Come mai dal messaggio di Gesù sono nate tante chiese diverse fra loro, sette pacifiche e violente, movimenti di riforma sociale e utopie rivoluzionarie, visioni sull'imminente fine del mondo e strategie politiche, gruppi capaci di contrastare le ingiustizie sociali e altri accomodanti con il potere? Il libro, adottando un approccio sociologico attento alla storia del cristianesimo, fornisce una risposta, prendendo alla lettera l'inizio del vangelo di Giovanni: in principio era la Parola. La parola è quella data da Gesù alla sua prima comunità; una parola data che diventa oggetto del lavoro della memoria, fonte di controversie davanti alle quali si impone l'idea che solo l'autorità può garantire la verità del messaggio lasciato da Gesù. Tuttavia la formazione di un'organizzazione di tipo gerarchico depositaria della verità - il modello della chiesa -, lungi dal risolvere i conflitti, li ha dilatati attraverso i secoli, sino ai giorni nostri. L'altra forma organizzata, la setta, ha continuato a mettere in discussione il monopolio della parola di Gesù da parte di un'unica autorità. Nella dialettica fra chiesa, sette e movimenti di tipo mistico, il cristianesimo mostra tutta la sua intrinseca capacità di creare movimento nelle società.
Il volume intende porsi come utile e agevole strumento per avvicinarsi a un ambito di studi - la sociologia delle religioni - quanto mai denso di prospettive e di interrogativi su ciò che accade intorno a noi. La ricostruzione delle principali tappe del pensiero sociologico in tema di religione, dai classici come Comte, Durkheim, Weber, Simmel, ai nuovi paradigmi teorici, dalla scelta razionale alla teoria dei sistemi, assieme alla ricognizione dei principali metodi che vengono utilizzati per lo studio empirico dei fenomeni religiosi, fornisce al lettore un'esaustiva panoramica che spazia dal risveglio del sacro al ritorno delle religioni nello spazio pubblico e nelle contese etniche.
Perché l'Islam è diventato in Europa un problema così rilevante nella sfera pubblica? Attraverso un'analisi comparata degli atteggiamenti dei diversi paesi europei di fronte al problema del riconoscimento agli islamici dei diritti di culto e libertà religiosa, emerge una definizione del musulmano quale "altro", simbolo dell'immigrato che si rifiuta di accettare le regole del gioco sociale e politico su cui si fonda la nostra società.
Si può studiare l'islam da un punto di vista sociologico e, con gli strumenti propri della sociologia delle religioni? È possibile capire come si organizzano i rapporti fra religione e società nell'islam senza ridurlo alla sola dimensione politica? A tali domande questo volume cerca di dare una risposta concreta rivisitando la religione islamica con un occhio attento ai singoli aspetti che la caratterizzano, senza mai disgiungerne la specificità e le strutture simboliche dai modi d'inserimento nella società: dall'esperienza del Profeta al problema della successione del suo carisma, dai modelli di organizzazione socio-religiosa al pluralismo delle interpretazioni e delle correnti, a dispetto di una nominale comunanza di fede.