Nello slang giovanile la jungla indica qualcosa di complicato, confuso, intricato, disorientante. Un luogo spaventoso, ma anche affascinante ed esotico, che evoca le avventura di Salgari e Kipling e di eroi come Tarzan e Baloo. È pericolosa, ma anche rigogliosa, a volte oscura, ma pure lussureggiante.
Per molti studenti, l’università assomiglia proprio a una jungla: può spaventare, ma aiuta a crescere. A condizione che ci si metta con giudizio nei panni di Icaro. Prigioniero nel labirinto di Creta, egli fugge grazie alle ali che il padre Dedalo ha realizzato per lui con piume e cera, ma senza avvedersene si avvicina troppo al sole e precipita in mare.
Questo breve «prontuario spirituale ad uso di studenti pragmatici» si propone di suggerire alcune riflessioni sulla voglia di osare e di lasciarsi attrarre dall'altezza e dalla luce del sole, senza tuttavia dimenticare le opportune istruzioni per l’uso.
L'uomo contemporaneo ha perso la certezza di poter raggiungere, anche attraverso la tecnica, tutto ciò che desidera, ha compreso di non essere onnipotente, come si era illuso, e ha toccato con mano che il proprio limite può essere spostato, ma non cancellato. Ciò significa che il futuro non dipende solo da noi, ma è dono da riconoscere e perseguire. Per tutti, come per Prometeo che ruba il fuoco agli dèi per portarlo agli uomini, c'è una fiamma da conquistare e consegnare agli altri, una fiamma della profezia, della capacità di leggere questo tempo con lo sguardo di Dio, illuminato dalla sua Parola. In particolare, la profezia dello studio è la passione per una verità che apre la strada e incoraggia il cammino, genera creatività ed entusiasmo: il desiderio di spiccare il volo e non quello di rifugiarsi nel nido. Presentazione di mons. Gianni Ambrosio.