Il popolo a cui Dio, in Ezechiele, si rivolge non vede, non crede, non si converte, appare come paralizzato sotto i colpi della storia e dell'assenza di Dio. Primo tra i profeti ad operare fuori dalla Terra promessa, dopo che il popolo vi si era insediato, Ezechiele - anch'egli emigrante - svolse tra gli esiliati una missione simile a quella di Geremia tra coloro che erano rimasti nella terra. La parola di entrambi si formula in oracoli di giudizio, condanna e sinistri avvertimenti di morte. Dopo la caduta della città il messaggio di Ezechiele cambia però radicalmente. Il suo compito è quello di infondere speranza ai deportati, annunciando che il Signore si prepara alla ricostruzione.
La figura e la vocazione di Geremia, profeta di famiglia sacerdotale, emergono nitide dai racconti biografici in terza persona contenuti nel suo libro. Il suo dramma non è unicamente riconducibile agli eventi della storia del suo popolo, ma alla sua stessa storia personale, al suo carattere delicato e alla sua vocazione severa, al suo essere chiamato a predire sventure e a essere, lui amante della pace, perennemente in lotta contro tutti. Sofferente fino al punto di maledire il giorno della propria nascita, giunge, purificato, a una singolare esperienza del divino.