"Chiudo gli occhi su questa terra dolorosa, drammatica e magnifica, chiamando ancora una volta su di essa la divina Bontà. Ancora benedico tutti. Roma specialmente, Milano e Brescia. Alla Terra santa, la Terra di Gesù, dove fui pellegrino di fede e di pace, uno speciale benedicente saluto. E alla Chiesa, alla dilettissima Chiesa cattolica, all'umanità intera, la mia apostolica benedizione." (dal Testamento di Paolo VI)
Queste pagine - scrive Chiara Montini, che ha distillato la scelta delle lettere di Giovanni Battista Montini dal Carteggio completo - «raccolgono una selezione di pensieri, riflessioni personali, spunti che si amplificano quasi in preghiere ed invocazioni, sollecitazioni a seguire un determinato cammino, analisi di comportamenti, illuminazioni chiarificatrici del carattere, introspezioni, considerazioni lucide su eventi del tempo, dichiarazioni di affetti e di legami d'amicizia». Una sintesi, intima e affettuosa, che è anche un invito alla conoscenza di questa figura straordinaria e, attraverso essa, stimolo alla spiritualità e alla devozione.
«Ogni individuo ha diritto ad un tenore di vita sufficiente a garantire la salute e il benessere proprio e della sua famiglia, con particolare riguardo all’alimentazione, al vestiario, all’abitazione, e alle cure mediche e ai servizi sociali necessari». È con la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo del 1948 che inizia la lunga battaglia − non ancora conclusa − contro la fame, il più grande genocidio silenzioso di tutti i tempi. Come tutelare il diritto fondamentale di ogni individuo a una adeguata nutrizione? E garantire quantità e qualità nell’alimentazione? Il sistema attuale di produzione alimentare è davvero sostenibile? Risponde a quesiti di rilevanza fondamentale un’etica del cibo, che analizza problematiche e propone soluzioni, volte ad assicurare la libertà dalla fame e il diritto al cibo, sensibilizzando sulla questione ambientale. In gioco il futuro stesso dell’umanità.
PAOLO GOMARASCA è professore ordinario di filosofia morale alla Facoltà di Scienze Politiche e Sociali dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Fa parte del comitato direttivo del Transdisciplinary Research on Food Issues Center (TROFIC) e del Centro di ricerca Relational Social Work (RSW) della medesima Università. È membro del Forum Lacaniano in Italia (FLAI) e dell’Internationale des Forums du Champ Lacanien. Tra le sue pubblicazioni: Enjeu cartésien et philosophie du corps (Peter Lang, 2012), Con l’inchiostro e il pennello. Lacan e Shiato (Mimesis, 2017).
Perché distruggiamo anche ciò che è buono? Cosa possiamo fare per rimediare alla distruzione? Cosa significa attraversare il male? In che relazione stanno riparazione e speranza? Sono alcune delle domande alle quali il volume cerca di rispondere. Il problema che si pone anzitutto al centro dell'attenzione è quello della distruzione che esercitiamo verso ciò da cui dipendiamo. La distruzione diventa fonte di un'angoscia che è tanto più grande e spaventosa quanto più viene rivolta contro ciò di cui abbiamo bisogno per esistere. D'altro canto, se non fossimo capaci di rimediare in alcun modo agli attacchi distruttivi di cui siamo responsabili, rimarremmo chiusi per sempre all'interno del male e della colpa angosciante che a noi si riconduce. Il libro, delineando un'etica del riparare, analizza l'intenzionalità riparativa nelle sue dinamiche fondamentali e nelle sue fondamentali applicazioni pratiche: la cura della sofferenza altrui, la rigenerazione e la salvaguardia della natura, lo studio e la trasmissione della cultura, la restaurazione della giustizia, sono tutte modalità secondo cui operiamo la riparazione del bene in opposizione all'accadimento del male. E sono, queste, anche le forme principali che assume il nostro più concreto impegno etico per un mondo migliore.
