Giovanni ha ventiquattro anni e ha coronato il suo sogno, quello di lavorare nella redazione di un quotidiano. Intorno a sé, però, ha soltanto colleghi più anziani, ormai apatici, storditi da un mestiere sempre più in crisi. Tranne uno, Sergio Fabiani, caposervizio della cultura, che gli affida il compito di scrivere un pezzo su Donato Carretta, direttore del carcere di Regina Coeli, linciato in modo selvaggio dalla folla nel settembre 1944. Il giovane giornalista si immerge allora nella ricerca e nello scavo: sotto la guida paterna di Fabiani, Giovanni ci porta sui luoghi che furono teatro del fatto - il Palazzo di Giustizia, il Tevere, Regina Coeli -, ci mostra le testimonianze di chi quel massacro l'ha visto e documentato, e ce lo restituisce in un racconto vivido, crudo, reale. Chi era Carretta? Un fascista o un antifascista? Oppure uno della "zona grigia"? Con la precisione del reporter e l'abilità dello scrittore, Giovanni ricostruisce la storia di una condanna controversa, brutale, di certo ingiusta. Indagando le pulsioni e la rabbia che agitano la folla di quel settembre 1944 rivede, nella Roma liberata dal fascismo e dall'occupazione nazista, gli strepiti e i livori che si muovono, velenosi, nelle relazioni di oggi, nella comunicazione, sui social. Walter Veltroni torna con un romanzo intenso, capace di raccontare un passato ancora attuale, in cui possiamo leggere in controluce - e forse decifrare, un passo alla volta, insieme a Giovanni - il presente in cui viviamo.
Dobbiamo rassegnarci alla tirannia dell'io, a una celebrazione continua dell'egoismo e dell'apparenza che si traduce in una somma di solitudini e nell'accettazione passiva delle cose come stanno? In un'appassionata discussione guidata da Edoardo Camurri, Matteo Zuppi, presidente della CEI e arcivescovo di Bologna, e Walter Veltroni, politico, scrittore e regista, illustrano le molte ragioni per non arrendersi a un mondo che ci appare sempre più disumano, ma che può essere ancora riscattato dalla nostra azione consapevole. Non arrendiamoci alla paura, soprattutto alle paure indotte: guardiamo invece in faccia le paure reali, e studiamo strategie per liberarci delle loro cause. Non arrendiamoci all'indifferenza e al fatalismo: osserviamo i veri progressi compiuti nel corso di un paio di generazioni e confidiamo nel potere dell'utopia, del sogno, della profezia. Non arrendiamoci all'inevitabilità della guerra e dei confini: diventiamo artigiani di pace e di giustizia. Viviamo in un'epoca cruciale, in cui il mondo è sull'orlo della catastrofe ambientale, climatica, nucleare, e allo stesso tempo disponiamo di risorse tecnologiche e scientifiche inimmaginabili fino a pochi decenni fa. Abbiamo il dovere di batterci per orientare il futuro: verso il bene dell'umanità.
Dopo l'attentato subito da Veronica proprio nel giorno del loro matrimonio, il commissario Buonvino, straziato dal dolore, indaga insieme agli intrepidi e scombinati agenti del commissariato di Villa Borghese per capire se, colpendola, gli ignoti criminali hanno voluto mandare un segnale a lui o se nella vita di sua moglie si nasconde qualcosa che giustifichi una vendetta tanto efferata. Intanto, a piazza di Siena viene ritrovato il corpo di un uomo crivellato di proiettili, come se si fosse ritrovato davanti a un plotone d'esecuzione. Scavando nel passato della vittima, Buonvino risale fino a un tragico evento accaduto nel clima torbido e avvelenato dagli intrighi della Roma del 1944, in procinto di essere liberata dagli Alleati. Mentre la moglie, ancora in coma, lotta tra la vita e la morte, nel commissario nasce presto il sospetto che quelle due vicende possano essere legate da un filo invisibile.
