Il dialogo fra Arnoldo Mosca Mondadori - poeta e credente - e Salvatore Veca - agnostico -, poco prima della scomparsa di quest'ultimo, prende forma di testamento spirituale, in cui la visione filosofica del mondo incontra i pensieri più personali su temi che riguardano il senso della vita - la speranza, l'amore, la fede. Emerge un ritratto intimo e inedito di uno dei più importanti filosofi italiani, dove non si incontrano certezze assolute, ma domande sempre aperte capaci di scrutare e allo stesso tempo illuminare la realtà in cui viviamo. Una luce che molto ha a che fare con la pagina evangelica delle Beatitudini, letta laicamente come una mappa per orientare all'umano e far fiorire possibili isole di rispetto, generosità ed empatia nel mondo. Prefazione Arnoldo Mosca Mondadori.
“Il paradigma dell’incompletezza, in ogni caso, ci induce a riflettere sui limiti”
Salvatore Veca affida a questo libro gli esiti di una lunga ricerca filosofica che prende le mosse dal suo volume più importante, Dell’incertezza. Qui la questione centrale coincideva con l’esame delle differenti circostanze in cui si formulano le domande di teoria: nello spazio dell’impresa scientifica, dell’indagine etica e politica, nell’ambito delle questioni d’identità. Le lezioni sull’idea di incompletezza esplorano ora la natura delle risposte che noi diamo, in una varietà di circostanze, a quelle domande di teoria. Insieme, incertezza e incompletezza diventano dunque le due modalità fondamentali di un pensiero filosofico che coerentemente non si ritira di fronte ai limiti della conoscenza e neppure si erge a suo arbitro: l’incertezza della teoria non ci deve fare arretrare, e l’incompletezza delle risposte è specularmente l’opportunità, e forse il motore, che ci consente l’aggiustamento teorico. La convinzione che emerge da queste pagine, ricche di riferimenti alla storia delle idee, alla letteratura, all’arte, alla scienza e alla religione, è che l’incompletezza si addica perfettamente alla filosofia stessa. L’incompletezza ci induce a esplorare lo spazio delle possibilità e delle alternative. Uno spazio in cui i confini fra i saperi si fanno porosi, e la cui fisionomia è esposta incessantemente alla sorte del mutamento e della metamorfosi.
Tre temi fondamentali, affidati ad altrettanti studiosi del mondo moderno, per comprendere la vita di oggi e il suo futuro.
In breve
Dieci lezioni e tre addenda che ruotano attorno al problema principale della filosofia politica oggi: una teoria della giustizia senza frontiere che mira a saggiare lo spazio delle possibilità politiche ai tempi della globalizzazione. Una dichiarazione di fedeltà alla limpidezza del pensiero e alla volontà di combattere le oppressioni del mondo. Edizione ampliata.
Il libro
“Le dieci lezioni sull’idea di giustizia, i miei prolegomena a una teoria della giustizia senza frontiere, mirano a saggiare lo spazio delle possibilità politiche ai tempi della globalizzazione. I limitati poteri della filosofia non esimono dalla responsabilità intellettuale di rispondere al fatto della globalizzazione tracciando i primi lineamenti di una teoria della giustizia. Sappiamo quanto severi siano i vincoli dello spazio che il mondo ci concede e conosciamo bene, in questi tempi difficili, quanto sia stretto il tracciato percorribile fuori dell’ambito della dura necessità pratica, quell’ambito in cui non c’è più margine per biasimo o lode. Ma non possiamo accettare che il fatto dell’oppressione, della crudeltà e dell’ingiustizia della terra riducano e mettano cinicamente o desolatamente a tacere il senso vivo della possibilità. Per quanto difficile possa essere, dobbiamo mantenere la promessa della duplice fedeltà di Camus. Alla bellezza e agli oppressi.”
(dall’Introduzione)