Il presente volume nasce dalla passione per l’uomo e quindi dall’accettazione delle sfide che la «controversia sull’humanum» pone all’inizio del terzo millennio. Proprio nei frangenti storici in cui la dignità, l’integrità, la verità e l’eccellenza dell’uomo vengono posti in questione o, addirittura, a rischio, più forte risplende la sua«santità» (Lévinas), cioè, l’impossibilità di estinguerlo e vanificarlo.
Il pensiero cristiano ha sintetizzato questa dignità incontrovertibile nella nozione di “persona”. I diversi saggi qui pubblicati si preoccupano di reperire le radici dell’essere persona dell’uomo e quindi il realismo dell’essere persona: come nell’essere persona si presenti il punto di massima densità del reale. Una delle tesi di fondo di tutti i lavori è che non sarà possibile affermare la centralità dell’uomo (antropocentrismo) al di fuori di una salda personologia.
Saggi di Karol Wojtyla, Massimo Serretti, Jacques Servais, Christof Betschart, Daniele Serretti, Ricardo Gibu Shimabukuro, Massimiliano Pollini, Aldo Giacchetti Pastor, Gustavo Sánchez Rojas, Jorge Olaechea Catter, Paul Ludwig Landsberg.
"L'anima è parte della specie umana e perciò, benché separata, dal momento che mantiene la natura disposta all'unione, non può essere detta "individua substantia", cioè, ipostasi, o sostanza prima (...) Per cui non le si addice né la definizione, né il nome di persona" (Tommaso D'Aquino, Summa theologiae, I, q. 29 a. 1 ad 5). "Ho sempre stimato che queste due questioni, di Dio e dell'anima, erano le principali di quelle che devono essere dimostrate piuttosto dalle ragioni della filosofia che non della teologia" (R. Descartes, Meditazioni sulla filosofia prima nella quale è dimostrata l'esistenza di Dio e l'immortalità dell'anima). "Ma che cosa fa, in fondo, l'intera filosofia moderna? Da Cartesio in poi - e, per la verità, più a dispetto di lui che sulla base del suo esempio - da parte di tutti i filosofi, sotto l'apparenza di una critica al concetto di soggetto e di predicato, si perpetua un attentato contro l'antico concetto di anima, - vale a dire: un attentato al presupposto fondamentale della dottrina cristiana" (F. Nietzsche, Al di là del bene e del male, 54).
Il testo narra il martirio dell'apostolo Paolo e si dispiega nell'intreccio di due fili: uno storico-narrativo e l'altro teologico-meditativo. La narrazione avvicina con l'immaginazione e l'affetto alla concretezza semplice, ma coinvolgente, ai luoghi, alle persone, alle storie che Paolo incontra nel suo viaggio e dà colore e sapore alla sua biografia e quindi a ciò che il Signore ha voluto operare attraverso l'apostolo. La meditazione teologica che egli stesso ci fornisce nel suo epistolario e che ricaviamo dagli scritti di Luca dà un senso e un ordine a ogni dettaglio concreto. Per far ciò ci si avvale di una base di studi specialistici recenti e di fonti, ma la resa è tendenzialmente lineare e accessibile a tutti.
"Sembra che l'enigma della persona sia il più impenetrabile per il pensiero filosofico e quello che più di ogni altro abbisogna della Rivelazione, di nutrirsi della Rivelazione"
Nikolaj Berdjaev
"Ci sono realtà, valori, domande, rapporti che in sé e per sé appartengono al mondo. In sé e per sé essi appartengono a quel regno dell'esperienza e del pensiero che a me, in quanto uomo, è senz'altro accessibile. In teoria quindi essi dovrebbero pervenire ad una datità piena e puramente naturale. Fattualmente però non è così. Se quelle realtà devono giungere ad una datità reale, se devono essere portate a consistenza in maniera che la conoscenza le comprenda e la decisione possa prendere posizione, allora esse devono essere innalzate, liberate, salvate da un contenuto rivelato ad esse corrispondente."
Romano Guardini
MASSIMO SERRETTI (1956) dottore in filosofia e teoloia, è docente di teologia dogmatica nella Facoltà di Teologla della Pontificia Università Lateranense e di Stofia del pensiero religioso nella Facoltà di Sociologla del'Universiti "Carlo Bo" di Urbino, insegna Antropologla teologica
presso l'istituto Superiore di Scienze Religiose "Giovanni Paolo II" (Pesaro).