«L'irrompere imprevisto e imprevedibile della realtà, con la faccia del Coronavirus.» Questo è il presente, quello che tutti ci siamo ritrovati a vivere, con il quale dobbiamo fare i conti ogni giorno, che ha generato in noi domande inattese e ci ha condotto verso pensieri e paure che non sapevamo neppure di avere. Ci siamo resi conto di vivere in una "bolla", in cui, inattaccabili, avevamo aggiogato le sfide della vita, e ora, ci ritroviamo più vulnerabili che mai. Di fronte a tutti questi sentimenti si è riscoperta la dimensione dell'affettività, del silenzio e della condivisione, tre parole cruciali nella riflessione in cui qui è impegnato Julián Carrón, presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione, che, ricordando anche il discorso ultimo del Papa, rivendica il valore della fragilità umana come strumento per «tirarci fuori dal torpore in cui viviamo di solito». Qui il teologo propone una riflessione intensa e profonda sul tipo di esistenza che vivevamo e che ci troviamo a vivere ora, connotata da parole di grande conforto, e volta a riconoscere, pur in queste circostanze, le possibilità che la realtà ci offre nel percorso di crescita e maturazione personale, dove grazie all'isolamento forzato si sta avendo modo di riscoprire la compagine umana. E nel suo discorso Carrón illustra tutta la portata della presenza di Dio in un momento di gran confusione per le nostre vite, e quanto l'esperienza cristiana sia tornata a farsi forte nel valore di testimonianza di fede, ritenendo che «più di qualunque discorso rassicurante o ricetta morale, quello di cui abbiamo bisogno è proprio di intercettare persone in cui possiamo vedere incarnata l'esperienza di vittoria contro la sofferenza e il dolore, in cui è testimoniata la nostra esistenza».
Nel 2005 moriva don Luigi Giussani, diventato nel corso della sua vita un punto di riferimento fondamentale nel panorama culturale e religioso del nostro Paese. In questo volume - curato da Alberto Savorana, che per anni ha condiviso con il fondatore di Comunione e Liberazione la stessa esperienza umana e di fede - intellettuali, giornalisti, docenti universitari, ecclesiastici, politici si uniscono per raccontare il loro personale "incontro" con la figura e l'opera del sacerdote di Desio, ripercorrendone l'incredibile percorso umano, spirituale e culturale. Le loro testimonianze, capaci di far incontrare diverse tradizioni dell'Italia laica e cattolica, non solo permettono di riscoprire episodi cruciali della vita di Giussani da punti di vista inediti, ma mostrano anche il valore inestimabile dei suoi insegnamenti per ripensare nel profondo il nostro modo di affrontare la nostra vita e le grandi sfide del presente.
Questo volume raccoglie alcuni interventi di personalità italiane e straniere che hanno partecipato all’edizione 2010 del Meeting per l’amicizia fra i popoli di Rimini, invitate a paragonarsi con la frase di don Giussani che ne costituiva il titolo: “Quella natura che ci spinge a desiderare cose grandi è il cuore”.
Uomini di scienza, leader religiosi, intellettuali, imprenditori, politici e persone comuni hanno mostrato che si può resistere alla riduzione dell’uomo a prodotto di fattori biologici e sociologici, coscienti che la statura del cuore è definita da un desiderio infinito. In un’epoca di crisi, segnata dalla drammatica affermazione di Nietzsche – “Non esistono fatti, ma solo interpretazioni” –, hanno testimoniato che si può vivere il presente con una certezza e guardare al futuro con una speranza.
Il Meeting ha inteso mostrare la pertinenza della proposta cristiana alla situazione dell’uomo contemporaneo: “È duro essere umani oggi, perché il potere ha alterato la semplicità della natura, l’ingenuità originale. Per questo occorre l’affermazione indomita dei desideri che ci costituiscono. La persona ritrova se stessa in un incontro vivo, vale a dire in una presenza in cui si imbatte e che sprigiona un’attrattiva” (L. Giussani). Le pagine di questo libro offrono a tutti la possibilità di imbattersi in questa umanità che ha qualcosa da dire al mondo di oggi.
Le cose finite possono dare barlumi di soddisfazione o di gioia, ma solo l’infinito può riempire il cuore dell’uomo. […] Dio è venuto nel mondo per risvegliare in noi la sete di “cose grandi”.
— Benedetto XVI