"C'è in me un arcano mistero di unità, semplice come l'infinito. Questo Uno in me, non solo cerca l'unità nella conoscenza per la sua comprensione e crea immagini di unità per la sua gioia: cerca anche, per il suo compimento, l'unione nell'amore. Cerca sé stesso negli altri. Nell'Amore noi troviamo una gioia che definitiva, perché è la definitiva verità. Perciò nelle Unpanishad è detto che l'Uno è Infinito; che l'Uno è Amore."
Con espressioni dense di lirismo e il linguaggio immaginifico che lo caratterizza, il poeta Tagore, Nobel per la letteratura, canta l'ammirazione e l'adorazione dell'adulto verso il bambino, visto come l'incarnazione eterna della tenerezza, della genuinità e della freschezza. La figura del bambino rimane immutabile ed antica ed emerge luminosa nella casa dell'uomo. Egli rappresenta l'eterno rinascere e rinnovarsi della natura.
Come uccelli in volo questi trecentoventisei aforismi nei quali si condensano le visioni mistiche e gli slanci poetici di Rabindranath Tagore: la voce più pura e sublimata dell'India moderna. Nel suo linguaggio immaginifico trasmette il pensiero di una cultura millenaria, cui l'Occidente deve molto.
Già dal titolo si evince il senso del contenuto ispirato alla ricerca di una spiritualità oltre la materia verso una dimensione più eterea. L'autore è proiettato verso l'infinito che tenta di rappresentare, oltre le angustie terrestri, con simbologie e astrazioni. In ogni particolare, come ad esempio lo scintillio delle stelle, il mormorio delle acque, le sfumature dei tramonti percepisce una divina potenza. Non si limita ad assaporare il materiale in sé ma lo elabora, se ne astrae, per elevarsi e godere a pieno della spiritualità.
Silloge poetica che celebra la forza vitale percepita in simbiosi con la natura e rafforzata dalle mille, piccole, anche impercettibili sensazioni che da essa provengono. Lo sguardo alla natura si risolve, per chi la sa interpretare, in una "grande melodia". Ad esempio la quiete che proviene dalla sera che come un "velo materno si estende" per immergere il poeta in un abisso di serenità. Oppure "il cielo dell'oceano che spezzerà le catene in un fremito infinito". Versi da leggere, interpretare e assimilare per seguire il vento che "gonfia la vela" a recuperare un "sorriso silenzioso".
In questo denso saggio l'autore di sublimi sillogi, quali Il Giardiniere e Gitanjali, grazie a cui ha ottenuto il Premio Nobel, raccoglie alcune riflessioni su temi universali incentrati sull'uomo. Con la stessa limpidità con cui Tagore si rivolge agli allievi della scuola di Bolpur si concentra qui sul concetto della bellezza e sulla sua funzione sulla psiche umana. Altri aspetti qui indagati sono l'etica, il problema dell'io in relazione al mondo circostante in cui ritrova le fondamenta della propria esistenza e la ricerca di una piena comunione con tutte le cose del creato. Altro tema di riflessione e indagine psico-filosofica il dolore e il problema del male come superamento e veicolo alla perfezione. I riferimenti citati dallo stesso autore sono nella millenaria cultura indù e nei principi buddisti.
Raccolta di liriche in cui si fondano mirabilmente lo slancio mistico e la religiosità millenaria della cultura indiana con i valori universali della solidarietà verso i propri simili e del rispetto della natura circostante. L'amata canta la dedizione sconfinata verso il proprio Re e Signore sfiorando i vertici dell'estasi con un linguaggio immaginifico, colmo di languida sensualità e di trepida attesa.