La buona recezione della liturgia postconciliare si gioca sulla maturazione della capacità di celebrare (ars celebrandi). È ormai evidente che l'agire rituale esige una competenza specifica, che consiste anzitutto nel rispettare le regole fondamentali del rito stesso. L'accostamento tra rito e teatro fa emergere aspetti fondamentali di tale competenza, pur dentro un rapporto complesso tra realtà e finzione, tra reale e virtuale. Anche se su piani diversi, entrambe le esperienze hanno la capacità di "mettere in scena" il mondo per trasformarlo, attivando tutti i linguaggi di una performance globale.
Il cinquantesimo anniversario del Concilio Vaticano II ha offerto l’occasione propizia per mettere a fuoco in questo volume il tratto forse più qualificante e più controverso di questo evento ecclesiale: la pastoralità. Essa mette in gioco non semplicemente una strategia operativa, ma un nuovo modello epistemologico del pensiero teologico che si apre al mondo e alla cultura; la scienza liturgica ne è interessata in modo radicale. In questo quadro, viene presa in considerazione anche la sensibilità tipicamente moderna e postmoderna che riconosce il valore assoluto dell’individuo, irriducibile rispetto ad ogni altra pretesa sociale o religiosa. Qual è il posto dell’“io” nel “noi” della Chiesa e della liturgia? Come si possono raccordare nel rito il valore della comunità e la centralità del soggetto, in una cultura sempre più spostata sull’individuo e sui suoi diritti? A illuminare queste tensioni concorrono i diversi studi raccolti in questo volume.