Il genocidio degli ebrei perpetrato dai nazisti durante la seconda guerra mondiale non solo continua a essere, e deve continuare a essere, per non dimenticare, un passato che non passa, ma diventa col passare del tempo sempre più visibile e "ingombrante". La pubblicazione di questo libro, nel 1997, alimentò non poche polemiche fra favorevoli e contrari. Ora, a distanza di cinque anni, Sergio Romano interviene di nuovo per rispondere, da storico, ai dubbi e agli interrogativi posti allora dalle sue tesi e sollevati nel frattempo dall'evoluzione del conflitto fra israeliani e palestinesi.
Questo libro contiene molti ricordi, ma non è propriamente un'autobiografia. Le vicende di cui si parla nelle sue pagine sono molte, quasi tutte le più importanti che hanno attraversato la vita italiana e internazionale nel corso degli ultimi decenni. Lungo il percorso si trovano i nomi di molti degli uomini che hanno fatto la storia del secolo scorso, da Mussolini a De Gasperi, da de Gaulle a Gorbacëv, fino ai nostri giorni, con il capitolo dedicato ai personaggi di Tangentopoli. Incontri, retroscena e giudizi vengono raccontati ed espressi con un equilibrio che l'esperienza non priva di un innato humour.
La 'guerra fredda' è stata la più lunga delle tre grandi guerre del Novecento, ma anche la meno cruenta. Combattuta su alcuni teatri periferici, le sue armi principali sono state l'eversione politica, la propaganda ideologica, la competizione nucleare e spaziale, lo spionaggio, il boicottaggio economico. Ha avuto come conseguenza quasi immediata il crollo dell'URSS, ma, a ben vedere, non un vero vincitore. Secondo l'autore, il nuovo assetto creatosi con la caduta del Muro di Berlino nel 1989 è davvero migliore, e potrà durare più a lungo, del precedente, in cui Stati Uniti e Unione Sovietica, usciti vincitori dal secondo conflitto mondiale, erano i gendarmi del mondo.