Nei vangeli di Gesù racconta brevi storie chiamate "parabole", i cui temi sono tratti dalla vita ordinaria, da incontri casuali, dagli eventi più vari. Le racconta, come spesso si è detto, per fare la morale ai suoi interlocutori? No, perché Gesù non è né un saggio né un filosofo. Una sola cosa gli interessa: l'esistenza concreta di coloro che incontra e che desiderano crescere nella libertà, nella verità e nell'amore. Tutte quelle storie hanno lo scopo di liberare coloro che le ascoltano da false immagini di Dio e di condurli a una migliore comprensione del suo volto. Sparse nei vangeli, queste parabole sono state riunite e commentate da Jean-Marie Ploux costruendo un itinerario organizzato in alcune macro-articolazioni. L'autore conduce così il lettore sul cammino di quello che Gesù chiamava il «regno di Dio», all'incrocio con quello degli uomini, qualunque sia la loro diversità. Una riflessione stimolante sul messaggio inedito trasmesso da Gesù al mondo e sulla sua sconcertante attualità. Nelle pagine di Ploux le parabole, rivolgendosi all'intelligenza del cuore, tornano a infondere una sana inquietudine in noi interlocutori di oggi.
Quale idea avevano i discepoli di Gesù? Gli atti, i gesti, i miracoli che Gesù ha compiuto, che senso avevano per i seguaci di quel Maestro? I vangeli non sono libri nè di saggezza né di morale, ma essenzialmente racconti della vita e della morte di Gesù. Tuttavia questi libri, scritti da cristiani, sono affidabili? Raccontano davvero le azioni di Gesù, la sua vera storia? Pagina dopo pagina l'autore dimostra che la "religione" dei discepoli non li ha aiutati a comprendere il messaggio di Gesù e nemmeno la sua persona. Forse è proprio a partire dai nostri fraintendimenti che, come i discepoli, anche noi oggi abbiamo l'occasione di convertire la nostra comprensione di Dio, non a partire dalle nostre idee religiose ma dalla narrazione dell'umanità di Gesù.
Occasione per ripensare la fede in una società plurale, il dialogo interreligioso è oggi diventato un impegno irreversibile per i cristiani. Come Dio stesso per primo è entrato in dialogo con l’umanità, così la chiesa è a servizio dell’unità del genere umano. In pagine di ampio respiro, l’autore introduce anche i non specialisti alle forme e soprattutto allo spirito del dialogo, offrendone al contempo il fondamento teologico. I cristiani sono invitati ad assumere uno stile evangelico di dialogo, nella ricerca di un’intelligenza rinnovata delle proprie ragioni di vita: potranno così dire altrimenti ciò che da sempre li anima. Potranno dirlo per sé e per la chiesa, perché saranno stati in grado di dirlo ad altri. È questo il cuore dello “spirito di Assisi”.
Jean-Marie Ploux (Guéret 1937), presbitero e teologo, è stato vicario generale della Mission de France. Ha condotto studi di arabo e islamistica, opera nella formazione ed è impegnato nel dialogo interreligioso e nell’ecumenismo. Presso le nostre edizioni ha recentemente pubblicato Dio non è quel che credi.
“Non sono sicuro di credere in Dio: però lo amo.
E, per non amare un’idea di Dio,
provo ad amare coloro che mi stanno accanto”.
Dio è sempre al di là delle immagini e delle parole con cui gli uomini cercano di rappresentarlo; è un Dio nascosto, che si può conoscere ma non “sapere” fino in fondo. Eppure, per evocarlo, l’uomo ha bisogno di “dirlo”, e il modo in cui lo racconta non è indifferente: un Dio falsato porta a una falsa visione della vita. Come discernere, allora, tra le diverse rappresentazioni di Dio? Con un linguaggio semplice e chiaro, l’autore indica e approfondisce un criterio fondamentale: ogni descrizione di Dio che va contro l’uomo e la sua vita, che lo sminuisce o lo distrugge è falsa. Un Dio per l’uomo e degno di lui, infatti, non può essere altro che colui che aiuta l’uomo a divenire più umano e che lo libera da quanto lo disumanizza.
Jean-Marie Ploux (Guéret 1937), presbitero e teologo, è stato vicario generale della Mission de France. Ha condotto studi di arabo e islamistica, opera nella formazione ed è impegnato nel dialogo interreligioso e nell’ecumenismo.