Che cosa sia morale è evidente, si dice. Se è così, ogni parola in proposito è di troppo. Se ciò nonostante si deve continuamente tornare a parlare di ciò che è evidente, è soltanto perché esso viene continuamente rimesso in discussione. Nel 1981, in una serie di conversazioni alla Radio Bavarese, il filosofo Robert Spaemann (1927-2018) intrattiene gli ascoltatori su alcune delle nozioni più rilevanti per il dibattito etico, da quella di bene e di felicità a quella di destino passando da quelle di valore, giustizia, responsabilità, coscienza e azione buona. Ne risulta un percorso originale e coinvolgente di introduzione alla filosofia morale. L'efficacia del volume nato da quelle conversazioni non dipende soltanto dallo stile informale e diretto, ma, più profondamente, dalla convinzione che l'autore riesce a comunicare dell'importanza decisiva delle questioni etiche per la vita della persona. Il volume, pubblicato in Italia nel 1993 con il titolo Concetti morali fondamentali, ritorna adesso in una traduzione rivista e con una nuova prefazione. Ormai un classico della riflessione morale contemporanea, un aiuto prezioso per chi si avvicina alle questioni fondamentali del dibattito etico.
Con il secondo volume delle sue Meditazioni di un cristiano. Una scelta dai Salmi 52-150, (la traduzione del primo volume, pubblicata nel gennaio 2020, ha riscontrato un'ottima accoglienza elevata), Robert Spaemann ha portato a termine quello che viene considerato come il suo vero testamento spirituale. "Pensieri di un laico, di un cristiano che crede nella Rivelazione e di un filosofo che crede nella ragione, pensieri che non rivendicano alcuna competenza e non vogliono convincere nessuno, ma che mi sono stati d'aiuto nell'appropriazione orante dei Salmi", egli confessa. Quando questi testi finirono tra le mani di Hans Urs von Balthasar, ne caldeggiò convintamente la pubblicazione. La prospettiva adottata da Spaeman è "teologico-spirituale". A proposito dei Salmi, egli dice, "il sapere che informa sull'origine di un testo non può pregiudicare l'appropriazione personale di questo testo, ma essere per essa un guadagno. In ogni caso, ciò richiede a sua volta una appropriazione di secondo livello, e cioè la ricezione della storia della ricezione e dello stato attuale di questa".
Che cosa rende ogni essere umano unico e irripetibile? Che cosa gli appartiene così intrinsecamente che niente e nessuno potrà mai strapparglielo? Che cos'è e come può essere definita la dignità di una persona? Esiste una morte "dignitosa"? Intorno a queste e ad altre domande sulla vita umana, la modernità appare lontana dalla religione, quando non in aperto dissidio con la sua morale. Eppure, scrive Spaemann, «la dignità non è una qualità biologica dell'uomo. La dignità è il fondamento dell'uomo, spiega l'esistenza di diritti e doveri, della libertà e della responsabilità. La dignità ha in sé qualcosa di trascendente, di sacro, di religioso, perché solo "rappresentando" l'Assoluto l'essere umano possiede ciò che chiamiamo "dignità"». Dal "diritto" di morire all'esistenza dell'anima, dal legame dell'amicizia alla dimensione della felicità, dall'amore alla sessualità, Spaemann sottopone la modernità a una critica paziente, stimolante, costruttiva, andando al fondo della ricerca di senso che tocca tutti noi, con un linguaggio di encomiabile limpidezza.
Presentación, traducción y notas de Fernando Simón Yarza.
