Con questo libro Osho apre la trilogia Unio Mystica, di cui sono già stati pubblicati "Scolpire l'immenso" e "Il velo impalpabile". La trilogia raccoglie i commenti di Osho a "Il giardino cintato della verità", opera del mistico sufi Hakim Sanai e classico del sufismo. La vicenda di Hakim Sanai, un poeta di corte vissuto nel XII secolo inizia come un romanzo storico: Sanai, al seguito del sultano persiano e del suo esercito, è in viaggio alla conquista dell'India. A un certo punto, passando nei pressi di un giardino, una musica eterea e un canto sublime li obbligano a fermarsi. Incontrano così un mistico sufi, noto come un ubriacone: Lai-Kur, di fatto un illuminato. Quell'incontro trasforma Sanai: una trasmissione immediata della fiamma della consapevolezza lo risveglia e lo spinge ad abbandonare il sultano e a viaggiare in solitudine, per assorbire quell'"avvento". Il frutto di quella elaborazione fu il poema di cui Osho commenta alcuni brani in queste pagine: l'Hadiqa, "Il giardino cintato della verità". Così Osho apre il suo commento: "Libri come questi non vengono scritti, nascono; non sono costruiti nella mente, dalla mente; vengono dall'aldilà. Sono un dono. Nascono misteriosamente, nello stesso modo in cui nasce un bambino o un uccello, oppure una rosa. Vengono a noi, sono doni". E come un dono, dal nulla scaturiscono le parole di Osho, che risvegliano la visione tra le righe, dimensione in cui Sanai si immerse nove secoli fa, permettendo anche a noi di risvegliarci.
L'uomo, la donna e l'estasi: l'alchimia dell'incontro tra maschile e femminile. Osho ci guida nel percorso che attraversa la sessualità e l'amore, mostrandone le radici tanto antiche quanto di attuale importanza: dal semplice sesso al più complesso amore universale. "Sicuramente avrai visto l'immagine di Shiva: per metà è uomo e per l'altra metà è donna. Ogni uomo è per metà uomo e per l'altra metà donna; ogni donna è per metà donna e per l'altra metà uomo. E questo è inevitabile, perché metà del tuo essere proviene da tuo padre e l'altra metà proviene da tua madre. Tu sei l'incontro di entrambi. Quel che conta è l'orgasmo interiore, un incontro e un'unione interiori. Ma per raggiungere questa unione interiore tu devi trovare la donna esteriore che corrisponda a quella interiore, vibrante dentro di te, e hai bisogno che la donna interiore, latente nel tuo intimo, si risvegli. La donna esteriore è solo la via per giungere a quella interiore, e l'uomo esteriore è solo la via per giungere a quello interiore. E solo se riesci a comprendere questa verità può realizzarsi in te la 'unio mystica' essenziale. E quando accade, all'improvviso, ti proietti al di là dell'uomo e della donna, divieni un qualcosa che li supera entrambi: sei libero da entrambi e non sei più nessuno dei due."
"Quando elimini dall'amore la passione e l'attaccamento, quando il tuo amore è puro, innocente e senza forma, quando in amore dai e non chiedi, quando il tuo amore è solo dare, quando il tuo amore è un imperatore e non un mendicante, quando sei felice perché qualcuno ha accettato il tuo amore - non lo negozi e non chiedi niente in cambio - allora liberi l'uccello dell'amore e lo lasci volare nei cieli aperti. In questo caso rafforzi le sue ali e l'uccello dell'amore potrà intraprendere il suo viaggio verso l'infinito. L'amore ha fatto precipitare alcuni e ha elevato altri. Dipende tutto da cosa hai fatto del tuo amore. L'amore è una porta. Devi comprendere ancora alcune cose sulla mente femminile, dopo di che le parole di Sahajo saranno facili da capire. La prima cosa: l'espressione della mente femminile non è meditazione ma amore. La donna raggiunge la meditazione attraverso l'amore. Ha conosciuto la meditazione solo attraverso l'amore. È colma d'amore. Per lei il nome per meditazione è amore, preghiera." Il testo si basa sui Sutra dell'amore di Sahajo, una monaca illuminata del XVIII secolo.
