L'Italia è stata caratterizzata per secoli da accentuate contrapposizioni, che ne hanno fatto un "paese diviso" per unanime riconoscimento. Molti altri paesi del mondo occidentale hanno conosciuto nella loro storia profonde divisioni interne, ma in nessuno di essi, secondo l'autore, questo tratto si è presentato e riprodotto in maniera tanto continuativa. L'Italia, per ricorrere a un'abusata ma sempre significativa metafora, è rimasta nei secoli la terra dei Guelfi e dei Ghibellini. Le tre Italie susseguitesi dopo il 1861, quella liberale monarchica, quella fascista e quella democratica repubblicana, hanno avuto tutte l'ambizione di dare allo Stato una base di consenso capace di saldare attorno alle istituzioni una coscienza unitaria stretta da un vincolo comune che andasse al di là delle inevitabili, necessarie differenze ideologiche, culturali, politiche e sociali. Ma il progetto, nella tesi di Salvatori, è sistematicamente fallito, con la conseguenza che la dialettica tra le forze di governo e le forze di opposizione si è configurata in modo tale da produrre l'atavica "anomalia italiana", segnata da una politica altamente conflittuale, dal contrasto tra il senso dell'etica pubblica e della legalità e la sua negazione, dalle culture della contrapposizione. L'insieme dei saggi qui proposti mettono a fuoco lo svolgersi della dialettica "amico-nemico" nelle varie fasi della storia politica dello Stato unitario, evidenziando in che modo questa si sia riflessa nella storiografia italiana.
Gli americani sono europei che hanno lasciato il proprio paese natale per sfuggire a persecuzioni religiose o politiche, alla povertà, alle barriere dei rapporti di classe o alla mancanza di opportunità di miglioramento economico o sociale. Non stupisce quindi che l'Europa si sia configurata nella coscienza degli americani come una madre-matrigna, sede di intolleranza religiosa o politica, di falsi splendori per pochi e di terribili miserie per molti. Storico delle dottrine politiche, Massimo Salvadori analizza l'idea di Europa nella rappresentazione del pensiero politico americano, dalla fine del Settecento alla metà del ventesimo secolo, evidenziando come un certo antieuropeismo americano abbia origini antiche.
"Questo libro, che parte dall'esplosione dei conflitti imperialistici e giunge all'età della globalizzazione, non è una sintesi degli avvenimenti del Novecento. Esso è stato scritto, facendo centro sull'analisi e sull'interpretazione dei maggiori nodi problematici del secolo scorso con le sue ambiguità e con le alternative che ha aperto all'uomo, avendo l'intento di stimolare, oltre che la riflessione dell'autore, quella dei lettori intorno all'eredità che ne viene al secolo che ha iniziato il suo cammino." (Massimo Salvadori)
In dieci brevi capitoli Massimo Salvadori compie una panoramica dei grandi problemi del mondo contemporaneo: il divario economico tra Nord e Sud del pianeta, i danni di un capitalismo selvaggio e monopolistico, il fondamentalismo e il terrorismo, la violenza contro l'ambiente, la manipolazione della vita, l'incapacità dei governi di affrontare i problemi. AI centro del saggio, una critica serrata e ragionata della logica di potenza seguita dagli Stati Uniti e dell'irresponsabilità dei grandi potentati economici.
"Questo libro, che parte dall'esplosione dei conflitti imperialistici e giunge all'età della globalizzazione, non è una sintesi degli avvenimenti del Novecento. Esso è stato scritto, facendo centro sull'analisi e sull'interpretazione dei maggiori nodi problematici del secolo scorso con le sue ambiguità e con le alternative che ha aperto all'uomo, avendo l'intento di stimolare, oltre che la riflessione dell'autore, quella dei lettori intorno all'eredità che ne viene al secolo che ha iniziato il suo cammino." (Massimo Salvadori)
"Offrire un'interpretazione sintetica, ma non schematica, delle vicende della sinistra italiana è, senza alcun dubbio, un'impresa difficile non priva di rischi. A Massimo L. Salvadori, che quest'impresa ha tentato e portato a termine con risultati assai brillanti, va il merito di averlo fatto con grande chiarezza e limpidità di scrittura, proponendo una tesi centrale che può essere certo discussa e magari respinta, ma che è caratterizzata da una sua interna, sostanziale coerenza" (Nicola Tranfaglia, "La Stampa"). Aggiornato agli ultimi risultati elettorali del maggio 2001, il primo bilancio del ruolo della Sinistra italiana nel Novecento. Massimo L. Salvadori è professore di Storia delle dottrine politiche all'Università di Torino.