Un libro per chi vuol regalarsi e regalare del tempo... Riempiendolo, come ci insegna la liturgia, di senso.
Dio è il totalmente Altro, divenuto con Gesù il Dio con noi; la dimensione dell’alterità, poi, non riguarda solo la relazione con Dio, ma pure il nostro rapporto con gli altri, appunto. Pezzini indaga il tema dell’alterità alla luce del Vangelo, non per proporre «regole spicciole di comportamento», ma per leggere «alcune storie evangeliche con l’intento di illustrare metafore, abbozzare orizzonti di senso, suggerire disposizioni interiori che, se pure possono apparire non sufficientemente determinate, intendono però costruire gradualmente con le loro suggestioni quegli stati d’animo che possono poi orientare le scelte pratiche e spicciole della quotidianità» (dalla Premessa).
Pagine suggestive. Cariche di umanità. Ricche di spiritualità.
Il pensiero di Simone Weil tra filosofia e mistica. Prefazione di Gabriella Fiori.
Il volume offre una riflessione su alcune caratteristiche del discepolo che emergono più chiaramente da questo Vangelo. Lo stile è sobrio, più vicino all'annotazione e alla suggestione che non al commento dettagliato. Una scrittura elegante e mai scontata, al servizio di una lettura e di una riflessione che possono essere personali, ma anche di gruppo.
Questo libro comprende, con alcune modifiche e integrazioni, una serie di meditazioni pubblicate da Paoline nel 1995, in due volumetti: Il tesoro e la creta e Le ferite che guariscono. Nessuno ignora che la vicenda di Cristo comincia in una stalla e finisce su una croce. Ma il credente è chiamato a gettare il suo sguardo, e il suo desiderio, oltre il visibile, nello spazio dove irradia la luce della risurrezione. Ed è qui che si stabilisce la connessione tra la fragilità e la forza, quella che dà il via, e il senso, a tutta una serie di paradossi che la Bibbia e la liturgia non si stancano di proclamare, e che trovano in alcune sintesi vertiginose la loro formulazione più essenziale. Una per tutte: "Quando sono debole, è allora che sono forte" (2Cor 12,10).
L’oggetto di questo volume è l’esplorazione di un tema iconografico contenuto nella Bibbia (Genesi 32, 23-33): la lotta notturna tra Giacobbe e l’angelo al guado del fiume Yabbok.
La chiave di lettura privilegiata è quella dell’esperienza della relazione interpersonale, non immediatamente e non solo quella che si stabilisce tra l’uomo e Dio ma tra gli esseri umani stessi.
L’autore approfondisce tale tema commentando immagini sul tema, realizzate da artisti molto noti come Chagall, Delacroix, Epstein, Morazzone.
Il mistero pasquale interpretato da:
Piero della Francesca
Matthias Grunewald
Il Greco
L’Orbetto
Filippo d’Argenta
Francesco Salviati
Si tratta di uno scritto latino della metà del XIII secolo.
L’opera nasce come trattato didattico-catechetico indirizzato
ai novizi dell’ordine francescano, a cui apparteneva Davide; quello che emerge come elemento di particolare attenzione
- e modernità! - dalla penna dell’autore non è soprattutto la dicotomia tra esteriore e interiore (il tema aveva allora una
lunga tradizione alle spalle) ma quello della possibilità di una composizione, quindi un’armonizzazione dell’interiorità con l’esteriorità, che cessa di essere estromessa o demonizzata ma deve essere riordinata all’interno di un equilibrato progetto
di vita. Ne consegue l’analisi di vizi e virtù e la ricerca di una regola di vita (i destinatari sono appunto i novizi!) fondata sull’interiorizzazione della Parola e al tempo stesso su una capacità di introspezione di sé priva di barriere e lontana da modelli assolutizzati. Diversi sono a questo proposito i consigli “pratici”, basati su sensatezza e capacità di ascolto prima che su un asettico rigore, che costellano le pagine del testo, rendendole spesso molto colorite e gravide di vitalità. Da ultimo, si osserva, in una fase di assestamento e codi ca del “proprium” dell’ordine francescano, il tentativo da parte di Davide di tenere insieme aspetti della regola benedettina (soprattutto il silenzio, l’umiltà
e l’ascolto del superiore) con la novità degli ordini mendicanti e di quello minore in particolare: la considerazione “buona” del mondo, l’uscita verso gli altri, la valorizzazione del creato.
Questo libro racconta la storia e la vita di J.H. Newman, dai primi anni fino alla conversione al cattolicesimo. Il punto di partenza del volume è la provocazione lanciata da Benedetto XVI durante il suo viaggio in Gran Bretagna nel 2010, quando ha invitato a guardare a Newman come esempio di cristiano che ha vissuto tutto il problema della modernità e a imparare dalle sue tre conversioni, che sono di fatto tre conversioni alla realtà. Gli autori di questo profilo della vita di Newman hanno giustamente posto l'accento sul tema del "reale" e dell'"irreale" come chiave per comprendere Newman. "Possano le parole di questo volume permettere al beato J.H. Newman di parlare a voi, oggi: e ancor di più permettere alla sua conoscenza e al suo amore per Dio di raggiungere, attraverso di lui, i vostri cuori." (Dall'introduzione di Richard Duffield)