Quest'anno la Costituzione compie 75 anni. Un compleanno importante, eppure la legge fondamentale della Repubblica italiana è una signora invecchiata con pochissime rughe: è ancora la legge delle leggi, quella su cui si basano il nostro essere cittadini e, anche se può sembrare strano, le nostre vite. Per mostrarci quanto la Costituzione sia ancora viva e riguardi tutti da vicino, anche le ragazze e i ragazzi, Walter Veltroni ci racconta i dodici principi fondamentali della Carta, che corrispondono agli articoli iniziali, attraverso le storie di dodici bambini. Alcuni sono personaggi di fantasia, altri sono esistiti per davvero, ma tutti, attraverso le loro vicende e riflessioni, ci mostrano il significato più profondo della Costituzione. Ogni storia illustra temi essenziali come dignità, diritti, accoglienza, pace, autonomia ed è seguita dalla spiegazione di Francesco Clementi, professore di Diritto pubblico italiano e comparato, che ci indica alcuni modi per tradurre i principi alla base della nostra Carta. Età di lettura: da 11 anni.
Siamo a Roma, nei giorni afosi del luglio 1943. In una casa di un quartiere popolare, Margherita, quattordici anni, diventa donna e si sente sola. Suo fratello Arnaldo, diciottenne ribelle, è ormai lontano. La madre Maria cerca il cibo per sfamare la famiglia. Il padre Ascenzo, usciere all'agenzia di stampa Stefani, accudisce con devozione personale e politica il fascistissimo presidente Morgagni. Padre e figlio sono nemici. Nemici che si vogliono bene. Ma nemici. Margherita è smarrita, la paura che tracima dal cuore. Intanto arrivano giorni decisivi per il destino dell'Italia: la convinzione che la città eterna, con i suoi simboli, sia intoccabile va in frantumi. È luglio, il sole riscalda le strade, ma all'improvviso il cielo si oscura. A San Lorenzo piovono bombe. Mentre il mondo di prima scompare, ogni membro della famiglia De Dominicis deve fare i conti con un presente che scaglia l'uno contro l'altro. In sei giorni Roma è bombardata dagli Alleati e Mussolini cade. La Storia corre veloce e mette tutti con le spalle al muro. È, in ogni casa italiana, il momento della scelta. Walter Veltroni racconta di generazioni diverse che, ieri come oggi, devono ricominciare a parlarsi. Perché solo quando i figli affrontano i padri, e i padri, almeno per un attimo, si ricordano di essere stati figli, è possibile lasciarsi il buio alle spalle, aprire porte e finestre al futuro.
Dopo la felice soluzione del caso del bambino scomparso, il commissario Buonvino si gode la quiete ritrovata del parco di Villa Borghese e le gioie dell'amore. Ma è una tregua di breve durata: un cadavere abbandonato nel rettilario del Bioparco, il giardino zoologico della capitale, rappresenta una brutta gatta da pelare per il nostro eroe, che si dà il caso sia erpetofobico e provi un terrore atavico per qualsiasi tipo di rettile. Come ci è finito il corpo di un uomo nudo dentro la teca dell'anaconda? E com'è finita nella pancia del gigantesco serpente la testa di quella persona? Sono solo alcuni degli interrogativi senza risposta tra i quali il commissario e i suoi impavidi quanto scombinati agenti si barcamenano nel tentativo di risolvere quello che appare un vero e proprio rompicapo. Quasi ci trovassimo nel più intricato dei gialli di Agatha Christie, Buonvino dovrà dar fondo a tutto il suo acume e alle sue capacità deduttive per sbrogliare i fili di una complessa indagine in cui gli indizi scarseggiano e i sospettati abbondano, smascherando infine il colpevole.
«Quell'automobile traforata di colpi, quei giornali sparsi sul sedile posteriore, quel corpo coperto da un lenzuolo, quel rivolo di sangue che attraversa l'asfalto di via Fani. Immagini, impresse nella nostra memoria, che scandiscono un passaggio d'epoca.» Quando e perché è finita la Prima Repubblica? Per rispondere a questa domanda Walter Veltroni ricostruisce un intero, travagliato, capitolo della nostra storia a partire dal rapimento e dall'uccisione di Aldo Moro, che mette fine al disegno politico più ambizioso del secondo dopoguerra, un'alleanza tra la Dc di Zaccagnini e il Pci di Berlinguer, e apre una crisi che forse non si è mai chiusa. Attraverso gli anni del terrorismo e della strategia della tensione, degli attentati e dei Servizi segreti, delle sfide elettorali e delle mancate riforme; da Andreotti a Craxi, da Leone a Cossiga, dal rischio di un colpo di Stato alla scoperta dell'organizzazione segreta Gladio, dalla P2 a Tangentopoli e oltre. L'autore riavvolge il filo della memoria nazionale attraverso eventi e ricordi vissuti da se stesso e dai protagonisti dell'epoca: intreccia così le testimonianze di Virginio Rognoni, Claudio Martelli, Emma Bonino, Beppe Pisanu, Claudio Signorile, Rino Formica, Aldo Tortorella, Achille Occhetto, Mario Segni, ma ritrova anche una rivelatrice intervista al brigatista Prospero Gallinari, carceriere dello statista democristiano assassinato. Un'inchiesta nel nostro passato che illustra fatti, personaggi, versioni inedite e interpretazioni politiche riportando alla luce l'eredità di un disegno infranto che ancora grava sull'Italia di oggi.
