La Chiesa di oggi sembra in cerca di un varco per il futuro. Mossa dal potente impulso riformatore di papa Francesco, diventa sempre più consapevole della necessità di un cambiamento al proprio interno per essere all'altezza di quanto richiestole dal vangelo di Gesù. Ma quali priorità deve assumere? Quali nodi deve sciogliere? Che forma dare all'istituzione ecclesiastica perché non finisca con l'oscurare il volto del Dio di Gesù, ma riprenda quell'arte di tenere accesa la luce della fiamma evangelica che sa attirare moltitudini? Sono le domande a cui la riflessione di Giuliano Zanchi offre una risposta lucida e persuasiva. Molto va ripensato delle figure che popolano la Chiesa: quella del laico, ancora in posizione subordinata rispetto al clero; quella della donna, marginale nei processi decisionali; quella del prete stesso, il cui profilo è diventato precario e incerto. Ma perché il vangelo possa parlare alla storia è necessaria anzitutto l'esistenza di una comunità. La testimonianza credente può darsi nel mondo solo grazie a una comunità di uomini e di donne che danno alla loro vita la forma del vangelo, solo attraverso il loro laborioso esercizio di quotidiana fraternità che si fa largo nei gesti di costruzione della città, della storia, della convivenza umana. Questa è la posta in gioco della presenza dei cristiani nel mondo. A questo essi servono.
Come ha efficacemente sintetizzato papa Francesco, non ci troviamo in un'epoca di cambiamento, ma in un cambiamento d'epoca. Un intero scenario di paradigmi e valori, nel quale la cultura cristiana ha potuto radicare le proprie forme pastorali, sembra di colpo svanito. Lo stato d'animo di molti credenti è esposto ai rischi dello smarrimento, dell'accidia o dell'attaccamento risentito al passato. Ma i cristiani, almeno in Occidente, sono come rimessi in viaggio sulle strade di una storia nella quale testimoniare, senza acrimonia e senza pigrizia, il Dio di Gesù in compagnia di questa umanità irrequieta. Anche oggi, come in ogni tempo, il cristianesimo è possibile. Il complesso panorama di questo passaggio storico esige però lucida consapevolezza e acuto discernimento, condizioni per essere all'altezza del compito pastorale che lo Spirito chiede alle Chiese. Le linee maestre e le prospettive spirituali tracciate dal Concilio si stanno rivelando ancor più preziose, e attendono di essere compiutamente acquisite nella mentalità comune dei credenti. Le concrete pratiche della cura pastorale hanno bisogno di essere creativamente riprese e ripensate attorno ad alcuni nuclei essenziali: la liturgia, la parola, la carità, la trasmissione, la responsabilità. In ognuno di questi ambiti si può immaginare come, passo dopo passo, senza fughe in avanti e senza volgersi indietro, si può stare accanto agli uomini di oggi perché siano toccati dal mistero della grazia di Gesù.