I setti 'libri sapienziali' della Bibbia (Giobbe, Salmi, Proverbi, Qoelet, Cantico dei Cantici, Sapienza, Siracide) sono testi di un'attualità intramontabile. Esprimendo un atteggiamento nuovo, che esorta a non fermarsi alla rigidità della Legge ma a mantenere la Rivelazione vicina alla vita, toccano tutte le sfumature dell'esperienza umana, e mostrano una speciale capacità di aprire spazi d'incontro con le questioni vitali dell'umanità di oggi. In questo suo nuovo libro, Giuliano Zanchi ripercorre le storie, le emozioni, i sentimenti delle donne e degli uomini protagonisti dei libri sapienziali, come in una 'catechesi' leggera nell'esposizione ma acuta nei riferimenti, prendendosi anche la libertà di confronti tra il testo biblico e le più diverse espressioni letterarie del nostro tempo. Tocchiamo così con mano affinità e sintonie in canzoni come Todo cambia, resa indimenticabile da Mercedes Sousa, così vicina al fatalismo di Qoelet, o L'ombra della luce di Franco Battiato, che richiama le gioie dell'incontro amoroso espresse nel Cantico. E ancora, in poeti come Wislawa Szymborska, che si riconosce nelle parole di Qoelet; in scrittori come Joseph Roth o Lev Tolstoj, che danno vita a un moderno Giobbe; in filosofi come Emil Cioran, che sottoscrive il tratto cinico incastonato nel cuore di questi libri straordinari. E alla fine impariamo la bellezza della Sapienza, che è positiva e critica, non fa sconti alla crudezza della 'vita sotto il cielo', ma segnala a ciascuno, qualche secolo prima di Cristo così come oggi, che proprio nelle contraddizioni della quotidianità si lascia incontrare una prossimità originaria che illumina e orienta il cammino degli umani nel mondo.
I cristiani di oggi sono chiamati a compiere un «discernimento», un esercizio a cui si affida il nostro bisogno di capire quale forma dare al cristianesimo in un'epoca che con grande evidenza appare attraversata da profonde trasformazioni. Questo richiede di mettere a fuoco i criteri utilizzati, che sono sempre quelli che la Scrittura sa fornirci, in particolare uno sguardo profetico e uno sguardo sapienziale. Altri prima di noi hanno cercato, in questo modo, di capire il mondo. Quando tutto cambia ci sono sempre due cose da fare: mettere a fuoco ciò che fa la differenza (profezia) e renderlo vivo nelle forme del presente (sapienza). Senza lasciarsi impressionare da orizzonti indecifrabili, e scambiare per una fine quello che invece può essere solo un inizio.
La fede, perché? Perché diciamo "io credo"? Veniamo al mondo e abitiamo in una "casa" alla ricerca di un senso, custodi di una promessa. Alla fonte della nostra fede vi è un'originaria fiducia richiesta dalla vita che sfocia nell'affidamento, nella fede, in Gesù. Brevi meditazioni, quasi confessioni, che portano a immergerci in quelli che sono elementi originari della dimensione spirituale. Possibili direzioni per continuare a riprendere il cammino di ricerca e scoperta del senso profondo nascosto in ogni esistenza, promessa irrevocabile a ogni uomo e a ogni donna.
"Una riflessione profonda, originale, poliedrica sulla pandemia ancora in corso: perché non siamo riusciti a capire ciò che stava accadendo?"
È molto difficile per ora capire veramente cosa significa per noi una pandemia che ancora ci tiene prigionieri. Ci vorrà ancora molto tempo. Per adesso si può solo raccontare. Quando questo libro sarà nelle mani di qualche gentile lettore, sapremo se e con chi avremo celebrato il natale, festeggiato il capodanno, condiviso gli eventi. Tutte queste parole, che ora metto in fila una dietro l’altra, avranno una luce diversa da quella che le ha viste nascere. Vi arriveranno già coperte di molta polvere. Io stesso incontrerò l’altro me stesso che è stato qui, in questo tempo indecifrabile, a scrivere sulla sabbia di cose che mutano in continuazione. Per quanto evanescenti, queste parole avranno provato lo stesso a tracciare un ricordo, parziale e soggettivo, della strada compiuta per arrivare a quel prossimo presente. Le avrò con imbarazzo messe alla prova di un trascorrere del tempo che come sempre ci avrà di nuovo sorpreso.
Autore
Giuliano ZANCHI (1967), prete di Bergamo dal 1993, è direttore scientifico della Fondazione Adriano Bernareggi di Bergamo. Licenziato in teologia fondamentale presso la Facoltà teologica dell’Italia settentrionale, si occupa di temi ai confini tra estetica e teologia. Tra le sue recenti pubblicazioni ricordiamo: Rimessi in Viaggio. Immagini da una chiesa che verrà (2018); I giorni del nemico (2020); Un amore inquieto. Potere delle immagini e storia cristiana (2020); La bellezza complice. Cosmesi come forma del mondo (2020). È membro di redazione della «Rivista del clero italiano» e della rivista «Arte Crisitiana».
Arte, cucina, moda, design, spettacolo, fiction, arredamento, grafica, comunicazione, insomma tutto quanto coinvolge la nostra vita viene confezionato con attenzioni estetiche persino ossessive. La seduzione è diventata un comandamento sociale. La bellezza ha riempito il mondo e plasmato i nostri occhi. Ma che sia anche in grado di salvarlo è tutto da vedere. Sembra piuttosto che, negli automatismi che regolano il nostro inconscio culturale, essa svolga una sorta di funzione riparatrice. Dove non sembra più possibile, per conclamata mancanza di esistenza, affidarsi a qualcosa di vero e reale, restano le strategie della simulazione estetica, dove tutto quello che conta - Dio, il senso, l'identità e i legami - diventa oggetto di una costruzione artificiale. La bellezza ha così preso il posto lasciato vuoto dalla verità. Una strabiliante industria dello spettacolo ci intrattiene con quelle mitologie, favole e narrazioni che secoli di paziente decostruzione hanno dichiarato defunte. La cultura artistica si è tramutata in una spiritualità laica e le religioni sopravvivono come offerta estetica. La congiunzione tra mercato e tecnica fornisce con prodigiosa efficienza quegli strumenti magici, soprattutto digitali, che sono indispensabili agli individui di questo tempo per modellare identità dove regnano incertezze. La cosmesi è così diventata la forma del nostro mondo. Ma si tratta solo di apparenza?
In un mondo ormai “uniforme”, in cui si fa sempre più ampio lo spazio dei non luoghi, diventa fondamentale riflettere sulla forma che la chiesa viene assumendo, come assemblea di credenti, ma anche come edificio, spazio per la celebrazione liturgica. L’autore rilegge gli elementi essenziali di una chiesa – altare, ambone, battistero, cattedra – alla luce della loro evoluzione storica e della riforma liturgica del Vaticano II. L’itinerario si conclude sulle “soglie”, ossia i luoghi di ingresso che svolgono una funzione di cerniera tra spazio esterno del mondo e spazio interno della liturgia, frontiera che delimita i due spazi e che nel contempo li invita al dialogo perché, “come sempre succede nella storia, è il senso che l’uomo assegna ai suoi gesti a generare i segni e i luoghi nei quali essi vogliono prendere corpo”.
Giuliano Zanchi è presbitero della diocesi di Bergamo. Su queste tematiche ha pubblicato anche Lo Spirito e le cose (Milano 2003).