A partire dall'esperienza clinica, giuridica, sociale e didattica degli autori, il libro Famiglie in Tribunale affronta, in chiave multidisciplinare, alcuni dei temi più rilevanti che riguardano le famiglie coinvolte in percorsi giuridici e giudiziari. Gli autori illustrano, con un approccio teorico-pratico, teorie, metodi e interventi sul funzionamento familiare e la conflittualità di coppia, proponendo modelli di azione volti a salvaguardare i diritti e i bisogni dei figli nonché esempi di casi di studio che "danno voce" alla storia del minore e della sua famiglia nella relazione con il Tribunale. I diversi contributi di docenti universitari ed esperti del settore rappresentano uno strumento utile sia per gli studenti di discipline psicosociali e giuridiche in corso di formazione sia per i professionisti che, a vario titolo, sono chiamati a lavorare con le famiglie nell'ambito della tutela minorile al fine di promuovere insieme il migliore interesse dei minori.
Il volume, progettato sia per scopi didattici sia per finalità di approfondimento, declina il tema della partecipazione in una dimensione comunitaria, delineando un approccio psicosociale ai processi partecipativi che trova nella comunità territoriale sia il luogo fisico in cui essi possono esplicarsi e produrre i propri effetti, sia una delle loro radici. Il percorso concettuale che coniuga "comunità e partecipazione" si articola in tre passaggi. Il primo offre una lettura della "comunità", tanto sul versante teorico - distinguendo tra territori, luoghi e comunità, unità psico-socio-spaziali che possono sovrapporsi, coincidere e talvolta disgiungersi - quanto sul versante operativo, attraverso l'analisi empirica della stessa. Il secondo si dedica all'esame di alcune "interfacce" psicologiche tra le persone e le comunità, e del ruolo che esse giocano nell'attivare l'azione e la spinta partecipativa: l'attaccamento e l'identificazione con i luoghi che si abitano, il senso di appartenenza alla comunità in cui si vive, la capacità di relazionarsi a essa in chiave trasformativa e di empowerment, sono tutti fattori che contribuiscono a definire i modi con cui le persone si relazionano alla collettività prossima, anche in termini di impegno attivo e di azione. Il terzo passaggio affronta la "psicologia della partecipazione", trattando la fenomenologia delle diverse forme di partecipazione, i rispettivi moventi e gli esiti che producono per le persone e le comunità. Andando oltre le forme convenzionali della partecipazione politica, il volume si occupa dei processi di attivismo dal basso (azione collettiva), dell'impegno civico e sociale che si manifesta principalmente nelle pratiche dell'associazionismo e del volontariato e della variante istituzionalizzata della partecipazione, che si basa sull'interlocuzione attiva tra cittadini e amministrazioni locali e sul coinvolgimento della cittadinanza nelle decisioni di interesse collettivo.
Viviamo in un mondo fatto di organizzazioni: dalla nascita in un ospedale fino alla sepoltura in un cimitero la nostra vita è scandita dalla loro presenza. Siamo istruiti, assunti, intrattenuti da organizzazioni. Forse faremmo meglio a capire come funzionano davvero queste strane creature! Per mezzo secolo Mintzberg ha cercato di fare proprio questo. Le ha osservate e studiate da vicino, in alcuni casi ha dato loro consigli e le ha aiutate a uscire da periodi di difficoltà. In questa sua nuova tappa della sua decennale ricerca lo studioso americano offre ai lettori un magistrale aggiornamento e un ripensamento di oltre cinquant'anni di riflessioni. Credere che esista un modo migliore di tutti gli altri per strutturare le organizzazioni è il modo peggiore per farlo. Occorre invece riconoscere che esistono diverse specie di organizzazioni. Mintzberg ne individua sette: dall'impresa personale alla grande organizzazione che agisce come una macchina programmata, dall'assemblea che unisce vari professionisti alla start-up centrata su progetti pionieristici. All'interno di ogni forma organizzativa agiscono quattro forze elementari (consolidamento, efficienza, conoscenza e collaborazione), ognuna delle quali tende a essere predominante in una specifica forma organizzativa, mentre tre forze aggiuntive (separazione, cultura e conflitto), in talune circostanze, possono prevalere in tutte le forme. In generale, le forze fissano le forme per impedire loro di andare fuori controllo, creano degli ibridi e guidano le trasformazioni lungo l'intero ciclo di vita delle organizzazioni. Non troverete una guida migliore di questa per capire, modellare e migliorare queste creature straordinariamente varie e complesse a cui tutti noi (a tutti i livelli) dobbiamo il nostro modo di vivere. Henry Mintzberg, il grande saggio del mondo delle organizzazioni, fornisce una mappa disincantata, a tratti ironica, sempre penetrante, delle forme e delle forze che danno vita a queste realtà in cui tutti noi ogni giorno ci imbattiamo, entro cui troviamo la nostra personale realizzazione, per le quali soffriamo o con cui ci scontriamo.
