L’idea di procedere all’edizione di un nuovo catalogo scientifico delle sculture dei Musei Capitolini è nata nel contesto dei profondi cambiamenti che hanno interessato il Campidoglio negli anni a cavallo del Giubileo del 2000 e ha risposto all’esigenza di dare avvio a un necessario e sistematico aggiornamento dei due volumi curati da Henry Stuart Jones e dedicati al Museo Capitolino del Palazzo Nuovo (1912) e al Palazzo dei Conservatori (1926). Il nuovo catalogo, edito in più volumi a cura di Eugenio La Rocca e Claudio Parisi Presicce, si ispira all’edizione novecentesca nella ripresa dello schema della descrizione secondo l’odierna collocazione delle sculture e parte dalla trattazione degli allestimenti del Palazzo Nuovo in Campidoglio. Il primo volume della serie, pubblicato nel 2010, è stato dedicato alle statue del piano terra, dello scalone e della Sala del Galata. Il secondo raccoglie le opere conservate nella Sala del Fauno e nel Salone, tra cui si segnalano alcune delle sculture più celebri delle collezioni capitoline, quali il Fauno in rosso antico, i due Centauri Furietti e l’Amazzone ferita opera di Sosikles. Approfondite schede scientifiche, destinate a diventare punti di riferimento indispensabili per le future ricerche sulle sculture capitoline, sono accompagnate da un ricco apparato di eleganti fotografie in bianco e nero. Ciascuna sezione del catalogo, inoltre, è aperta da inedite foto di sala capaci di restituire a pieno il fascino degli allestimenti storici del Museo.
Il Catalogo narra la storia di uno dei luoghi più leggendari e simbolici di Roma, il Capitolium, acropoli e roccaforte della città antica, abitato già prima della sua nascita e dove sorse il più importante dei suoi santuari, dedicato a Giove, Giunone e Minerva. Partendo dalla visione mitica e romantica che i diversi viaggiatori e artisti in visita a Roma, ebbero dell’Urbe sin dalla fine del XVI secolo, si esamina il percorso storico-urbanistico del Campidoglio attraverso rari documenti d’archivio, dipinti, sculture, plastici e opere conservate essenzialmente presso le collezioni capitoline. Pur segnato da un periodo di totale abbandono, iniziato con la caduta dell’impero romano e che lo rese selvaggio e inospitale, nonché funesto e tetro per via delle esecuzioni capitali che vi si volsero durante il Medioevo, il Sacro Colle risorse con l’arrivo della nobile famiglia dei Caffarelli alla metà del XVI secolo. Viene in seguito approfondito il periodo in cui i Prussiani si stabilirono in Campidoglio ampliando le loro proprietà con nuovi edifici e successivamente si illustrano i cambiamenti che furono messi in atto dopo la proclamazione di Roma Capitale d’Italia nel 1870. Liberato il colle dalla presenza teutonica con la fine della I Guerra Mondiale, ebbe inizio un fervido periodo di studi e indagini archeologiche volte alla riscoperta del Tempio di Giove e delle fasi più antiche della città, accompagnato da demolizioni e distruzioni che dovevano riportare alla luce il virgiliano immobile saxum, la Rupe Tarpea, simbolo sacro dell’origine stessa di Roma. L’ultima parte del catalogo è infatti dedicata a una storia dei più recenti scavi che si sono eseguiti in Campidoglio, con particolare riferimento agli importanti ritrovamenti emersi sull’area del Belvedere Tarpeo e che hanno restituito oltre a strutture della prima età imperiale, un cospicuo numero di terrecotte architettoniche dipinte e di scultura fittile riconducibile alla decorazione della fase originaria di fine VI secolo a.C. del Tempio di Giove.
Nell'anno in cui gli occhi di tutti sono puntati su San Pietro e i piedi di tanti pellegrini attraversano via della Conciliazione, nel volume si raccontano, come un viaggio a ritroso nel tempo, i luoghi demoliti per l'apertura di via della Conciliazione seguendone le profonde trasformazioni dall'antichità fino al Giubileo del 1950, quando ne venne completato l'arredo urbano. È la Spina il filo conduttore di questo racconto, nel doppio significato di toponimo - derivante dalla forma allungata dell'isolato, oggi scomparso, compreso tra lo spiazzo di fronte a Castel Sant'Angelo e quello antistante alla basilica - e di 'corpo estraneo' che, con le demolizioni, di fatto è stato estratto dal tessuto connettivo della città.