In questo breve e affollato romanzo, l'inquietudine metafisica dinanzi all'inspiegabile presenza del male nel mondo si risolve in una farsa grottesca e crudele che Voltaire ha saputo, nello stesso tempo, trasformare in una parabola universale sulla miseria e sulla grandezza dell'uomo. Egli non fornisce risposte che pretendono di essere risolutive: la girandola di avventure, sciagure, improvvise fortune e delusioni nella quale sono coinvolti i personaggi di Candido sembra dimostrare, anzi, che ogni tentativo di rispondere è vano. Quella che, però, non è vana è la forza dell'intelligenza, dell'arguzia e dell'ironia e, se questa non basta per trovare una soluzione, costituisce incontestabilmente la sola risorsa concessa agli uomini per far fronte alla realtà.
In questo breve, leggero e divertente romanzo filosofico pubblicato nel 1759 si alternano in maniera ironica tragedia e commedia. Candido è un giovane ingenuo che viene cacciato dalla corte in cui è cresciuto e va ad esplorare il mondo affrontando terribili disavventure prima di poter vivere in pace. Attraverso di lui Voltaire porta "uno sguardo rapido su tutti i secoli, tutti i paesi, e di conseguenza, su tutte le sciocchezze di questo piccolo globo". Con la sua scrittura pervasa di sarcasmo, egli rappresenta il peggio del mondo per dimostrare quanto sia vano l'ottimismo leibniziano - per cui "l'universo è il migliore dei mondi possibili" - e affermare che l'uomo riesce a sopravvivere alle difficoltà della vita grazie al sapere pratico e all'impegno concreto.
Lettere filosofiche (o Lettere sugli Inglesi) sono il frutto della permanenza di Voltaire in Inghilterra. Furono pubblicate anonime a Londra nel 1733 e in Francia nel 1734. Si tratta di un libro polemico e per molti versi di propaganda ideologica, che intende mostrare i benefici effetti della libertà religiosa, politica, filosofica, scientifica e letteraria; nel contempo, contiene anche una satira della società francese a lui contemporanea, con la sua intolleranza, il suo dispotismo e i tanti privilegi e pregiudizi che la funestano. Questo libro singolare fu ben presto messo all'indice, ottenendo nondimeno un cospicuo successo di pubblico e una risonanza internazionale, anche in virtù delle straordinarie qualità della prosa voltairiana, sempre chiara, avvincente e spumeggiante.
"Il trattato sulla tolleranza" (1763), che prese spunto dalla vicenda di un commerciante ugonotto di Tolosa condannato a morte ingiustamente per l'omicidio del figlio, è un vero e proprio "manifesto" per la libertà e il valore universale della tolleranza religiosa. È un'opera che apre il cosiddetto periodo dei Lumi e costituisce una delle basi ideologiche della Rivoluzione francese. Prefazione di Salvatore Veca.
Scritto a ridosso di eventi tragici che sconvolsero l'Europa, "Candido" è una ironica meditazione sul destino umano, sul senso della storia e sulla ricerca della felicità, diventato fin dal suo primo apparire, nel 1759, uno di quei libri - come il "Don Chisciotte" o i "Saggi di Montaigne"- su cui si è formata la coscienza moderna. Sintesi di un'acutissima intelligenza critica e di una consumata maestria stilistica, "Candido" riesce a mantenersi in miracoloso equilibrio tra l'avventura e la parabola, tra il mito e il pamphlet, tra il ritmo frenetico della comica e l'elegante grazia rococò, tra la risata liberatoria e l'amaro sarcasmo della disperazione.
Il primo volume della traduzione integrale dei romanzi e racconti di Voltaire, in cinque tomi, curata dallo storico della filosofia francese Lorenzo Bianchi. Particolare attenzione viene data alla particolarità del linguaggio filosofico di Voltaire, ammantato da uno stile letterario degno di un grandissimo scrittore. Il filosofo Paolo Flores D'Arcais sottolinea, nella sua prefazione, l'attualità del pensiero di Voltaire e ribadisce la necessità che le idee dell'illuminista francese tornino a circolare nel dibattito sull'etica moderna.
Attraverso la parabola del povero Candido, un inguaribile ottimista, il narratore continua a "portare uno sguardo rapido su tutti i secoli, tutti i paesi, e di conseguenza, su tutte le sciocchezze di questo piccolo globo". Pubblicato a Ginevra nel 1759, e immediatamente ristampato a Parigi, Londra, Amsterdam e altre città d'Europa, Candido consente a Voltaire di perfezionare il nuovo genere letterario da lui creato, il conte philosophique. Le convulse e mirabolanti disavventure del protagonista offrono all'autore l'opportunità di dimostrare la vanità dell'ottimismo razionalista leibniziano, che vedeva realizzato nell'universo il migliore dei mondi possibili, nonché di sviluppare una straordinaria lezione di sopravvivenza alle catastrofi della natura e della storia. Un romanzo di eterna attualità, introdotto e annotato da Gianni lotti, con un'ampia Cronologia.
"La principessa di Babilonia" (1978) è un racconto orientale sospeso tra fantasia e realismo, popolato da animali parlanti e influenzato dalle "Mille e una notte" e dall'"Orlando furioso". Ma è anche un itinerario filosofico che ritrova nelle peregrinazioni dei suoi protagonisti un'Europa divisa tra oscurantismo e ragione, tra speranza di progresso e rigurciti di fanatismo. "Le lettere di Amabed" (1769) è invece un romanzo epistolare che ha i suoi modelli nella letteratura inglese (Richardson) e nelle "Lettere persiane" di Montesquieu. In questa sorta di romanzo storico la critica antireligiosa e la descrizione dell'India e dell'Italia del XVI secolo si trasforma in una durissima requisitoria contro l'inquisizione e l'intolleranza religiosa.
I romanzi di Voltaire sono accomunati da un filo conduttore: quello di un processo di formazione del protagonista che si compie attraverso molteplici esperienze, prima fra tutte quella della diversità. Tutti gli eroi di Voltaire sono grandi viaggiatori, per necessità o per curiosità, e tutti sono disponibili all'osservazione etnologica e alle discussioni filosofiche, politiche o metafisiche. Quest'esperienza suscita la riflessione: ciò che di cui all'inizio si era sicuri non appare più certo, cadono alcune preclusioni, gli orizzonti si allargano, il giudizio si fa più duttile e complesso, si afferma l'idea della relatività di ogni norma e giudizio e lo scetticismo, morale e metafisico, sostituisce il dogmatismo iniziale.