L'oligarchia è il governo dei pochi, è un sistema che concentra il potere a danno dei molti, in contrasto con l'idea democratica del potere diffuso tra tutti. Oggi viviamo in un tempo in cui la democrazia, come principio, come idea, come forza legittimante, è fuori discussione. Nei nostri regimi democratici perciò, quando l'oligarchia si instaura, lo fa mascherandosi, senza mai presentarsi apertamente, come un'entità usurpatrice. Non si manifesta ma esiste, e si fonda sul denaro, sul potere e sul loro collegamento reciproco: nel sistema finanziario globale il danaro alimenta il potere e il potere alimenta il danaro. Quella finanziaria è una forma oligarchica diversa da quella tradizionale. Sa trasformarsi in pressione politica svuotando di senso la democrazia. La domanda che oggi si pone drammaticamente è perché il sistema debba ruotare intorno al benessere di un potere essenzialmente fondato sulla speculazione e la contemplazione della ricchezza e come fare per tornare a essere, da sudditi, cittadini.
Tutte le volte che si oscura la 'giustizia' o la si corrompe come ideologia al servizio del potere, si è in pericolo. Tuttavia la giustizia assoluta, con l'iniziale maiuscola, è un'utopia irraggiungibile per il genere umano. Chi crede di possedere la verità, come i giusnaturalisti di ogni specie, o chi crede in una legge eterna dello sviluppo umano, è particolarmente esposto al rischio del fanatismo e del dogmatismo. Chi oggi rivendica la rappresentanza di una presunta 'legge naturale', e sulla base di tale rivendicazione pretende di controllare, dall'alto di una cattedra 'pontificale', il gioco democratico, prepara solo nuovi conflitti estremi e odiose prevaricazioni. Si tratta di prendere atto del fatto che nelle società pluraliste convivono numerose concezioni della vita 'giusta', continuamente in confronto le une con le altre. Questa è la loro ricchezza. Come dimostrano i problemi posti dalla bioetica e dal multiculturalismo, che richiedono l'elaborazione di un diritto delle diversità e una cultura costituzionale aperta, fatta di rispetto, interazione, sensibilità, il diritto deve farsi mite per essere strumento di convivenza delle diversità, unica alternativa alla logica dello scontro di civiltà. Dalla giustizia assoluta alla 'mitezza' del diritto, dal valore della Costituzione al potere come mero comando, dalla cultura delle regole a quella della verità imposta, le risposte di un giurista, all'insegna della virtù del dubbio.
È opinione diffusa e condivisa che l'Unione Europea si trovi in un momento costituente e che tale fase abbia avuto inizio con la stesura e la successiva proclamazione della Carta dei diritti fondamentali. Il volume presenta le diverse ipotesi del costituzionalismo europeo e la riflessione sui contenuti di quel documento che più ne dovrebbe sintetizzare la portata politico-simbolica. Il libro è diviso in tre parti: quale Costituzione per l'Europa?; i contenuti della Carta dei diritti; il rapporto della Carta dei diritti e del costituzionalismo europeo con le tradizioni di tutela dei diritti fondamentali degli Stati membri.