"Cristo è veramente presente in anima, corpo e divinità nel mistero eucaristico che Paolo vi intende sottolineare quale Mistero della fede della Chiesa. Questa enciclica presenta l'Eucaristia quale tesoro prezioso da conoscere, custodire e annunciare". (dall'introduzione di Ettore Malnati)
"L'Evangelii nuntiandi è il documento pastorale più grande che sia mai stato scritto fino a oggi." (Papa Francesco)
"L'attualità dell'enciclica Populorum progressio di Paolo VI è dimostrata dalla sua continua ripresa nel Magistero sociale fino a oggi, ma anche dalla individuazione della categoria di 'sviluppo dei popoli', che ha creato una storia straordinaria - dentro e fuori la Chiesa - di cooperazione allo sviluppo e che rimane uno dei criteri economici, politici e sociali per leggere e governare la situazione del mondo dei poveri di oggi." (dall'Introduzione di Gian Carlo Perego)
"Credo che la forza della Ecclesiam suam consista nell'aver saputo ricondurre all'essenziale fede e vita cristiana sul tema della parola. Certamente, la parola di Dio, la rivelazione, da cui soltanto discende la capacità della Chiesa a parlare e annunciare, a comunicare e testimoniare. Ma poi, in particolare, il parlare umano, il parlare della Chiesa. Proprio questa concentrazione sulla parola, sul messaggio, sul dialogo, esprime al meglio la vocazione della Chiesa e cerca di rendere la Chiesa a un tempo 'più divina' e 'più umana', in piena rispondenza al Cristo, parola di Dio fatta carne, uomo che ha parlato come nessun altro uomo mai." (dall'Introduzione di Enzo Bianchi)
I gatti sono imprescindibili per comprendere la visione teologica di Paolo De Benedetti - avverte la sorella Maria in apertura a questa galleria di poesie e disegni, dove ogni gatto svela un tratto unico della sua storia e, insieme, comune all'intera umanità. I gatti descritti da Paolo De Benedetti - ironici, buffi, stralunati - e illustrati da Maria Lojacono, per questa nuova edizione ampliata con testi inediti, riflettono un poco di grazia celeste e lo spirito stesso della creazione, l'Eden perduto e il Paradiso che ci attende, rivolgendosi ai bambini, a chi crede, a chi non crede ma non può non sperare. I gatti raffigurati, con l'espressione dei loro occhi, delle code, dei baffi, ci consolano e insieme ricordano che la loro anima, come quella di ogni creatura sulla terra, non va perduta. Prefazione di Giusi Quarenghi. Nota introduttiva di Maria De Benedetti. Introduzione di Ilario Bertoletti.
Da dove vengono figure e miti della nostra vita quotidiana? Molto spesso da fonti greche e latine. - I conflitti e le ambivalenze nei rapporti tra genitori e figli, le gelosie tra fratelli, la contrapposizione tra il ruolo maschile e quello femminile nella società, gli entusiasmi generosi dell’adolescenza si rispecchiano nelle antiche vicende di Edipo e Clitennestra, di Atreo, degli eroi, delle Amazzoni, ecc. - L'attualità del mito è resa evidente dal suo persistere nel linguaggio quotidiano, con espressioni come: “la tela di Penelope,” “il letto di Procuste”, “il tallone di Achille”. - Un libro per tutti, con 16 immagini a colori.
La filosofia delle relazioni oggettuali che qui viene presentata intende essere anzitutto una teoria generale del rapporto che l'Io intrattiene col mondo. Determinandosi in questo modo, però, essa mostra di essere fin da subito anche un'antropologia trascendentale e un'etica fondamentale. Da sempre, infatti, ci troviamo a pensare il mondo senza indifferenza, perché gli oggetti di cui esso si compone sono sempre qualcosa che desideriamo o che all'opposto avversiamo. Il mondo, dunque, ci appare fin da subito sotto il segno della bontà oppure sotto quello della malvagità. E lo stesso si deve dire di quegli oggetti speciali che il mondo tiene in sé e che sono gli altri-Io. Il senso dell'amare e dell'odiare, dell'accogliere e del respingere, del distruggere e del riparare, si stabilisce a partire soprattutto dalla capacità di riconoscere, con verità, il bene ed il male che dagli altri-lo viene o può venire. In questo modo, lo sviluppo della più ampia società umana si regge sulla capacità di non presupporre sempre e comunque la malvagità altrui: soltanto un pensiero capace di autentica gratitudine è in grado di porre un freno al dilagare dell'invidia e dell'avidità che impediscono la crescita di un mondo più giusto. D'altra parte, l'odio distruttivo, al culmine del quale si trova il terrorismo, domina proprio quel pensiero che vede solo aggressione e malvagità intorno a sé, e che, pertanto, non sa più esser grato a nessuno. Al contrario, la filosofia delle relazioni oggettuali intende infine svilupparsi come un'etica del riparare: quando l'odio ha colpito ciò che non si sarebbe dovuto colpire, riparare è il nome che assume il nostro ultimo dovere e la nostra ultima speranza.