Giovanni Paolo I osservò: «Il vero dramma della Chiesa che ama definirsi moderna è il tentativo di correggere lo stupore dell’evento di Cristo con delle regole».
Con la «riforma missionaria della pastorale» Francesco chiede al ministro di sottrarsi alla mens “applicativa-casistica” che viviseziona, nell’esistenza, un “dato particolare” dalla “verità universale” implicata nell’agire del soggetto.
Nel discernere «caso per caso» l’atto della per-sona autocosciente dovrà interpretarsi in quanto rivela l’umano dell’uomo nel suo significato universale. Così da mostrarsi, il vero, quale evento che giunge ad evidenziarsi all’au-tocoscienza del ministro.
Presentazione di Matteo Maria Zuppi
Prefazione di Rocco Buttiglione
La norma giuridica trova la sua ragione non in sé, ma in altro che precede il diritto stesso e al cui interno quel diritto si spiega: "Normatività e norma canonica non trovano in esse stesse il loro preciso senso e scopo. Vanno riportate, come ragione ultima, fondata al permanere reale e non appena simbolico del Mistero, ovvero a Cristo, il Presente in una concreta forma storica". Il fatto che la Chiesa esiste come relazione, come comunione, porta dunque inevitabilmente con sé la sua specifica "giuridicità". L'autore considera poi l'esistenza del fenomeno giuridico nei suoi prerequisiti costitutivi: la ragione e la libertà, il cui esercizio non risulta in alcun modo ridotto dall'appartenenza dell'io-persona al contesto comunionale della realtà ecclesiale.