«A parer mio quasi tutti sanno cos'è una storia, fino a che non si siedono a scriverne una». Così afferma Flannery O'Connor in uno dei suoi saggi. E considerazioni analoghe, sulla scrittura, sui suoi dilemmi e sul mistero della creatività, si possono trovare in molte delle lettere nelle quali discute della sua opera e chiede consigli ad amici del calibro di Robert Lowell o Elizabeth Bishop. "Un ragionevole uso dell'irragionevole" (che raccoglie in un solo volume Nel territorio del diavolo e Sola a presidiare la fortezza) si rivolge tanto a scrittori che non hanno mai provato a raccontare una storia quanto a quelli che lo fanno abitualmente, per cercare di scoprire qual è la natura e qual è lo scopo di questo mestiere. E se nei saggi l'autrice, pur rifiutando ogni degenerazione moralista, mette apertamente in campo la sua profonda religiosità cattolica e ci offre esempi cristallini di teoria letteraria in cui i concetti di grazia e di mistero acquistano forza e fascino, nelle lettere ci guida in un mondo popolato da autori, lettori, critici e agenti, intrecciando alle riflessioni letterarie un florilegio di osservazioni amare, ma sempre ironiche, su ogni aspetto del reale, compresi fatti di cronaca dell'epoca. Prefazioni di Christian Raimo, Fatica Ottavio.
Flannery O'Connor (1925-1964) ha scritto due romanzi, "La saggezza nel sangue" (Garzanti) e "Il cielo è dei violenti" (Einaudi), ma è soprattutto celebre per i suoi racconti (pubblicati da Bompiani) che l'hanno consacrata come una delle voci più rappresentative, insieme a William Faulkner, della letteratura del Sud degli Stati Uniti. Per Minimum fax è uscita la raccolta di saggi letterari "Nel territorio del diavolo". Sul mistero di scrivere. L'epistolario "Sola a presidiare la fortezza", qui ripubblicato con l'aggiunta di numerose lettere inedite, presenta le riflessioni dell'autrice sulla scrittura: la voce della O'Connor, di volta in volta ironica, meditativa o polemica, ci conduce in un affascinante viaggio tra le difficoltà e le soddisfazioni del processo creativo
Per la prima volta in traduzione italiana, un'importante raccolta di testi rivelatori del pensiero e della poetica della grande scrittrice americana: il ruolo di chi scrive, il difficile rapporto con il sé, la poetica del grottesco americano e la complessa e travagliata convivenza con la fede. Il ritratto inedito dell'autrice di una delle più importanti e originali opere nel panorama letterario americano.
Una raccolta di tutti i racconti di Flannery O'Connor. Traduzioni di Marisa Caramella e Ida Omboni.
"Sapeva di avere la stoffa dei fanatici e dei pazzi, e di esser sfuggito al suo destino quasi con la sola forza di volontà. Si teneva ritto su una linea sottilissima, tra la pazzia e il vuoto". Una fede ossessiva, fanatica e violenta e una ragione arida e repressa, "spazio nudo e lindo come la cella di un manicomio"; ecco la pazzia e il vuoto entro cui i tre personaggi di questo libro muovono passi estremi, inquieti, disperati. Un vecchio eremita dei boschi, folle profeta fondamentalista; suo nipote, un insegnante che si rifugia nel rigido autocontrollo della ragione; il giovane Tarwater, al bivio tra l'una e l'altra strada, spinto irresistibilmente verso l'eccesso della fede. Nel sangue di questi tre uomini si annida il seme di un'unica ossessione, scorre la paura, si avverte il mistero di un'esistenza che pare impossibile comprendere e accettare.
Lo scrittore di narrativa presenta il mistero attraverso il sociale, la grazia attraverso la natura, ma sempre, giunto al termine, deve perdurare quel senso del Mistero che nessuna formula umana può liquidare.