Tradizionalmente considerata un'opera cruciale per il passaggio dal Wittgenstein del Tractatus logico-philosophicus a quello delle Ricerche filosofiche, il Libro blu raccoglie una serie di osservazioni filosofiche sulla natura del linguaggio, a partire da concetti cardine come significato e intenzione, e sul rapporto tra filosofia e scienza. È un esempio tipico della concezione wittgensteiniana della filosofia, intesa essenzialmente come un metodo per liberare l'uomo dai "crampi mentali" e dissolvere la nebbia che avvolge l'uso comune del linguaggio.
Negli ultimi anni della sua vita Wittgenstein ha indagato a lungo e con grande intensità i cosiddetti "concetti psicologici" - dal concetto di dolore a quello di pensare -, cercando di chiarirne l'uso. Al risultato di queste indagini ha dedicato alcuni corsi a Cambridge, frequentati da studenti destinati, in alcuni casi, a diventare a loro volta filosofi. Di uno di questi, Peter T. Geach, sono gli appunti qui tradotti per la prima volta in Italia. Si tratta di appunti che ci permettono di vedere Wittgenstein all'opera e che testimoniano come per lui fare lezione equivalesse letteralmente a pensare, con le incertezze e le esitazioni, ma anche con le sorprese e le scoperte che il pensare comporta. Muovendosi tra le parole di Wittgenstein e le domande e reazioni dei suoi studenti, il lettore è introdotto nel laboratorio di un grande filosofo ed è aiutato a confrontarsi con molte questioni e interrogativi - dal problema delle altre menti alla questione del rapporto tra vedere, pensare e interpretare - che sono ancora oggi al centro del dibattito filosofico e scientifico.
Il testo è il resoconto delle conversazioni filosofiche, ma non esclusivamente filosofiche, che Oets K. Bouwsma ebbe con Ludwig Wittgenstein negli ultimi anni della vita dell'autore del Tractatus Iogico-phiosophicus. Bouwsma riesce a trasmettere in pochi tratti un certo stupore fanciullesco che sembra riconoscere in Wittgenstein e l'ironia che quello stupore accompagna e orienta, e sceglie consapevolmente di diventare, per così dire, occasione e sfondo dei movimenti di pensiero del filosofo austriaco. La testimonianza di un modo di fare filosofia che accetta l'attrito della realtà, ma che sa ancora stupirsi di ciò che, nei sensi molteplici del termine, chiamiamo la nostra "realtà".