La battaglia di Benevento del 1266 è comunemente presentata come una sorta di malvagio scherzo del destino ai danni di Manfredi, il figlio dell'imperatore Federico II, che venne sconfitto dalle forze di Carlo d'Angiò, al quale riuscì in tal modo di impadronirsi del Regno di Sicilia. A partire dalla narrazione "guelfa" degli eventi, che spiegava la clamorosa quanto imprevista vittoria di Carlo con la sacralità della sua missione, voluta dal papa e benedetta da Dio, ha replicato una versione "ghibellina", appoggiata dall'autorità dantesca, con l'immagine del Manfredi "biondo, bello e di gentile aspetto", che vedeva nella corruzione e nel tradimento dei nobili il motivo della sconfitta dello svevo. Si tratta però di un'immagine deformata che queste pagine vogliono correggere, restituendo tutta la complessità di una vicenda impossibile da ridurre alle letture nazionaliste/regionaliste o clericali/anticlericali del secolo passato.
L'università non è una cittadella fortificata, che custodisce gelosamente il suo sapere: i suoi piani di studio, i suoi progetti di ricerca, i suoi laboratori e le sue biblioteche. È piuttosto il cuore pulsante di una città, di un Paese, di cui promuove lo sviluppo attraverso un processo di implementazione continua della qualità. È questa la terza missione dell'università, che si affianca alla didattica e alla ricerca, e crea un processo irreversibile di cambiamento attraverso una valutazione, che coinvolge tutti a tutti i livelli: culturale, istituzionale e imprenditoriale. L'università sta cercando di superare lo schema tradizionale in cui didattica e ricerca corrono su binari distinti e distanti. La sua principale responsabilità va rivolta alle nuove generazioni, allo sviluppo dei loro talenti, sul piano scientifico-culturale, ma anche sul piano etico-sociale. Per questo la qualità della formazione è l'oggetto privilegiato, anche se non esclusivo, della ricerca di ogni docente, che deve imparare a valutare se stesso, quello che fa, come lo fa e perché lo fa. Non sorprende che la valutazione sia vissuta con una certa "ansia"; in realtà rappresenta un potente fattore di confronto e di cambiamento; una risposta concreta alla crescente esigenza della qualità, necessaria per promuovere riforme che consentano di recuperare competitività a livello internazionale. Il testo vuole rendere più comprensibile l'attuale sistema universitario.
La elección de casarse y construir una vida familiar es aún hoy una fuerza vital que sostiene a las demás realidades que integran nuestras socie­dades: desde la procreación de los hijos a su educación, desde el trabajo cui­dando de los más débiles a la acogida en familia del otro con todas sus carac­terísticas peculiares. En este sentido, la familia no es antagonista de nadie, ni entra en conflicto con otros intereses de la sociedad. La gran variedad de culturas, situaciones y tradiciones que inevitablemente se confrontan al ha­blar de la familia, manifiesta que la fa­milia tiene su raíz en la humanidad de los hombres de todos los países y de todas las culturas; no es fruto de las leyes, es algo que pertenece a la natu­raleza humana: en otras palabras, la fa­milia está ahí y seguirá siempre; ciertamente, no ha desaparecido.
Un'isola uncinata al cielo con le sue rocce plutoniche, attracco difficile, fuori dai tracciati turistici, dove buca il cielo un faro tuttora decisivo per le rotte che legano Oriente e Occidente. Paolo Rumiz, viandante senza pace, va a dividere lo spazio con l'uomo del faro, con i suoi animali domestici: si attiene alle consuetudini di tanta operosa solitudine, spia l'orizzonte, si arrende all'instabilità degli elementi, legge la volta celeste. Gli succede di ascoltare notizie dal mondo, e sono notizie che spogliano l'eremo dei suoi privilegi e fanno del mare, anche di quel mare apparentemente felice, una frontiera, una trincea. Il faro sembra fondersi con il passato mitologico, austero Ciclope si leva col suo unico occhio, veglia nella notte, agita l'intimità della memoria (come non leggere la presenza familiare della Lanterna di Trieste), richiama, sommando in sé il "gesto" comune delle lighthouse che in tutto il mondo hanno continuato a segnare la via, le dinastie dei guardiani e delle loro mogli (il governo dei mari è legato all'anima corsara delle donne), ma soprattutto apre le porte della percezione. Nell'isola del faro si impara a decrittare l'arrivo di una tempesta, ad ascoltare il vento, a convivere con gli uccelli, a discorrere di abissi, a riconoscere le mappe smemoranti del nuovo turismo da crociera e i segni che allarmano dei nuovi migranti, a trovare la fraternità silenziosa di un pasto frugale.