«Las Meditaciones que aquí presento de na selección de los salmos 52 a 150 son pensamientos de un laico, de un cristiano creyente en la Revelación y de un filósofo creyente en la razón; pensamientos que no reivindican competencia alguna y que no aspiran a convencer a nadie, aunque a mí me fueron de ayuda en la apropiación orante de los salmos. Entran en ellos pensamientos de intérpretes anteriores, la tradición de la apropiación cristiana, así como lo que viene a denominarse "estado de la ciencia" En este "meditar día y noche" (salmo 1), uno se encuentra con personas que piensan de modo similar o que, sobre la base de su modo de pensar, están dispuestos, por su parte, a apropiarse de este punto de vista. Lo cual significa que, en realidad, he escrito para mí mismo» [De la Introducción]
Robert Spaemann (Berlín, 1927) es uno de los grandes filósofos alemanes de nuestro tiempo. Estudió Filosofía, Ro­manística, Historia y Teología en Müns­ter, Múnich, París y Friburgo (Suiza). Ha sido profesor en las universidades de Stuttgart, Heidelberg y Múnich, y es doctor honoris causa por las universida­des de Navarra, Friburgo, Santiago de Chile y Catholic University of America (Washington). Es miembro, entre otras instituciones, de la Pontificia Academia para la Vida. Autor de obras traducidas a varios idiomas, entre ellas destacan Feli­cidad y benevolencia (1991) y Personas (2000). Recientemente, han sido tradu­cidos al español sus libros: El rumor in­mortal: la cuestión sobre Dios y la ilusión de la Modernidad (2010); Rousseau: ciu­dadano sin patria (2013), y Sobre Dios y el mundo: una autobiografía dialogada (2014).
Chiedersi che cos'è l'uomo è diventato difficile in un'epoca come la nostra, caratterizzata da una visione scientista del mondo. La scienza moderna si è, infatti, proposta di considerare ogni realtà naturale semplicemente come oggetto per poter così sottomettere ogni cosa al potere dell'uomo. Ma dopo aver tolto alla natura ogni somiglianza con l'umano, lo scientismo pretende di dire all'uomo che anche lui non è altro che una parte di quella stessa natura: "Così parlare di sé come di un uomo finisce per apparire all'uomo stesso come una caduta nell'antropomorfismo". In questa situazione Robert Spaemann vuole tornare a porre la domanda sull'uomo rifiutando il riduzionismo scientista ma senza accontentarsi neppure di un'antropologia filosofica che ne ignori semplicemente la sfida. La chiave di un'antropologia adeguata sta per Spaemann in un'idea di natura che ne colga il carattere teleologico e in un'idea di ragione che non dimentichi il rapporto che c'è tra questa e la natura. Sono queste le idee sviluppate nei quattro saggi che costituiscono il presente volume. Dopo aver riflettuto nel primo saggio sul modo in cui la nozione di natura umana può sfuggire al sempre risorgente dualismo di "natura" e "spirito", l'autore nel secondo saggio rivolge la sua attenzione alla teoria dell'evoluzione. Confrontarsi con questo tema appare infatti necessario per un'antropologia che accetta il dialogo con la scienza.
El Salterio es el libro clásico de oración de la Sinagoga y de la Iglesia. Constituye la mayor parte del Libro de las Horas de los monjes cristianos de Oriente y Occidente, así como del Breviario cotidiano de los sacerdotes. Los Salmos pertenecen ?con independencia de la fe del lector o del cantor? al patrimonio cultural fundamental de Europa». «Las Meditaciones que aquí presento sobre los primeros 51 Salmos son pensamientos de un laico, de un cristiano creyente en la Revelación I y de un filósofo creyente en la razón. [...] Em- pjpecé a escribirlos hace décadas. Algunos de estos textos cayeron en manos de Hans Urs von Balthasar, que me sugirió una publicación. No obstante, no quería considerarlo hasta que hubiese concluido mi actividad como profesor de Filosofía. De eso hace ya mucho tiempo».
In dieci capitoli che si sviluppano nella forma di un dialogo, Robert Spaemann descrive episodi, esperienze ed incontri che lo hanno durevolmente segnato. Dialoghi ed episodi formano così un libro nel quale Robert Spaemann racconta le tappe della sua vita e il proprio itinerario intellettuale. Elementi biografici e filosofici si mescolano, e il racconto - come è tipico per questi e per molti altri dialoghi con Robert Spaemann - si allarga fino a sfociare in un nuovo pensare. Ne è derivato un panorama di immagini e di pensieri dalle tappe di vita, ritratti, discussioni e posizioni, che farà gioire chi già conosce Spaemann, ma terrà pure viva l'attenzione di ogni altro lettore che ancora non lo abbia incontrato. I due interessi della ragione, un testo che in nuce ripropone il pensiero di Robert Spaemann degli ultimi anni, costituisce il punto conclusivo e l'ultimo atto di questa concisa biografia intellettuale in forma di dialogo.
