Attraverso le loro voci straordinarie - quelle di Federico II, Leonardo Sciascia, Carmelo Bene, Cassiodoro e molti altri - nonno e nipote cammineranno per le strade della Ravenna bizantina, della Puglia infestata dai briganti, della Turchia infiammata dai conflitti della modernità, del Sacro romano impero devastato dalle invasioni barbariche. Sulle tracce di un passato che non accetta di essere dimenticato.
A metà degli anni Cinquanta, Ernest Hemingway è ormai prostrato da un’esistenza trascorsa sull’orlo del baratro. Quando però Fernanda Pivano lo informa che in Lucania si aggira una strana bestia bianca, a metà tra un elefante e un mammut, la sua indole di cacciatore ha un brusco sussulto: non può mancare al safari più eccitante della propria vita. La Lucania è “una terra meravigliosa e sconosciuta in cui ci si può imbattere in tante diavolerie che hanno dell’incredibile”. Così Hemingway sbarca in Italia e intraprende un viaggio al Sud che è ricerca di una belva enorme ma sfuggente. E che, per il vecchio scrittore, sarà anche l’occasione per la più inattesa e intensa delle storie d’amore. Nel suo nuovo romanzo, Raffaele Nigro racconta un episodio forse accaduto davvero forse no, appreso dalla Pivano nello spazio di una notte in auto da Milano a Roma. E ci rivela che viviamo in una terra di confine tra aspirazione alla felicità e ansia di morte e che il presente non può essere mai disgiunto dal passato. Un sentimento che appartiene a Hemingway, ma anche all’umanità intera, incarnato e descritto dalla grande letteratura del Novecento.
Federica ha diciotto anni, i capelli corti e neri, gli occhi verdi. È bellissima. Ma è entrata in coma nel 2005 a causa di un incidente e ora non sa più nulla di ciò che è stato, che è, che sarà. Il silenzio rarefatto della sua cameretta è violato il più possibile perché, si sa, gli stimoli esterni la potrebbero prima o poi risvegliare. Quando la madre, il padre e la domestica non sono al suo fianco, è la tv a tenerle compagnia. Ma nel buio della notte, quando nessun rumore può turbare lo scorrere del tempo, una voce le racconta una storia che la riguarda molto da vicino. È una storia di antenati, eretici, briganti e imperatori, una girandola di vite che germina sul filo del ricordo. Avremo allora Maria Trafitta, con il suo sogno di farsi medichessa in un universo esclusivamente maschile; Braccio Cacciante, bandito temutissimo prima e idolatrato capitano di ventura poi; Belisario Maria, l'artificiere che con i suoi spettacoli pirotecnici ha stregato mezzo mondo. E il miraggio della costa sud del Mediterraneo battuta dalle fuste algerine, Solimano, il pirata Barbarossa e il vento del deserto. E, soprattutto, una misteriosa Madonna di legno che combatte strenuamente per ristabilire le sorti delle miserie umane. Raffaele Migro, con un romanzo storico-antropologico senza confini, è riuscito a ricreare la sontuosità del Cinquecento e i furori delle pestilenze, è riuscito a ricreare la sontuosità del Cinquecento e i furori delle pestilenze, gli scontri tra civiltà e il sapore denso della terra.
Al centro di questo struggente romanzo corale ambientato nel Sud (in Puglia, Basilicata, e Calabria tra il 1784 e il 1861) c'è il sogno di una repubblica contadina. Una saga di sangue e poesia, di eventi surreali e visioni, di dialoghi con i morti e gli animali, di affetti quotidiani e devastanti passioni.
Partendo dalle ballate medievali su Robin Hood, Raffaele Nigro ripercorre in questo libro sette secoli di scritture, racconti, poemi che hanno per soggetto i briganti, senza dimenticare gli apporti del teatro, dell'opera lirica, della pittura e del cinema. Dall'epopea delle compagnie di ventura al bandito ideale di Cervantes, dai masnadieri preromantici alle sanguinose vicende dell'unificazione italiana alla letteratura popolare per cantastorie, dal brigantaggio come ribellione sociale alle imprese di Salvatore Giuliano, Nigro ci offre un'avvincente ricognizione di personaggi fuori del comune in compagnia di autori come Byron, Schiller, Stendhal, Verga, D'Annunzio, Gramsci, Hobsbawm, Marcuse, García Márquez.
Eustà ha una straordinaria sensibilità per gli odori e a Metaponto, zona ricca di scavi, sentire l'odore della morte è una dote che può fare la fortuna di un ragazzo. Molte sono infatti le tombe che aspettano di essere scoperte. Ma Eustà è un inconcludente e un eterno insoddisfatto e dovrà attraversare molte prove prima di raggiungere consapevolezza e maturità. È nel corso di un sequestro di cui è vittima insieme all'amico tunisino El Houssi che egli è spinto a fare chiarezza: incalzato a raccontare, ripercorre la sua formazione nell'amata-odiata Metaponto, la famiglia, gli amici, il grande amore per Soukeyna, splendida senegalese. Raffaele Nigro vive e lavora a Bari, dove è caporedattore della sede Rai. I suoi libri sono tradotti in vari paesi.