Le hanno chiesto spesso di raccontare la sua vita, e lei l'ha raccontata più e più volte, dall'inizio. Quello a cui erano interessati era proprio l'inizio, atroce. Nella sua lingua che è un miscuglio di lingue, lei gliel'ha raccontato, ed è così che le è tornata la memoria. Storia meravigliosa. È il titolo della piccola monografia sulla sua vita. Lei non l'ha mai letta. La sua vita, a loro raccontata. Ne è stata orgogliosa e se n'è vergognata. Ha temuto le reazioni ed è stata felice che la si amasse in virtù di quella storia, con le cose che ha avuto il coraggio di dire e quelle che ha taciuto, che gli altri non avrebbero voluto sentire, che non avrebbero capito. Una storia meravigliosa. Per questo racconto la memoria le è tornata, ma il suo nome, no, non l'ha mai ritrovato. Non ha mai saputo come si chiamava. Ma non è questo l'essenziale. Perché chi era da bambina, quando portava il nome che le aveva dato suo padre, non l'ha dimenticato. Serba ancora in sé, come un tributo all'infanzia, la bambina che è stata. Quella bambina che sarebbe dovuta morire in schiavitù è sopravvissuta, quella bambina era e continua a essere quel che nessuno è mai riuscito a portarle via. La storia vera di Bakhita, schiava sudanese liberata nel 1889 in Italia, dove divenne suora, per essere beatificata e poi santificata nel 2000 da Papa Giovanni Paolo II.
Emilie prepara una cena a lume di candela per festeggiare il suo venticinquesimo anniversario di matrimonio. Manca solo il vino. Scesa in cantina, afferra una bottiglia avvolta in un foglio di giornale. E la pagina degli annunci. Mentre li scorre distrattamente, uno, all'improvviso, cattura la sua attenzione: "Emilie, Aix-en-Provence 1976. Raggiungimi ai più presto a Genova. Dario." D'istinto, Emilie risale le scale, spegne il forno e le candele, sale in macchina e dimentica il cellulare. Molla tutto - vita, marito e figlie - e si mette in viaggio. Verso l'Italia, verso i suoi sedici anni, verso un primo amore mai dimenticato. Un romanzo che parla della nostra vita: come è, come l'avremmo voluta e come sogniamo di poterla ancora cambiare.