La publicación de este texto inédito hasta ahora en español, y traducido sólo al inglés y al alemán, supone un paso esencial en el conocimiento de la filosofía de Karol Wojtyla, Juan Pablo II. Con frecuencia encontramos llamadas de los medios de comunicación a una regeneración ética de la sociedad, pero es menos habitual que alguien proponga cómo realizarlas; pues bien, Karol Wojtyla muestra que sólo lo logrará aquella ética que intente mejorar intrínsecamente al hombre como persona. Este libro, primero de dos volúmenes, recoge los famosos cursos de Ética que impartió en la Universidad Católica de Lublin durante 1954 a 1956. En el primero, titulado "El acto y la vivencia ética", pone las bases de una ética de corte personalista; en el segundo, "El bien y el valor", hace un apasionante recorrido y valoración de los grandes éticos de la historia, desde Platón y Aristóteles, hasta Kant y Scheler.
«Dios ha muerto.» (Nietzsche)
«Nietzsche ha muerto.» (Dios)
Allá donde hay seres humanos, el rumor de que hay Dios siempre flota en la atmósfera. La filosofía griega eleva ese rumor a concepto. El pueblo israelita convierte al «Dios de Abraham, Isaac y Jacob» en experiencia colectiva.
• ¿A qué nos referimos con la palabra «Dios»?
• ¿Hay fundamento para creer que existe?
• ¿Es Dios una idea nuestra, o más bien somos nosotros la suya?
Robert Spaemann nació el 5 de mayo de 1927 en Berlín. Se doctoró en 1952 con Joachim Ritter, en la Universidad de Münster. Tras un brillante historial académico en las universidades de Stuttgart, Heidelberg y München, fue galardonado en 2001 con el Premio Karl Jaspers. Sus libros han sido traducidos a catorce lenguas, y abarcan áreas muy diversas: historia de las ideas modernas, filosofía de la naturaleza, antropología, ética y filosofía política. Desde hace cincuenta años participa en debates públicos sobre las grandes cuestiones que afectan al mundo actual.
La nozione della "persona umana", autentica idea portante della cultura occidentale, è oggi messa in discussione da un approccio che vorrebbe ridurre i nostri comportamenti al funzionamento del sistema nervoso centrale. In questo libro in forma di intervista Robert Spaemann, il maggiore filosofo cattolico vivente, dimostra la contraddittorietà di tale tentativo e si sofferma sulle prerogative dell'uomo, in quanto "essere capace di autotrascendersi". Muovendo dalla questione antropologica, il discorso affronta anche altri temi di capitale importanza: dalle proprietà degli organismi viventi alle nostre responsabilità nei confronti dell'ambiente naturale, dal dialogo tra la filosofia e la teologia cristiana all'ideale di una "vita buona", come principio regolativo dell'agire etico.
Questo libro è il capolavoro di Spaemann, certamente l'opera a cui si sente più legato. Come rileva il card. Ruini nella Prefazione, "è davvero difficile individuare, nel panorama attuale, uno studio della stessa densità e acutezza". Spaemann accompagna il lettore in uno straordinario cammino lungo la storia di una delle categorie fondamentali della filosofia occidentale, quella di finalismo e di teleologia, che è al centro di una nuova riconsiderazione a partire dai dibattiti sulla bioetica, sulla biopolitica, sull'ecologia. Il suo intento teoretico è di rimuovere il pregiudizio scientista per cui osservare i processi naturali sotto l'aspetto del loro orientamento a un fine sarebbe sterile. In realtà, senza il nesso tra fine e bene non possiamo nemmeno sapere quali mezzi siano utili alla nostra vita, dal momento che la vita stessa è sempre tensione verso un fine, è sempre «un mirare a qualcosa». L'"eclisse dei fini" e il dilagare della ragione strumentale, che caratterizzano la nostra epoca, producono alla lunga una perdita netta di libertà privandoci dei criteri oggettivi capaci di arginare quello scatenarsi illimitato di desideri soggettivi che distruggono le condizioni vitali della famiglia umana. Solo se esiste un fine naturale della vita degli uomini sussiste la possibilità che l'agire degli Stati, volto al mantenimento del genere umano, resti compatibile con gli scopi degli individui.