Il Po, anzi Po senza articolo, è il grande fiume, il fiume per eccellenza. Sembra facile collocarlo, leggerlo sulle carte, menzionarne la storia. Invece no. Forse ne sappiamo pochissimo, e conoscerlo significa lasciarlo apparire là dove muore un mondo perché un altro nasca. Paolo Rumiz ci racconta che quando gli argonauti, lui e il suo equipaggio, hanno cominciato a solcarne le acque è andata proprio così: Po visto dal Po è un Dio Serpente, una voce sempre più femminile irruente e umile, arrendevole e solenne, silente fra le sue rive deserte. Paolo Rumiz sa fare del Po un vero protagonista, per la prima volta tutto narrato a fior d'acqua, in un abbandono dei sensi inedito, coinvolgente, che reinterpreta i colori delle terre e dei fondali, i cibi, i vini, i dialetti, gli occhi che lo interrogano, lo sfiorano, lo scrutano. E poi ci sono gli incontri con il "popolo" del fiume, ma anche con personalità legate dall'amore per il fiume come la cacciatrice di luoghi Valentina Scaglia, il raffinato corsaro Paolo Lodigiani, il traghettatore dantesco Angelo Bosio, il collezionista di immagini Alessandro Scillitani, l'amico dei venti Fabio Fiori, l'esploratore Pierluigi Bellavite, lo scrittore Valerio Varesi e l'amico Francesco Guccini. Cominciata come reportage e documentario, l'avventura sul Po è diventata un romanzo, un viaggio interiore, un'avventura scavata nell'immaginazione, carezzata da fantasmi, a due passi dall'anima.
Un tema sterminato è il soggetto di queste pagine: un tema di angosciante attualità che chi scrive non avrebbe mai pensato di affrontare, non solo per la sua illimitata vastità, ma per la convinzione che mai più esso sarebbe divenuto di agghiacciante rilievo dopo la conclusione della Seconda guerra mondiale... Le pagine di questo volume non contengono alcun catalogo, pur incompletissimo, delle distruzioni occorse nelle tempeste della storia, ma solo dati, parziali e imperfetti, e riflessioni, personali e forse arbitrarie, su alcune tra le tante di quelle distruzioni e su alcuni, tra i tanti, modi con cui gli uomini, da un lato, hanno provato, già in un passato lontano ma soprattutto in un passato vicino e nel presente attraverso i recuperi prodotti dall'archeologia, a far fronte ai degradi e alle perdite del patrimonio culturale e, dall'altro, si sono posti di fronte ai ritrovamenti, occasionali o ricercati, di beni del patrimonio culturale materiale andati perduti... Queste pagine sono dedicate, in segno di deferente e commosso omaggio, alla memoria di chi ha eroicamente sacrificato la propria vita per proteggere i resti splendidi e immortali di una delle più affascinanti città del mondo antico, Palmira, città martire del patrimonio mondiale: Khalid al-Asaad, conservatore per oltre quaranta anni della città di Zenobia, conoscitore impareggiabile dei suoi tesori d'arte, ambasciatore nel mondo delle sue sfolgoranti bellezze, un giusto.
Qual è stata la prima volta che ho incontrato Dio? Con questa domanda Paolo Curtaz apre una nuova serie di letture bibliche intorno al tema giubilare della misericordia. "Forse che la donna si dimentica del suo lattante, cessa dall'aver compassione del figlio delle sue viscere? Anche se si dimenticasse, io non ti dimenticherò". Dio è misericordia, una parola che sin dalle antiche Scritture sta a indicare la pietà e la compassione unite allo slancio fisico, all'azione in soccorso di colui per cui si provano questi sentimenti. Intrecciando la meditazione su testi dell'Antico e del Nuovo Testamento con testimonianze contemporanee di uomini e donne che hanno incontrato la misericordia del Signore nella propria vita, questo libro diventa un'ottima occasione per conoscere un po' più da vicino il vero volto di Dio.
Le famiglie ferite sono al cuore dei problemi della chiesa e della società di oggi. Lo dimostra l'elevato numero di separazioni e di divorzi, con le conseguenti sofferenze dei coniugi e dei figli. Ma anche la consistente presenza e la costante crescita di coppie lacerate dalla crisi, di coppie conviventi e di unioni civili, soprattutto tra coloro che si professano credenti. La pastorale non può più ignorare questa realtà e così trascurare le evidenti fragilità che connotano la vita sponsale e il contesto familiare. Allo stesso tempo, non deve creare confusione e disorientamento con interventi poco chiari e ambigui. Di fronte a questo scenario complesso, gli autori, forti della loro esperienza di servizio presso l'Ufficio Nazionale per la Pastorale della Famiglia, tracciano un percorso nitido e incoraggiante. Partono dall'analisi storica e antropologica alla base della crisi coniugale e familiare attuale, e aprono una serie di piste di riflessione circa il modo di accogliere e accompagnare le famiglie in difficoltà.
Si tratta di un testo, di ricerca e approfondimento, che ripercorre i punti di vista e le posizioni in merito al rapporto tra guerra / pace e Vangelo nel corso del tempo (dal dopoguerra a oggi). Il lettore è condotto alla comprensione del concetto di "nonviolenza", attraverso le parole dei suoi sostenitori (Jean e Hildegard Goss in prima linea), i documenti conciliari e le dichiarazioni dei papi (da Giovanni XXIII a Francesco). In questo modo la scelta della pace diventa fondata e consapevole, si fa compito e impegno per il futuro. L'obiettivo è quello di stimolare una presa di posizione data da un'adeguata conoscenza dei fatti. Il racconto diretto, la documentazione e le testimonianze di voci diverse permettono di acquisire una conoscenza storica dello sviluppo della tematica in oggetto nella Chiesa e nella società. In appendice interviste a Luigi Bettazzi e Giovanni Franzoni.