"Lo Zen è incondizionatamente privo di giudizio: lascia che questa prospettiva penetri a fondo dentro di te. Desidero semplicemente che tu comprenda: ecco tutto! Tutto ciò che serve è la comprensione: lascia che diventi la tua unica legge, perché non ne esistono altre. Tutto ciò che serve è la comprensione, la consapevolezza e la capacità di vedere le cose per ciò che sono." Questo è un libro Zen e non un testo sullo Zen e neppure un trattato. Infatti, Osho parla dall'interno di quell'esperienza che muta radicalmente il senso e il valore del nostro esistere. Le sue parole scorrono fluide, e trasmettono il senso di una totalità che riflette la vita, allorché la mente non la colora di sogni, speranze, aspettative e soprattutto rimpianti per non aver vissuto ciò che l'esistenza offriva, in attesa di un futuro migliore. Ed è proprio la dimensione del presente la novità cui apre la lettura di questi discorsi: perché, quasi per magia, ci si trova immersi in quel "qualcosa" che libera la mente da nebbie e nuvole di pensieri, e soprattutto in ciò che noi siamo in potenza, allorché ci permettiamo di esistere semplicemente. Ed è nella coltivazione di quella potenzialità il mistero di questo libro.
"Questa è la mia sensazione riguardo ognuno di voi. Vivi qui da tempo immemorabile, da un'eternità; è impossibile che tu non abbia mai incontrato quel vuoto, è impossibile che tu non sia mai arrivato dove il mondo finisce. Sei fuggito via; ti faceva troppa paura, era spaventoso, terrificante. Ancora un passo e ti saresti illuminato; ancora un solo passo, uno soltanto. Lo Zen insegna come fare quel passo, come saltare in quel nulla. Quel nulla è il nirvana, quel nulla è il divino. Quel caos non è soltanto caos; il caos è solo un lato del cartello. Sull'altro lato, quel caos si trasforma in un'immensa creatività. È soltanto dal caos che nascono le stelle, è soltanto dal caos che nasce il creato; il caos è un altro aspetto della stessa energia. Il caos è potenziale creativo. Il nulla è l'altro lato del Tutto. Lo Zen consta di un solo passo, è un viaggio che accade in un solo passo. [...] L'intero insegnamento dello Zen consiste in questo soltanto: come compiere il salto nel nulla, come arrivare fino ai confini della tua mente, vale a dire là dove il mondo finisce, come stare in piedi su quel dirupo, fronteggiare l'abisso e non soccombere alla paura, come trovare abbastanza coraggio per fare quell'ultimo salto." (Osho)
"L'uomo è responsabile per se stesso e per il mondo in cui vive," esordisce Osho nelle prime pagine di un'opera che aiuta ad assumersi la piena responsabilità dell'attimo in cui si vive, e che di fatto è l'unica realtà davvero nelle nostre mani. In queste pagine prendono forma la meraviglia, lo stupore, la sacralità che risplende nell'intera esistenza - a detta dei Maestri zen -, rendendo tangibile una realtà altrimenti distorta e offuscata da sogni, speranze, stereotipi e pregiudizi fondamentalmente privi di qualsiasi sostanza. "Lo Zen aiuta a tornare con i piedi per terra: voi tutti vivete appesantiti da un passato che muta il futuro in immaginazioni che impediscono di vedere la realtà per ciò che è. Lo Zen è un invito a guardare lo splendore dell'esistenza, e insegna come immergersi nella verità della vita tornando a coltivare la propria semplicità e la naturalezza." Un aiuto, dunque, a entrare nella propria essenza: quella luce che trasforma le ombre in una danza.
Trasformato dall'incontro con Lai-Kur, un mistico sufi illuminato, Hakim Sanai diventa a sua volta vettore di quella fiamma di consapevolezza che lo aveva risvegliato e il frutto più squisito da lui donato all'umanità è il poema di cui Osho commenta i brani salienti in queste pagine: L'Hadiqa, il Giardino Cintato della Verità. Osho inizia il suo commento con questa affermazione: "Di nuovo, per qualche giorno, ti accompagnerai a una delle anime più grandi mai esistite […]: camminerai su un suolo sacro. Stai molto attento, sii presente e consapevole, in amore, aperto e vulnerabile, in questo caso in te può affiorare qualcosa che può diventare una trasformazione; qualcosa può essere innescato. Ma ricorda: non è qualcosa provocato dall'esterno, non si tratta di una dinamica causa/effetto; ecco perché è al di là di qualsiasi comprensione scientifica. […] Tuttavia, alla presenza del Maestro può accadere. Accade senza essere causato: è una sincronicità". In questo caso i Maestri sono due, ne scaturisce la sensazione tangibile di una dimensione in cui si è assorbiti, un avvento che può risvegliare al nostro vero destino di esseri umani.
