Quest'anno la Costituzione compie 75 anni. Un compleanno importante, eppure la legge fondamentale della Repubblica italiana è una signora invecchiata con pochissime rughe: è ancora la legge delle leggi, quella su cui si basano il nostro essere cittadini e, anche se può sembrare strano, le nostre vite. Per mostrarci quanto la Costituzione sia ancora viva e riguardi tutti da vicino, anche le ragazze e i ragazzi, Walter Veltroni ci racconta i dodici principi fondamentali della Carta, che corrispondono agli articoli iniziali, attraverso le storie di dodici bambini. Alcuni sono personaggi di fantasia, altri sono esistiti per davvero, ma tutti, attraverso le loro vicende e riflessioni, ci mostrano il significato più profondo della Costituzione. Ogni storia illustra temi essenziali come dignità, diritti, accoglienza, pace, autonomia ed è seguita dalla spiegazione di Francesco Clementi, professore di Diritto pubblico italiano e comparato, che ci indica alcuni modi per tradurre i principi alla base della nostra Carta. Età di lettura: da 11 anni.
Sami Modiano aveva solo otto anni quando è stato espulso dalla scuola. Abitava a Rodi, all'epoca territorio italiano, ed era in terza elementare. Il maestro non gli spiega il perché, gli dice solo di tornare a casa dal padre. Da quel giorno Sami smette di essere un bambino e diventa un ebreo. Con il padre Jakob e la sorella Lucia affronta le difficoltà delle Leggi razziali fasciste, fino al rastrellamento dell'intera comunità ebraica avvenuto nel luglio del 1944. Sami e la sua famiglia vengono caricati su una nave e poi ad Atene su un treno. Un mese di viaggio in condizioni disumane, verso il campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau. Lì all'inizio riesce a vedere da lontano la sorella, ma quando lei scompare il padre decide di presentarsi all'ambulatorio, che nel campo equivale a una condanna a morte. "Tu ce la devi fare," dice Jakob salutando il figlio, e queste parole diventeranno la sua arma per resistere. Nel 2005 Sami ha trovato la forza di tornare ad Auschwitz, insieme a un gruppo di ragazzi e al sindaco di Roma Walter Veltroni, e da quel momento non ha mai smesso di incontrare gli studenti. "Sono stato l'unico della mia famiglia a sopravvivere e per anni mi sono chiesto: "Perché?". L'ho capito solo quando ho deciso di raccontare: sono sopravvissuto per testimoniare." "Mi metto a giocare a nascondino. Il gioco più pericoloso. I nazisti mi cercano, io sfuggo e con un balzo arrivo a un albero, batto la mano sul tronco, grido la frase magica, si aprono i cancelli e tutti possono tornare a casa. "Tana libera tutti!" Sarebbe meraviglioso. Ma qui siamo ad Auschwitz."