Il contributo di Karl Rahner alla comprensione cristiana del morire e della morte, oggi imprescindibile per uno studio dell’antropologia teologica e dell’escatologia cristiana, in due trattati dal valore esemplare, divenuti dei “classici”: Sulla teologia della morte (1958) e Il morire cristiano (1976).
Dalla quarta di copertina:
«È noto il contributo dato da Karl Rahner alla comprensione cristiana del morire e della morte. Innanzitutto un trattato dal titolo Sulla teologia della morte (1958) e successivamente una più essenziale e breve trattazione dal titolo Il morire cristiano (1976), inserita nel “Nuovo corso di dogmatica come teologia della storia e della salvezza”, Mysterium Salutis, quale saggio introduttivo all’escatologia, che ora proponiamo in nuova edizione italiana in quanto rappresenta ormai un piccolo classico nella storia dell’escatologia e dell’antropologia filosofica e teologica».
dall’Editoriale
La nuova edizione dell'opera di Karl Rahner, Sulla teologia della morte, uscita in prima edizione tedesca nel 1958, ripropone quello che rimane un classico della teologia e della filosofia contemporanea. Le tematiche in esso affrontate, a partire dai due postulati fondamentali del pensiero teologico di Rahner - l'orientamento antropologico e il metodo trascendentale -, sono di straordinaria ricchezza e intensità teoretiche. Rahner, rileggendo la morte nella sua realtà dialettica e nella sua natura "velata", pone radicalmente in discussione la definizione usuale della morte come "separazione dell'anima dal corpo" e, per superarne l'inaccettabile dualismo, propone la tesi della "pancosmicità dell'anima". Originali sono le sue considerazioni sull'aspetto personale della morte come fine dello "status viatoris", come unità dialettica di azione e passione, come realtà che pone in relazione tempo ed eternità. Per finire con riflessioni di sorprendente finezza sul rapporto tra morte e peccato e sulla possibilità del "con-morire con Cristo".