In breve
“Gautama il Buddha ha sollevato l’interrogativo principale, la domanda chiave cui si trovano di fronte tutti coloro che hanno la capacità di indagare nel Vero, nella vita, nell’esistenza. Tra tutte le domande, la più importante è: in cosa consiste la vera felicità? Ed esiste una possibilità di realizzarla?” Dopo La mente che mente, La saggezza dell’innocenza e L’avventura della verità, il quarto volume di commenti del maestro contemporaneo al Dhammapada del Buddha.
Il libro
“Gautama il Buddha ha sollevato l’interrogativo principale, la domanda chiave cui si trovano di fronte tutti coloro che hanno la capacità di indagare nel Vero, nella vita, nell’esistenza. Tra tutte le domande, la più importante è: in cosa consiste la vera felicità? Ed esiste una possibilità di realizzarla? La vera felicità è veramente possibile, oppure ogni cosa è soltanto momentanea? La vita è solo un sogno, oppure in essa esiste anche qualcosa di sostanziale? L’esistenza inizia con la nascita e termina con la morte, oppure esiste qualcosa che trascende sia la nascita sia la morte? Infatti, senza l’eterno, la vera felicità non può affatto esistere. Con ciò che è momentaneo la felicità resta qualcosa di evanescente: esiste per un attimo, quello successivo è svanita, e tu vieni lasciato in una profonda disperazione, nell’oscurità più totale. Nella vita comune accade, le cose stanno così nella vita di chi non è risvegliato: ci sono momenti di beatitudine e momenti di infelicità; ogni cosa è confusa in un amalgama senza contorni precisi. Non puoi trattenere gli istanti di felicità che ti accadono: sopraggiungono inaspettati e inaspettatamente scompaiono, tu non li governi minimamente. Né puoi evitare i momenti di infelicità: anch’essi hanno un’esistenza propria, sopraggiungono inaspettatamente e inaspettatamente se ne vanno; tu sei semplicemente una vittima del loro andirivieni. E vivi lacerato tra queste due realtà: felicità e infelicità ti dominano senza lasciarti un attimo di quiete. Vivi lacerato da ogni sorta di dualismi…”
Osho
"Un Buddha è un uomo con il cuore ricolmo di luce; un Buddha è un uomo che è diventato una fiamma, una fiamma eterna che non si estinguerà mai. Ora è inevitabile per lui fugare le tenebre, ma il suo problema è: 'Come fare per diffondere il messaggio?'. Voi avete un linguaggio basato sul dualismo e un Buddha ha un'esperienza radicata nell'assenza di ogni dualismo; voi siete sulla Terra, egli è nel cielo; la distanza è infinita, ma egli deve costruire un ponte per colmarla. Voi non siete in grado di farlo: solo un Buddha può costruirlo. Voi non conoscete affatto il cielo; non conoscete affatto la sua esperienza inesprimibile, la sua esperienza ineffabile: egli le conosce entrambe! Conosce le vostre tenebre, poiché in passato ha vissuto in quelle stesse tenebre; conosce la vostra infelicità, poiché in passato ha vissuto in quella stessa infelicità; ma ora conosce anche la beatitudine della realizzazione suprema, ora conosce il divino. Solo un Buddha può costruire un ponte tra voi e lui, solo un Buddha può creare una connessione che unisca voi e lui."
"Buddha è stato estremamente frainteso, non soltanto dai suoi nemici ma anche dai suoi amici - di fatto, più dai suoi amici che non dai suoi nemici. È stato frainteso più di qualsiasi altra persona al mondo. La ragione è semplice: Buddha è uno dei Maestri più profondi. La sua intuizione è talmente profonda da essere fraintesa, è inevitabile. Io non sto affatto interpretando Buddha, perché non sono un buddhista, non sono un seguace. Ho sperimentato la stessa illuminazione che ha avuto Buddha, quindi quando parlo di Buddha è come se parlassi di me stesso. Il mio non è un commento, non è un'interpretazione. Buddha è soltanto un pretesto per parlare a voi, uno splendido pretesto per comunicare a voi la mia realizzazione. Ricordate sempre che vi sto parlando della mia esperienza. Uso Buddha come un pretesto per mettere in evidenza ciò che io ho compreso e sperimentato. E amo quest'uomo; lo amo immensamente, perché nessuno più di Buddha ha mai toccato simili profondità e ha mai raggiunto tali altezze. Egli rimane l'Everest, la vetta più elevata che la consapevolezza umana abbia mai raggiunto" (Osho).