«L'amore, come passione, non ha un carattere determinato: nel superbo diventa esigente e tirannico, nel sensuale diventa bizzarro e incostante, nell'egoista diventa materiale e volgare, nel geloso diventa cupo e sospettoso, nel sensibile diventa timido e delicato». Nei primi anni Sessanta, David Maria Turoldo sta ideando una trilogia di film sul Friuli. Per mettere nero su bianco la sceneggiatura recluta un giovane che scrive a macchina velocemente. Si chiama Carlo Santunione: ha terminato il noviziato e ha fatto la professione solenne per diventare religioso. Il loro accordo di collaborazione deve rimanere segreto perché il Sant'Uffizio tiene Turoldo sotto osservazione.Come compenso, il giovane chiede di poter trascrivere di tanto in tanto commenti alla liturgia che il poeta friulano detta all'impronta con «quelle braccione che remavano nel vuoto della stanza» e «quel vocione che violentava il silenzio». Quelle parole che «vibravano di sublime teologia calata nella realtà della vita», rimaste inedite per oltre mezzo secolo, vengono ora riproposte in forma integrale.
"Sperare è più difficile che credere" era solito ripetere padre David Maria Turoldo a chi faticava sulla strada della ricerca religiosa. Poteva permettersi di dirlo, perché lui. sempre inquieto e insoddisfatto, "sempre a sognare i grandi sogni di umanità e giustizia", in realtà aveva una fede incrollabile: in Cristo e nell'uomo. È quanto emerge dalle brevi ma intense riflessioni raccolte in questo volume, che ci ripropongono, di Turoldo, la fiammeggiante capacità di attualizzare la parola di Dio, dare mordente al messaggio biblico, mettere in guardia contro ogni genere di rozza e subdola idolatria. Per padre David il Crocifisso non rappresenta solo il mistero di una salvezza eterna, non è soltanto l'immagine di un Dio rifiutato: è, prima di tutto, l'idea di uomo che il mondo non riesce ad accettare e che perciò emargina e uccide; e l'uomo non è soltanto colui che per orgoglio, per il costante desiderio di sopraffare, si perde nel "grumo nero della storia": è, prima di tutto, fattore di evoluzione, poiché a lui, e alla sua intelligenza, il mondo intero è affidato.
Sì, in molti avevamo lottato e sperato insieme. Sperato in che cosa: in simili risultati? No! Ed è inutile che mi attardi a dire le ragioni di questa profonda delusione. Lo sanno tutti gli anziani, i sopravvissuti, se appena ne hanno conservato un'illuminata memoria. Lo possono sapere anche i giovani, se appena ne vogliano prendere coscienza.
"Un chiostro è il mio cuore ove tu scendi a sera io e te soli a prolungare il colloquio". (David Maria Turoldo)