Nell'882 dopo Cristo dodici giovani "belle e fulgide di virtù", scelte nelle province imperiali e nella capitale, giungono al Grande Palazzo di Costantinopoli, la Città Regina del Medioevo cristiano. L'imperatore Basilio ha ordinato di cercarle perché una tra loro venga eletta a moglie e compagna di suo figlio, il co-imperatore Leone. Quello che si svolge nelle segrete stanze è un vero e proprio concorso di bellezza, dal quale esce vincitrice l'ancora adolescente (e ben presto santa) Teofano Martinakia.
Ma chi è lo sposo? Chi è Leone? Definito sophotatos, cioè "sapientissimo", già dai contemporanei, Leone è un sedicenne dall'ingegno brillante e dalla vasta dottrina, intento a perfezionare la propria istruzione sotto la guida dei migliori maestri del tempo.
Designato quale successore di Basilio sul trono di Costantinopoli, Leone viene costretto alle nozze: un matrimonio non d'amore, ma dettato da intenti dinastici e destinato a naufragare nel volgere di pochi anni fino alla prematura scomparsa di Teofano.
A queste nozze ne seguiranno altre, rispettivamente con Zoe "Zautzina", donna amata e di forte personalità, con Eudocia Baiane dalla "bellezza anatolica" e con Zoe dagli Occhi Neri, la sola a dare al sophos basileus l'erede tanto desiderato, il futuro Costantino Porfirogenito. Tre matrimoni segnati da lutti, perdite e soprattutto dallo scontro acceso e prolungato con il patriarcato di Costantinopoli. Infatti, per poter accedere di volta in volta a nuove nozze, Leone, esperto come nessuno «delle leggi e dei canoni», non esita a entrare in conflitto con la Chiesa che gli contrappone invece accuse di «sozzura» e di «abominio».
Sul modello del grande Giustiniano, che aveva elevato un'attrice, Teodora, all'onore di augusta, Leone modifica quindi le leggi, promulga regole ed enuncia norme sempre nuove attraverso le quali, oltreché imporre il proprio volere, rimarca il valore supremo della potestas imperiale. La lotta con i vertici ecclesiastici si concluderà a suo favore, ma da questo scontro emergerà una verità che trascende i destini individuali dei protagonisti. La vita infatti, minacciata dalle malattie e dalla morte anche negli spazi eletti di Palazzo, alla fine scompagina i progetti vagheggiati dagli uomini, rifugge la ragion di Stato e si rivela fragile, instabile e irriducibile a ogni tentativo di normalizzazione.
Con Le quattro mogli dell'imperatore Paolo Cesaretti, sulla scorta di un'ampia ricognizione delle fonti, ci offre uno straordinario affresco della corte bizantina e un'analisi raffinata che arriva al cuore delle dinamiche del potere.
In questo libro troviamo tutta la passione, l'esperienza, la competenza e il rigore scientifico che può offrire l'attento lavoro di figure specializzate come le consulenti professionali in allattamento IBCLC. Il prestigioso diploma IBCLC (International Board Certified Lactation Consultant) è riconosciuto a livello internazionale e offre garanzia di una preparazione specifica di alto livello e di aggiornamento costante. Avendo alle spalle anni di lavoro a contatto con donne in gravidanza e durante l'allattamento ed essendo loro stesse madri, le autrici riescono a creare con le lettrici un rapporto speciale, fatto della complicità e della comprensione tipiche di chi conosce perfettamente quali sentimenti ed emozioni può provare una neo-madre, proprio perché ha vissuto in prima persona questa esperienza.
Questo libro era nato come continuazione de "La virtù dell'elefante", che di nuovo ha fatto conoscere Paolo Isotta storico della musica e lo ha rivelato protagonista della letteratura italiana. Isotta avrebbe dovuto fare qualche correzione, parlare di qualche amico vecchio e nuovo, di qualche altro libro letto, di qualche film visto, di musica ascoltata. Però quando ha incominciato a scrivere non immaginava che quest'opera possedesse una volontà propria e, nel breve giro della stesura (da gennaio a luglio del 2015), la affermasse progressivamente. Così "Altri canti di Marte" è la serie di aggiunte e correzioni promessa; ma contiene anche le più profonde riflessioni dell'autore sulla musica: scritte adesso ed ex novo. Vi sono le pagine sui prediletti Alessandro Scarlatti, Haydn, Mozart, Beethoven, Schubert, Cajkovskij, Verdi; e una "lettura" del "Parsifal" di Wagner che apporta nuova luce sul capolavoro. Ma l'indagine di Isotta si è rivolta particolarmente al Novecento musicale: i capitoli più densi sono quelli su George Enescu, Karol Szymanowski, Franco Alfano, Ottorino Respighi e Gino Marinuzzi, che fin qui nessuno aveva considerato addirittura come fra i sommi compositori del Novecento.