Scritto tra 1605 e 1608, dopo "Otello" e "Re Lear", "Macbeth" mette in scena la vicenda di Macbeth che, già vassallo di re Duncan di Scozia, divorato dall'ambizione e dalla brama di potere dopo che tre streghe gli hanno profetizzato un futuro da sovrano, insieme alla moglie progetta e porta a compimento il regicidio per salire al trono. Definita dagli studiosi, di volta in volta, tragedia dell'assassinio, del male, della dannazione, dell'ambizione, della paura, l'opera è dominata dalle figure di Macbeth e di Lady Macbeth. Grandi nell'infamia, ma non monolitici nella loro crudeltà, i due protagonisti sono preda di contraddizioni e incertezze che conferiscono loro quella grandezza tragica in cui si manifesta la sublime capacità di Shakespeare di indagare l'animo umano. Con un saggio di Yves Bonnefoy. Introduzione di Paolo Bertinetti.
Commedia fantastica, "Sogno di una notte di mezz'estate" fonde con un'immaginazione sovranamente libera mitologia greca, leggende cavalleresche e folclore celtico, in una vicenda fatta di filtri d'amore, suggestioni della filosofia neoplatonica e farsesche rappresentazioni teatrali. Scritto negli ultimi anni del XVI secolo, questo insolito e fiabesco dramma intreccia le vicende delle nozze di Teseo, duca d'Atene, e Ippolita, regina delle Amazzoni, con quelle di due coppie di innamorati che si perdono e si inseguono in un bosco-labirinto popolato di fate e folletti. In quel luogo, in quella notte, il mondo dei mortali entra in contatto con quello degli spiriti e le due dimensioni finiscono per rispecchiarsi l'una nell'altra, confondendosi, in un'esaltazione del potere dell'immaginazione e della teatralità della vita nella quale è impossibile capire cosa sia sogno e cosa realtà. E se non sia il sogno la vera realtà. Con uno scritto di Hugo von Hofmannsthal. Introduzione di Anna Luisa Zazo.
Composta tra il 1600 e il 1602, "Amleto" è forse l'opera più nota di Shakespeare e della storia del teatro intero. La "maschera Amleto", dietro la quale si cela il volto di Shakespeare stesso, percorre l'intero itinerario teatrale del bardo e ha messo a dura prova per secoli l'ingegno dei critici più illustri: Goethe vi ha visto il prototipo dell'eroe romantico, sensibile e tormentato; Eliot un uomo dominato da emozioni inesprimibili; Coleridge un individuo incapace di agire, bloccato da un'eccessiva attività del pensiero e dell'immaginazione, costretto dalla situazione a contravvenire alla propria natura. Certo è che la forza del personaggio - e dell'opera - sta proprio in questo suo essere così ricco di sfumature, sfuggente e complesso, saldamente ancorato nel suo tempo eppure capace di far risuonare le corde più profonde del lettore e dello spettatore di ogni epoca. Con uno scritto di Samuel Taylor Coleridge. Saggio introduttivo di Anna Luisa Zazo.
Ispirato alla novellistica italiana, "Romeo e Giulietta" intreccia numerosi elementi nella vicenda dei due innamorati "nati sotto contraria stella". Dalla "morta viva", che affascinò e ispirò i preromantici e i romantici, al drammatico scontro tra due generazioni - la lotta tra le ragioni dell'odio e le ragioni dell'amore - il dramma si arricchisce di temi la cui complessità va oltre la vicenda d'amore. Tuttavia, è questa a fare di "Romeo e Giulietta", scritto tra 1594 e 1596, l'opera forse più celebre e più amata di Shakespeare. Nel contrasto tra la purezza, l'appassionata consapevolezza dell'amore e l'inesorabile concatenarsi delle circostanze funeste va cercata la grandezza del dramma e la chiave della sua autentica dimensione tragica. Con un saggio di Harold Bloom. Introduzione di Paolo Bertinetti.
