Nel cuore azzurro del Mediterraneo c'è un'isola del tesoro, anzi, dei tesori: è infatti dalla Sicilia che ci arriva l'ultimo prezioso repertorio di fiabe e storie popolari che il grande maestro Giuseppe Pitrè ha sottratto all'oblio più di cento anni fa, trascrivendo parola per parola altre centosettantatré storie ascoltate dai popolani. Dopo il successo delle trecento fiabe sgorgate dal Pozzo delle meraviglie (2013), la Donzelli getta di nuovo in acqua la lenza per ripescare un altro forziere di trame incantate e dimenticate. Questa volta l'amo si cala negli abissi mediterranei, per portare in superficie storie e personaggi suggestivi come quel Cola Pesce di cui la raccolta offre al lettore ben diciassette diverse storie. Talvolta bambino e talvolta uomo, Cola è una creatura per metà umana e per metà marina, a cui un re o una regina divorati dalla curiosità chiederanno di scoprire cosa si celi nei fondali dell'isola e su cosa poggi l'intera Sicilia. Il filo del racconto si tende tra il mito classico e la leggenda popolare, che tramandandosi di bocca in bocca si arricchisce. Non a caso, la storia di Cola Pesce fu scelta da Calvino tra le più belle destinate alla sua raccolta di Fiabe italiane.
"Le due raccolte di fiabe più belle che l'Italia possieda ci vengono dalla Sicilia e dalla Toscana". Con questo giudizio Italo Calvino consacrava, più di cinquant'anni fa, la monumentale raccolta in quattro volumi di Fiabe, novelle e racconti popolari siciliani che Giuseppe Pitrè aveva dato alle stampe nel 1875. Il geniale medico e folklorista palermitano aveva pubblicato quelle fiabe in dialetto siciliano, trasponendole sulla pagina così come le aveva ascoltate dalla viva voce delle sue raccontatrici e dei suoi raccontatori: un'operazione condotta con uno scrupolo che non ha l'eguale in nessun altro repertorio della fiaba europea, nemmeno in quello dei fratelli Grimm. Pitrè non aveva "scritto" quelle storie. Le aveva "trascritte", con una intuizione anticipatrice: rispettarne l'oralità, raccontandole con le parole e la lingua di chi gliele aveva narrate. Ma quella stessa intuizione le avrebbe però coperte sotto una spessa coltre di rimozione e di silenzio. C'era un solo modo per risolvere una simile contraddizione. Ripubblicare integralmente i quattro volumi originari così come Pitrè li aveva concepiti e affiancare, sulla pagina a fronte, la traduzione in italiano moderno. I quattro volumi di questa nuova edizione permettono per la prima volta a tutti i lettori, anche a chi non conosce il dialetto siciliano, di entrare nel cuore profondo di questo grande tesoro della fiaba europea. Prefazione di Giovanni Puglisi.
Fiabe di reginelle e di re, fate e animali, giganti e mammedraghe, diavoli e maghi; storie di sciocchi e furbi, megere ed eremiti, amori e dispetti, astuzie e ruberie, botole e sotterranei, travestimenti e fughe; e poi ancora giardini e fontane, fichi e melagrane, sale e zafferano, olio e basilico, ricotta e sangue... Ben 300 fiabe a fronte delle 200 messe insieme dai fratelli Grimm, per citare l'esempio più illustre. Pochi lo sanno, infatti, ma la raccolta di storie orali più ricca ed estesa che l'Italia abbia mai avuto la si deve a Giuseppe Pitrè, una figura straordinaria di medico e folklorista, che a bordo di un calesse le andò a raccogliere una per una dalla viva voce dei popolani di mezza Sicilia. Non a caso nel 1956, quando Calvino raccolse dai repertori di ogni regione le 200 Fiabe italiane a suo giudizio più belle e rappresentative, ben 40 le attinse proprio all'opera di Pitrè - da Giufà a La volpe Giovannino, da Rosmarina a Cola Pesce. Eppure, a meno dell'incursione calviniana, questa raccolta è a tutt'oggi pressoché sconosciuta al pubblico italiano, poiché Pitrè aveva scelto di trascrivere le fiabe nel dialetto siciliano ottocentesco in cui gli erano state raccontate da quei popolani, e così facendo le aveva rese indecifrabili ai lettori italiani. Dopo quasi un secolo e mezzo, questa edizione, introdotta dal massimo studioso internazionale della fiaba, Jack Zipes, e illustrata da Fabián Negrin, è la prima traduzione integrale in italiano moderno delle fiabe di Pitrè.