"Oltre l'apprendimento. Un'educazione democratica per umanità future" è una raccolta di riflessioni che, nel loro insieme, costituiscono una teoria sull'educazione o, come argomenta l'autore, un modo di comprenderla e accostarvisi, proponendosi come strumento fondamentale per (futuri) educatori e insegnanti. Molte pratiche educative presuppongono una determinata idea di ciò che significa essere umani e condurre un'esistenza umana: lo scopo dell'educazione diviene in questo modo la produzione di particolari soggettività e identità, come la persona razionale, l'individuo autonomo o il cittadino democratico. "Oltre l'apprendimento" si chiede che cosa può accadere all'educare se consideriamo la domanda sull'essere umani come radicalmente aperta: come una domanda cui si può cercare risposta solo nel mentre del percorso educativo e non prima. Il volume propone un modo diverso di concepire l'educazione, che si incentra sui modi in cui gli umani vengono al mondo come esseri unici attraverso risposte responsabili a ciò e a chi è altro e diverso. "Oltre l'apprendimento" solleva riflessioni cruciali sulla pedagogia, sull'idea di comunità e sulla responsabilità educativa, supportando gli educatori nel comprendere cosa comporta impegnarsi per un'educazione veramente democratica. Nel 2008 il volume si è aggiudicato il Critics' Choice Book Award dell'American Educational Studies Association.
Questo volume rappresenta la sintesi delle novità psicoforensi in seguito alla riforma Cartabia che ha introdotto significativi cambiamenti nel diritto di famiglia. L'ascolto della persona minorenne nei procedimenti di separazione, divorzio e affidamento diventa una prerogativa del Giudice, il quale avrà maggiori responsabilità nel prendere provvedimenti a tutela dei figli. La riforma, per la prima volta, introduce il tema del rifiuto del figlio di incontrare un genitore. Un tema molto dibattuto che si è sviluppato nel corso degli ultimi anni intorno alla teoria controversa dell'alienazione parentale, che nel libro viene affrontato alla luce delle novità normative. Il volume esamina, tra l'altro, l'ambito della consulenza tecnica d'ufficio con l'introduzione della previsione dell'esame di personalità dei genitori in alcuni casi specifici e di particolari tutele nei casi di allegazioni di denunce. Ampio spazio viene dato anche al tema della valutazione della capacità di discernimento, della coordinazione genitoriale, dell'intervento sulla famiglia divisa da parte dei Servizi Sociali o del Servizio Sanitario Nazionale, con un'ampia finestra dedicata ai trattamenti psicologici imposti dal Tribunale ai genitori separati e agli incontri vigilati tra genitori e figli. Per il suo taglio pratico, è questo un testo di riferimento fondamentale per psicologi, neuropsichiatri infantili, avvocati, assistenti sociali e magistrati.
Nell'affrontare la deontologia della professione di psicologo occorre prima di tutto ricordare che in questa professione, come in nessun'altra, la deontologia è costitutiva della competenza: in psicologia il principale strumento di intervento è la qualità della relazione con i soggetti assistiti, e dunque anche una semplice trascuratezza degli aspetti deontologici della relazione produce per definizione un intervento incompetente. Per questa ragione la deontologia della professione di psicologo si presenta come un sistema a più dimensioni, nel quale convergono elementi di etica, di diritto e di teoria della tecnica; e addentrandosi ancora più in profondità in queste aree tematiche, ci si trova confrontati con elementi di antropologia simbolica (come si forma un criterio diffuso nella comunità professionale, che diventa una prassi corrente prima ancora di essere codificato?); di semiotica (come un criterio, sia esso imposto dall'alto o spontaneamente condiviso, diventa regola scritta?); di psicologia del senso comune (come viene recepita dai professionisti la regola nelle applicazioni concrete?). Certamente la deontologia risponde a una epistemologia della complessità, e sarebbe ingenuo e fuorviante affrontarla secondo modelli lineari. Per questo l'Atlante è stato immaginato secondo una modalità espositiva che integra alla scrittura testuale anche schemi grafici, mappe concettuali e immagini iconiche: queste ultime quale aiuto alla comprensione e supporto alla memorizzazione.
Leggere l'evoluzione del sistema mediatico attraverso le lenti delle aziende editoriali, delle piattaforme web e social, delle Authority, degli studiosi, dei giornalisti, dei comunicatori e delle nuove figure professionali impegnate nel settore è quanto si è cercato di fare in questo volume. Dar vita a un "coro polifonico" rappresentativo di tutte le anime e identità che popolano l'ecosistema mediale significa offrire ai decisori istituzionali un'analisi non superficiale per valutare possibili interventi legislativi e nuove linee guida finalizzate a governare al meglio gli urti dei cambiamenti indotti dalla digitalizzazione. La multidisciplinarità che anima questa pubblicazione può diventare un sistematico approccio istituzionale alla delimitazione dei confini del terreno di gioco. Scrivere le regole tutti insieme, con una visione prospettica che guarda al futuro senza cedere alla schiavitù del presentismo, vuol dire applicare alla democrazia della Rete il metodo socratico della maieutica. Agevolare, con umiltà e sensibilità al benessere collettivo, la graduale emersione di stimoli costruttivi può orientare l'evoluzione della dimensione digitale verso radiosi approdi, nel segno dell'equità, dell'inclusività e dell'ottimizzazione delle potenzialità di ciascuno.