In Cimbelino Shakespeare compie un tentativo consapevole di unire la storia romana con l'inizio di quella inglese nei suoi primordi celtici. Quando, appoggiato se non spinto dalla regina e dal figlio di lei Cloten, Cimbelino rifiuta di pagare il tributo a Roma, il suo gesto afferma con forza una prima identità nazionale britannica. Per provarsi tale, essa ha bisogno di combattere e vincere la guerra contro la spedizione punitiva romana. La pace che segue ha però un esito sorprendente: Cimbelino decide autonomamente di riprendere a versare il tributo e di sottomettersi a Cesare Augusto, e soprattutto fa marciare assieme in trionfo, verso Londra, bandiere unite nel vento, le truppe britanniche e quelle romane, che ratificheranno l'unione nel tempio di Giove.
La prima parte di "Enrico IV" lascia un'impressione di vitalità esuberante, di ardimento individuale (nei personaggi) e creativo (nell'autore). Tutt'altra impressione suscita la "Parte Seconda", che ha la stessa lunghezza di quella precedente, lo stesso numero di scene e la stessa struttura animata dagli stessi protagonisti. La differenza è che è rimasto un solo giovane, Hal, assente dal campo di battaglia, e i padri che si sono rattrappiti. Inoltre Shakespeare introduce altri due personaggi entrambi in là con gli anni: il Primo Giudice e il giudice di campagna Robert Shallow.
Ispirata da Boccaccio, e precisamente dalla novella "Giletta di Narbona", inclusa nel "Decameron", "Tutto è bene quel che finisce bene" è una delle più brillanti commedie shakespeariane. La protagonista è Elena, data in sposa al conte Bertram come premio per aver guarito il re di Francia. Bertram non ricambia però l'amore di Elena e parte per la guerra, innamorandosi della locandiera Diana. La scintilla del racconto sono le condizioni che Bertram pone a Elena per abbracciare davvero il loro matrimonio: la ragazza dovrà sfoggiare al dito l'anello da cui egli non si separa mai e portare in grembo un figlio da lui concepito... Un vortice di colpi di scena, un miscuglio perfetto di dolore e ilarità, un gioco elegante attorno a sentimenti che appartengono agli uomini di tutte le epoche e tutte le culture.
"La commedia di Shakespeare indaga sulla differenza - cos'è reale? cos'è irreale? - con profonde intuizioni, che svilupperanno nel suo teatro a venire. E tratta con freschezza e maestria umori e sentimenti, emozioni e sconcerti dell'anima e della mente, su cui più avanti Shakespeare costruirà i suoi grandi personaggi. Ma già qui e ora, grazie alla straordinaria capacità di amalgamare influenze classiche, medievali, rinascimentali e folk, il giovane, eclettico drammaturgo arriva a un risultato notevolissimo. E geniale. Tutto suo. Particolarissimo. Singolare. Sì, è vero, Shakespeare si rifà a Plauto, ma se in Plauto l'artificio è ostentato, in Shakespeare invece esso si dissolve nella naturalezza e il tono della risata è cambiato, non più aspro, satirico, ma addirittura pudico, gentile. Sottolineo le differenze non per stabilire graduatorie di merito. Ma perché solo dalla differenza scatta l'identità. Insegnamento che viene per l'appunto da questa commedia, che state per leggere. Ne godrete, non si può non farlo." (Nadia Fusini)
La vicenda di Petruccio, l'avventuriero veronese che sposa e riesce a soggiogare l'intrattabile Caterina, attirato soprattutto dalla sua ricca dote, è al centro di questo testo dalla comicità irresistibile, ricco di dialoghi arguti e spavaldi, resi con un linguaggio diretto e irriverente. La coppia dei due futuri sposi sa dispiegare una verve teatrale travolgente. Le loro liti furibonde, le loro diatribe, i loro diverbi fanno della Bisbetica domata una delle commedie più riuscite del repertorio shakespeariano.
Definiti la chiave con la quale Shakespeare era in grado di aprire qualsiasi cuore, i Sonetti presentano un lato inedito e affascinante del grande drammaturgo. Studiate a lungo dai critici alla ricerca di indizi sulla vita privata di un autore per molti versi ancora misterioso, queste poesie introducono anche personaggi straordinari come la fatale "Dark Lady" o l'odiato poeta rivale.
"No, ti prego, non cercare pretesti per andartene, ma dimmi addio e vattene; quando per rimanere supplicavi, allora era tempo di parlare; niente partenze, allora; avevamo l'eternità negli occhi e sulle labbra, beatitudine nell'arco delle ciglia; nessuna parte di noi tanto misera che non fosse d'origine divina."