Una casa-museo, lo spirito sfuggente di Shakespeare, un custode chiamato a trasformarsi in personaggio da baraccone. È lecito, e fino a che punto, assecondare turisti affamati di invenzioni e bugie nella presunta casa natale del Bardo? È giusto mostrare loro dubbie reliquie, raccontare frottole, inscenare teatrini pur di tenere in piedi lo «show»? Morris Gedge, protagonista di questo romanzo breve e sacerdote del tempio, «la casa giovanile del supremo poeta, la Mecca della razza anglofona», se lo chiede e, per tenersi stretto il lavoro, dovrà affrontare le più profonde remore della propria coscienza, pressato da una moglie preoccupata, un capo che incute timore e amichevoli visitatori d'oltre oceano. Nell'epoca delle mistificazioni e delle fake news, dell'idolatria e della spettacolarizzazione dell'artista a scapito dell'arte, Henry James ci consegna un testo, scritto con tono leggero tra ironia e satira, di straordinaria e potente attualità.
"No, ti prego, non cercare pretesti per andartene, ma dimmi addio e vattene; quando per rimanere supplicavi, allora era tempo di parlare; niente partenze, allora; avevamo l'eternità negli occhi e sulle labbra, beatitudine nell'arco delle ciglia; nessuna parte di noi tanto misera che non fosse d'origine divina."