Una città cresce solo se lo fa insieme, senza separazioni tra centro e periferie: è la profonda convinzione di Walter Veltroni, che in questo libro racconta la "sua" Roma, quando subentrò come sindaco a Francesco Rutelli, la cui amministrazione aveva rilanciato le sorti della capitale. Tra momenti di gioia e di dolore, esperienze esaltanti ed episodi commoventi, il diario di un luogo che non c'è più, un resoconto dal vivo di una stagione in cui si parlava di "rinascimento" della città, che cresceva in Pil e occupazione tre volte più del resto del Paese. Per merito di idee inedite, mezzi nuovi e un senso di comunità che emerge da ogni riga, insieme all'amore dell'autore per Roma e la sua gente. Prefazioni di Renzo Piano, Gigi Proietti e Matteo Zuppi.
Sami Modiano aveva solo otto anni quando è stato espulso dalla scuola. Abitava a Rodi, all'epoca territorio italiano, ed era in terza elementare. Il maestro non gli spiega il perché, gli dice solo di tornare a casa dal padre. Da quel giorno Sami smette di essere un bambino e diventa un ebreo. Con il padre Jakob e la sorella Lucia affronta le difficoltà delle Leggi razziali fasciste, fino al rastrellamento dell'intera comunità ebraica avvenuto nel luglio del 1944. Sami e la sua famiglia vengono caricati su una nave e poi ad Atene su un treno. Un mese di viaggio in condizioni disumane, verso il campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau. Lì all'inizio riesce a vedere da lontano la sorella, ma quando lei scompare il padre decide di presentarsi all'ambulatorio, che nel campo equivale a una condanna a morte. "Tu ce la devi fare," dice Jakob salutando il figlio, e queste parole diventeranno la sua arma per resistere. Nel 2005 Sami ha trovato la forza di tornare ad Auschwitz, insieme a un gruppo di ragazzi e al sindaco di Roma Walter Veltroni, e da quel momento non ha mai smesso di incontrare gli studenti. "Sono stato l'unico della mia famiglia a sopravvivere e per anni mi sono chiesto: "Perché?". L'ho capito solo quando ho deciso di raccontare: sono sopravvissuto per testimoniare." "Mi metto a giocare a nascondino. Il gioco più pericoloso. I nazisti mi cercano, io sfuggo e con un balzo arrivo a un albero, batto la mano sul tronco, grido la frase magica, si aprono i cancelli e tutti possono tornare a casa. "Tana libera tutti!" Sarebbe meraviglioso. Ma qui siamo ad Auschwitz."
L'odio è la malattia sociale del nostro tempo, stravolge coscienze e rapporti umani, si impadronisce delle nostre parole, è il grande incubatore della violenza. Il nuovo libro di Walter Veltroni è un viaggio nell'universo dell'odio che parte da un passato a cui dobbiamo impedire di ritornare (il ventennio fascista, gli anni di piombo) per approdare a un difficile presente segnato da una decrescita tutt'altro che felice, dalla mancanza di prospettive per i giovani in un Paese di vecchi, dalla paura di un futuro in cui a lavorare saranno le macchine e ad accumulare profitti i giganti tecnologico-finanziari. È questo il terreno di coltura di un odio alimentato e amplificato dai social, in cui le parole diventano pietre per colpire, non solo metaforicamente, chi è diverso per etnia, per religione, per inclinazioni sessuali, per opinioni politiche, chi è debole, chi appare come una minaccia o come un capro espiatorio. L'odio sembra una valvola di sfogo, ma in verità ci rende schiavi, ci impedisce di comprendere la realtà, ci fa sentire più soli e infelici. E fa vacillare la democrazia. A chi semina odio e paura bisogna rispondere con il linguaggio della ragione e della speranza. "Se noi che odiamo l'odio troveremo le parole giuste, allora la libertà avrà un futuro. E nel futuro ci sarà libertà."