Nell'era della net-society, fotografare la complessità sociale impone all'osservatore la continua regolazione cognitiva dei suoi strumenti di "cattura del mondo". La transizione digitale in atto necessita dell'utilizzo di chiavi di lettura e di operatività differenti, capaci di tener conto dei rischi e delle opportunità che la società dopo-moderna porta con sé. La pandemia da Covid-19 e la guerra sul fronte russo-ucraino hanno di fatto vincolato e determinato le stesse politiche di welfare europee, che non sempre sono state capaci di fronteggiare le sfide esistenti. Anche la Brexit ha imposto una ridefinizione dei rapporti tra i diversi Stati europei, generando non poche problematicità. La polimorfa Europa, per la sua composizione così differente, si trova così a dover realizzare il modello sociale europeo che ancora oggi risulta essere in fieri. Attualmente, infatti, esistono una molteplicità di modelli di welfare, più o meno generosi, che si differenziano tra loro per i destinatari, le fonti di finanziamento, il livello delle prestazioni. L'utilizzo del Metodo Aperto di Coordinamento-MAC sarà funzionale proprio alla realizzazione del raccordo delle politiche sociali europee individuando le best practices implementate a livello nazionale. Il processo di pianificazione, ampiamente ripreso dalle strategie europee e mondiali, come Europa 2020 e Agenda 2030, sarà l'elemento cardine che potrà consentire il raggiungimento di obiettivi strategici. Sostenibilità, inclusione e coesione sociale, cittadinanza attiva e sussidiarietà sono gli obiettivi imprescindibili per la realizzazione di sistemi di welfare capaci di realizzare il passaggio dalla protezione alla responsabilità sociale e di fronteggiare le sfide dell'era globale.
Nel costrutto di inclusione, oggi al centro del dibattito della comunità scientifica nazionale, confluiscono numerose aree di eterogeneità, concettuali e operative. Il volume rispecchia appieno tale complessità e multidimensionalità. Il testo, infatti, dà voce a una varietà di ricerche, esperienze e riflessioni teoriche sulle istanze di una educazione inclusiva declinata in tre diversi ambiti: scolastico, accademico ed extra-scolastico. Una particolare attenzione viene rivolta ai fondamenti e ad alcune strategie e interventi specifici promettenti per una didattica inclusiva a scuola. Contemporaneamente vengono messi a fuoco i principi giuridici e pedagogici su cui si radica l'inclusione in università, illustrate esperienze virtuose in proposito e discussi alcuni iter formativi dei professionisti dell'inclusione. È esplorato infine il tema della piena inclusione sociale delle diverse forme di marginalità, assumendo la prospettiva che deve caratterizzare l'azione degli educatori e degli altri operatori nel sociale, nell'ottica di una più ampia partecipazione delle persone con disabilità nei differenti domini della qualità della vita. Un libro che restituisce approfondimenti, suggestioni, indicazioni, proposte, promuovendo un legame ricorsivo e generativo tra ricerca, pratiche e nodi concettuali e fornendo strumenti di lavoro per gli operatori del settore che si occupano di processi inclusivi, a tutti i livelli e nei vari contesti.
Viktor Frankl, psichiatra, fu deportato nel settembre del 1942 a Theresienstadt, in Boemia, per poi essere trasferito ad Auschwitz, a Kaufering III e quindi a Türkheim. Scampò alla morte, ma perse le persone più care. Rientrato a Vienna dettò in soli sette giorni le sue memorie. Ciò che ne scaturì è questo libro. Un libro che ha influenzato la vita di un numero enorme di persone. Tradotto in quarantadue lingue, ha venduto più di dieci milioni di copie. Non è un trattato, ma neppure un semplice memoriale della deportazione. È un documento umano di straordinario valore, il cui successo non è dovuto tanto all'oggetto del discorso, quanto alla particolarissima prospettiva con cui viene affrontato e al profondo messaggio che trasmette: la vita vale la pena di essere vissuta in qualunque situazione e l'essere umano è capace, anche nelle peggiori condizioni, di "mutare una tragedia personale in un trionfo". Proprio questo aspetto costituisce uno dei motivi della inossidabile attualità dello scritto di Frankl: esso, infatti, pur narrando i tragici eventi a cui si riferisce, li trascende per incentrarsi sull'esplorazione della natura umana e delle sue potenzialità. E, in questo senso, ciò che dice vale non solo per l'esperienza della detenzione, ma anche per tutte le altre "situazioni-limite" (la sofferenza, la malattia, la disabilità, il lutto, ecc.) che sfidano la capacità umana di resistere e di sopravvivere. L'enorme sofferenza poteva spegnere in Viktor Frankl l'amore per la vita oppure farlo divampare come un fuoco inestinguibile. Sono passati settant'anni da quando queste pagine hanno visto la luce per la prima volta. Bruciano ancora. Presentazione di Daniele Bruzzone.